Don Ennio Innocenti
Il dialogo rischia di diventare una maschera odiosa ed ipocrita per coprire il disprezzo della verità. Questo è evidente quando si proclama di essere nel dubbio universale: se non c’è nessuna verità, allora non c’è nulla da dialogare. Ma è ipocrita anche affermare che nessuno possiede la verità: ci sono verità che possediamo, anche se la conoscenza è limitata. Chi esalta il dubbio non è degno di dialogare, si dialoga proprio per eliminare il dubbio.
In particolare questo va sottolineato quando si dialoga su verità di fede: colui che ha fede non può fingere di non avere fede, non può tacerla e non può limitarla o diminuirla: deve invece testimoniarla onestamente e dialogare al fine di chiarirla in modo che la verità splenda nella mente di chi partecipa al dialogo, allo scambio delle ragioni che si confrontano per eliminare l’ignoranza, l’errore, l’equivoco e il dubbio.
E’ certo ammissibile che l’istituzione ecclesiastica non si impegni nel dialogo, ma il credente è bene che dialoghi e che lo faccia nel rispetto della verità, se davvero crede. Nessun cristiano è approvabile se nasconde la sua fede in Gesù e non ha delle ragioni per renderne conto al nobile fine che la verità di Gesù splenda nella mente del suo interlocutore.
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