Enrico Petrillo racconta la storia vissuta con sua moglie Chiara Corbella, morta di tumore quattro anni fa per portare avanti la gravidanza del suo figlio terzogenito, dopo che i primi due erano morti subito dopo la nascita. «Tante volte Dio ci fa doni che non capiamo, vanno accolti perché Dio è buono, ma lo capisci solo se hai una relazione con Lui».
di Benedetta Frigerio (28-02-2016)
Sposarsi sette anni dopo un fidanzamento travagliato, perdere un figlio appena nato, poi anche il secondo e morire felici un anno dopo aver dato alla luce il terzogenito. Com’è possibile? A spiegarlo sabato scorso a Bologna di fronte a una platea di oltre mille e duecento giovani è stato Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella Petrillo, salita al cielo il 13 giugno del 2012 e la cui vicenda fece immediatamente il giro del mondo, mentre al funerale il cardinal Vallini, la definì una nuova Gianna Beretta Molla.
Ma chi è Chiara? E come ha fatto a vivere e morire felice? «Chiara era una poveretta come voi e come me, ma fatta a immagine e somiglianza di Dio» e quindi «viveva per dire sì, per diventare figlia di Dio». Non che sia facile, ammette Enrico ma «vedervi così numerosi mi fa pensare che era veramente necessario che Chiara andasse dal Signore. Non è facile delle volte per me dire di sì a Gesù. Non è facile ricominciare sempre a raccontare la storia di Chiara e rivedere il video del funerale di tua moglie», ma si può dire «non sentimentalmente “è bello essere qui” se sei in relazione con il Signore». Questa è la tensione con cui ha vissuto Chiara e questo è il segreto: «Vivere una vita da figli di Dio».
Chiara ed Enrico si conoscono in pellegrinaggio a Medjugorie nel 2001. «Dopo pochi mesi ci siamo fidanzati, ma ci siamo lasciati e ripresi tante volte. Penso che un fidanzamento sano sia travagliato!». I due si fanno seguire singolarmente da Fra’ Vito, francescano di Assisi, perché «nella vita è importante avere qualcuno che ci vede meglio di te, che ha più fede di te: abbiamo fatto i corsi fidanzati, il corso vocazionale e la marcia francescana. E alla fine mi ero accorto che stando insieme a Chiara io mi avvicinavo al Signore. Questo mi ha fatto capire che era bene giocarmi tutta la mia vita con lei e le chiesi di sposarmi».
Il matrimonio viene celebrato il 21 settembre 2008 e, di ritorno dal viaggio di nozze, Chiara è incinta della prima figlia: Maria Grazia Letizia. Durante l’ecografia morfologica Enrico è in ospedale e Chiara scopre da sola che la piccola è affetta da anencefalia. Passa una notte durissima chiedendo al Signore perché debba averlo scoperto senza il marito: «Quella notte l’unica cosa che la consolò fu un quadro della Vergine Maria di fronte a cui capì: “Anche tu Madre avevi un figlio che non era per te e anche tu Madre non sapevi come dirlo a tuo marito”. Quando tornai a casa mi diede la notizia, abbiamo pianto e portato questa croce insieme», sapendo però che «il Signore ci chiedeva di accompagnare nostra figlia fino alle porte del Paradiso».
La bimba nasce il 10 giugno del 2009, viene battezzata da Fra’ Vito e dopo mezz’ora «si addormentò tra le nostre braccia andando al Padre». Fu doloroso «ma un giorno che ricordavamo come colmo di bellezza», anzi «facevamo fatica a vedere dove era la disgrazia in tutta questa vicenda. Perché nascere, andare nelle braccia dei tuoi genitori e poi in quelle del Padre è la cosa più bella». Tramite Maria Grazia Letizia il Signore comincia a mostrare ai coniugi una visione differente della morte: «Abbiamo vissuto il primo funerale come un anticipo dell’eternità… Chiara poi mi mostrò che si può morire felici. Allora se si può morire felici vale la pena fare la fatica di cercare il Signore, di cercare di incontrarLo». Avendo fatto un’esperienza drammatica ma «bella, non avevamo obiezioni a concepire un nuovo bimbo».
Chiara rimane subito incinta di Davide Giovanni. All’inizio i medici comunicano agli sposi che il bambino nascerà disabile: «Sicuramente sarebbe stata una vita molto faticosa, per lui e per noi, ma eravamo pronti ad accoglierlo felicemente». Le ecografie successive, però, rivelano che anche lui probabilmente morirà a causa di una sindrome ancora più rara di quella della sorella. «Tutti dopo Maria Grazia Letizia ci dicevano: “Siete belli, giovani, più avanti avrete dei figli meravigliosi, però adesso aspettate, prendetevi del tempo per voi!”. Per loro l’esperienza di Maria Grazia Letizia era un’esperienza da dimenticare e noi ci rimanevamo male a sentirli. Per tutti Davide doveva essere il figlio della consolazione, ma per fortuna non lo è stato! Non ci ha fatto dimenticare che l’unico consolatore della vita è il Signore».
Enrico confessa alla platea che sebbene «tante volte Dio ci fa doni che non capiamo, vanno accolti perché Dio è buono, ma lo capisci solo se hai una relazione con Lui… noi sapevamo che Dio le cose le fa bene e soprattutto per il nostro bene e quindi ci siamo fidati e abbiamo accompagnato anche Davide alle porte del Paradiso». Il bambino nasce il 24 giugno del 2010 e, come la sorella, viene battezzato da Fra Vito’ e vive solo mezz’ora. Chiara scrive così: “Chi è Davide? Un piccolo che ha ricevuto da Dio il dono grande dei tanti Golia che ci sono dentro di noi. Ha abbattuto il nostro diritto a desiderare un figlio che fosse solo per noi, perché lui era solo di Dio. Ha abbattuto la fiducia nella statistica di chi diceva che avevamo la stessa probabilità di qualsiasi altra coppia di avere un figlio sano. Ha dimostrato che Dio i miracoli li fa ma non secondo le logiche che noi abbiamo in testa. Davide così piccolo si è scagliato con forza contro i nostri idoli. Io ringrazio Dio di essere stata sconfitta dal piccolo Davide. Il Golia dentro di me ora è finalmente morto grazie a Davide. Nessuno è riuscito a convincermi che quello che ci è capitato fosse una sventura».
