Redazione UCCR
11 febbraio 2016
Benedetto XVI aveva più volte accennato ai “cattolici
adulti”, coloro che non danno «più ascolto alla Chiesa e ai suoi
Pastori, ma scelgono autonomamente ciò che si vuol credere e non credere – una
fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro
il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del
coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci
vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice
lo “schema” del mondo contemporaneo».
Riteniamo sia stato però Papa
Francesco a prendere una posizione molto più netta rispetto a quelli
che lui chiama “progressisti”, coinvolgendo nella critica anche
i “tradizionalisti”, che stanno sulla barricata opposta. Un intero capitolo del nostro dossier su
Francesco è dedicato alle decine di suoi interventi contro le tentazioni del
progressismo adolescenziale e del tradizionalismo neo-pelagiano.
E’ recente la decisione della Chiesa
anglicana di “sospendere” per tre anni la Chiesa episcopale
statunitense (Tec), branca della Chiesa anglicana in America, poiché ha
ufficialmente aperto al matrimonio religioso per le coppie omosessuali.
Padre Dwight Longenecker, sacerdote cattolico e cappellano di
una scuola negli Stati Uniti, ne ha approfittato per scrivere un articolo sul “cristianesimo
progressista”, spiegando le sue criticità. Addirittura scrivendo: «Il vero
spartiacque nel cristianesimo oggi non è più tra protestanti e cattolici, ma
progressisti e cristiani storici». Ma ha anche aggiunto: «guardando la
dinamica del cristianesimo progressista, entro la fine di questo secolo
sarà morto». Non siamo così ottimisti che tale fenomeno sia
destinato ad estinguersi, abbiamo comunque preso spunto dalle sue parole per
elencare quelle che noi riteniamo essere gravi decadimenti della nostra fede
cristiana.
1) EMANCIPAZIONE. Per
li progressismo la religione è semplicemente una questione di lotta per
la parità dei diritti, per rendere il mondo un posto migliore, essere
gentile con tutti e, al massimo, “spirituali”. Non ci vuole molto tempo a
rendersi conto che non c’è affatto bisogno di andare in chiesa
per questo. La prima generazione di cristiani progressisti sarà presente
regolarmente in chiesa, la seconda vi andrà a volte, la terza quasi mai. La
quarta e quinta non vedrà alcuna necessità di andarvi. Se la religione non è
altro che ecumenismo e opere equo-solidali, la liturgia ecclesiale risulterà
ridondante. Chi cade in questa tentazione si sente emancipato
dal soprannaturale, dalla salvezza delle anime, dalla redenzione dal peccato,
dal paradiso, dall’inferno, dall’Aldilà, dagli angeli e da Satana. Si provi a
chiedere ad un Vito Mancuso, un Alberto Melloni o un Massimo Faggioli perché si
dovrebbe andare in chiesa. Vi risponderà che non ce n’è
bisogno, che il miracolo-dogma della transustanziazione è, semmai,
simbolico. Il peccato non esiste e nessuno lo commette se non si partecipa
all’Eucarestia, a Dio non interessa. L’importante è che non ci siano guerre e
che si coltivi la propria spiritualità, anche a casa
propria.
2) SPIRITUALITA’
INDIVIDUALE. Il cristianesimo progressista è essenzialmente
individualista e non comunitario, la presenza del soggettivismo e del
sentimentalismo è molto forte, si favorisce una spiritualità
individuale e si forniscono risposte sentimentali alle questioni morali. Esiste
per questo un attrito verso una dottrina standardizzata, come
quella del Magistero della Chiesa, e c’è avversione ai dogmi
cattolici. L’evangelizzazione è anch’essa vista come una forma
di proselitismo irrispettoso, di violazione della libertà altrui per cui si
preferiscono forme di sincretismo, coltivando la propria fede generica, le
proprie esperienze emotive e un impegno religioso formale.