Eppure ci sono cattolici che colpevolizzano Chiara, convinti che si tratti di una punizione divina. Invece anche il secondo funerale «fu un altro momento di eternità. Tanto che io e Chiara ci siamo guardati e ci siamo detti: “C’è un motivo valido per non avere un altro figlio?”. E con paura abbiamo risposto di no». Quando Chiara resta incinta di Francesco ha una piccola lesione sulla lingua: «Sembra un’afta ma al quinto mese scoprimmo che era un tumore». Non ci sono dubbi sul portare avanti la gravidanza o meno: «Non ci siamo mai chiesti: “E adesso che facciamo?” Era sempre un dire sì all’unica strada che avevamo davanti».
Francesco è il bimbo sano che tanto aspettano ma il carcinoma alla lingua cresce, sebbene Chiara non avesse mai bevuto né fumato. Per questo «se penso alla mia storia, penso che sia fatta per confondere i sapienti». Ma quando i medici propongono a Chiara di indurre il parto per anticipare le cure «io ero d’accordo perché volevo salvare capre e cavoli. Non volevo rimanere vedovo: volevo mia moglie e che mio figlio avesse sua mamma». Ma Chiara spiazza il marito e gli domanda: «”Ma tu da che parte stai?”. Era come una leonessa che difende il suo cucciolo. Io non capivo ma aveva ragione lei: non voleva per nessuna ragione che Francesco corresse altri rischi. Allora lì ho capito che Chiara stava vivendo una cosa molto più grande di quella che stavo vivendo io».
La storia forse sarebbe andata diversamente se Chiara si fosse operata due settimane prima, «ma il Signore è il Re della storia e doveva succedere così». Francesco nasce il 30 maggio 2011. Chiara viene subito operata, poi comincia la chemioterapia e la lotta contro il cancro: «Non esaltava il dolore e voleva vivere». Soprattutto desidera rimanere a fianco del marito e chiede il miracolo della guarigione fino alla fine. Gli ultimi mesi della sua vita Chiara li passa con Enrico in una casa in campagna. «Pensare al futuro ci spaventava molto. Chiara non voleva sapere quanto gli rimanesse da vivere per non rovinarsi il presente che Dio continuava a donargli. Per prepararci all’incontro definitivo abbiamo chiesto che Fra’ Vito venisse a vivere con noi e che portasse il Signore in casa con il tabernacolo. Le grazie vanno chieste e le abbiamo ottenute. Furono giorni bellissimi. Scherzando con Chiara comunque ci sembrava di essere in vacanza: dopo tutte le vicende successive al matrimonio, finalmente avevamo tempo per stare in famiglia».
Chiara peggiora, il suo corpo si indebolisce, eppure «era sempre più bella». Quando si scopre che la malattia è terminale la prima cosa che «abbiamo pensato era quello di tornare a Medjugorie per affidare alla Vergine Maria la nostra storia e la nostra vita. Siamo riusciti ad affittare un aereo di linea solo per noi: siamo partiti con 150 amici e 40 bambini. Qui Chiara, già molto malata e stanca, riesce inspiegabilmente a parlare a lungo, ammettendo di aver ricevuto già “la grazia di vivere la grazia”».
Tornati da Medjugorie Chiara peggiora: «Gli chiesi se aveva paura di morire, lei mi disse di no, ma che temeva altre tre cose: il dolore, perché una notte in ospedale aveva avuto un male atroce alla lingua, ma gli infermieri non gli avevano dato gli antidolorifici e lei aveva dubitato così: “Se esisti è impossibile che mi fai provare un dolore così grande”». Il giorno dopo mentre Enrico le legge della “perfetta letizia” Francescana lei scoppia a piangere «perché, mi scrisse, aveva rinnegato Cristo mentre Lui non l’aveva mai abbandonata e le stava parlando attraverso di me. Aveva poi paura di vomitare e, terzo, temeva di andare in purgatorio. Le dissi: “Ma va, dai…! Se ci vai te noi qua siamo rovinati!”».
L’ultimo giorno a mezzanotte Fra’ Vito celebra la Messa che pare una premonizione della vocazione di Chiara. “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra… risplenda la vostra luce davanti agli uomini”». La notte Chiara viene assistita dalla sorella perché vuole che Enrico sia in forze per il figlio. «La mattina verso le 7 mi svegliai e la trovai sulla sedia a rotelle davanti al tabernacolo. Stava pregando. Le chiesi: “Chiara, amore mio, ma questa croce di cui parla Gesù è veramente dolce? Lei mi sorrise e mi disse: “Sì, Enrico, è molto dolce!”». La santità, conclude Enrico, è un cammino per tutti, «una grazia che accade quando ti serve, non si nasce santi». Chiara alle 12 del 13 giugno 2012 nasce al cielo. La sua storia fa il giro delle televisioni e dei giornali che parlano della donna che ha dato la vita per i figli, «ma Chiara è molto di più». Chiara ha donato la vita a Cristo e ai suoi figli «e così con lei abbiamo sperimentato l’eternità».
FONTE: lanuovabq.it
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