3) VERGOGNA DELLA
TRADIZIONE. Il cristianesimo progressista è storicamente
revisionista, disposto a riscrivere la storia della Chiesa
avvalorando i pregiudizi anticlericali, in gran parte nati nel periodo
illuminista. Il presente e il futuro sarebbero sempre meglio del passato, per
questo bisognerebbe “aggiornare” anche la dottrina cattolica ai
sentimenti “liberali” presenti in maggioranza nella popolazione di questo
secolo, proclamando la necessità di “adattamento” alla cultura
contemporanea. E’ la cultura contemporanea che avrebbe da insegnare alla Chiesa
e non viceversa. Ma una religione che distrugge la sua Tradizione, distrugge se
stessa. Lo si vede dall’evaporazione sociale della Chiesa riformata che, al
contrario di quella cattolica, è quasi completamente ininfluente nella gran
parte dei Paesi occidentali.
4) VIETATO GIUDICARE.
Per il cristiano progressista sui temi sensibili non ci sarebbe nessun
bisogno di coerenza con il Magistero cattolico. Il cristiano è tale
soltanto in sacrestia, al di fuori di essa è un cittadino laico, ancora di più i
politici cattolici dovrebbero legiferare fingendo che non lo
sono, che non abbiano alcun interesse per l’insegnamento della Chiesa e
non ne siano personalmente e umanamente influenzati. Il cristiano progressista è
allergico ai “divieti”, vuole una “religione del sì”. Poco
importa se la Chiesa dice “no” all’aborto e “si” al rispetto della vita del
nascituro; se dice “no” al matrimonio egualitario e “si” al rispetto della
famiglia come società naturale; se dice “no” all’edonismo per dire “si” ad una
sessualità seria, matura e monogamica; se dice “no” ai contraccettivi ma per
dire “si” ai metodi naturali per la regolamentazione della fertilità degli
sposi. Per loro “sbaglia chi giudica”, peccato che anche questo
sia un giudizio e che il ministero di Gesù, tra i mercanti cacciati dal Tempio e
le durissime critiche ai farisei, sia quanto di più lontano possibile dal “non
giudicare”.
5) CONFORMATI AL
MONDO. I cristiani progressisti sono tutto tranne che il “sale
della Terra”. Vivono esattamente come tutti gli uomini, non
disturbano le loro coscienze, piuttosto che essere testimoni
del vero eliminano dalla loro fede tutto ciò che viene ritenuto falso dagli
altri uomini. Dimenticano quando Gesù disse: «Guai quando tutti gli uomini
diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi
profeti» (Lc 6,26). Temono il giudizio del mondo, dimenticando le parole di
Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno
perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11). quando il mondo è avvolto
nella decadenza morale, la castità diventa radicale. Quando il
mondo intero è consumato dalla gola, colui che digiuna è
radicale. Quando il mondo intero è divorato dal relativismo, il
dogma è radicale. Quando il mondo intero è accecato dal
materialismo, il soprannaturale è radicale. Il cristianesimo è
una buona notizia quando è radicale, tanto da radicarsi nel cuore e non
“passare” come le mode e le effimere sensibilità degli uomini nel corso
dei secoli.
6) LA PORTA E’
LARGA. Per i cristiani progressisti la Chiesa accoglie tutti ma
non chiede a nessuno di cambiare. La porta è larga, non stretta
come spiegava Gesù («Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e
spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per
essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e
quanto pochi sono quelli che la trovano», Mt 7,13). Tutti sono i benvenuti,
certo, ma bisogna ricordare che ci sono “regole di appartenenza”, quella
principale è l’umiltà di riconoscersi peccatori. Come ha spiegato Papa Francesco, «quella di Gesù
è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. Ma perché ci chiede di
aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua
salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua
misericordia e farci rinnovare da Lui». Le porte delle chiese progressiste,
invece, sono aperte così la gente vi può uscire il più presto possibile.
Quella dei progressisti, ricorda sempre Francesco, «tentazione di
scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non
rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano
invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. La tentazione di
trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di
levigatura per dire tante cose e non dire niente! La tentazione del
buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia
ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle». Noi siamo
“progressisti” quando cadiamo in questa tentazione, l’importante è che ci sia
qualcuno che sempre ce lo ricordi e ci pungoli, come oggi
costantemente fa il Papa. Facendo lamentare tradizionalisti e progressisti a
causa dei suoi benemeriti papagni.
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