Pubblicato 14 novembre 2015 |
I recenti tragici fatti di che hanno investito la capitale francese non solo ci parlano di uno stato di guerra che ormai diventa pericoloso sottovalutare, ma anche l’antica questione del rapporto fra violenza e religione islamica. Dalla cultura occidentale sentiamo quotidianamente esponenti del mondo islamico, intellettuali laici e cattolici ricordare che il terrorismo e la violenza non hanno nulla a che fare con l’autentica religione islamica. Si ricorda come sia una questione culturale, antropologica, politica ma quasi mai religiosa. Ma come la pensano fuori dall’Europa i musulmani? Cosa viene creduto e praticato nei paesi governati dalla religione islamica? Analizzando i numeri possiamo affermare che più della metà dei musulmani oggi vive sotto la Sharia, la durissima legge
islamica.
E non ci vivono solo quegli islamici che convivono quotidianamente con regimi terroristici ma anche milioni di persone che sono governate attraverso i principi della fede di Maometto. Se pensiamo al Pakistan o all’Arabia Saudita, paesi dove vivono complessivamente duecentotrenta milioni di persone a prevalenza musulmana, esseri cristiani, individui liberi e indipendenti risulta obiettivamente pericoloso. Spesso giungono notizie da questi paesi di arresti o assassini di persone che avevano la sola colpa di professarsi non musulmane. E questo non avviene in nome di qualche sigla terroristica ma in nome della loro legge, la legge di Dio contenuta nel Corano e nella vita del Profeta. In Occidente, proprio grazie al Cristianesimo, questa deriva non si è mai verificata. L’autorevole quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung di orientamento laico e liberare definì il discorso che fece Benedetto XVI alla Reichstag di Berlino nel 2011 “Il sole sopra la Germania”, dove il Pontefice spiegò autorevolmente come l’Occidente non abbia di fatto conosciuto la teocrazia, in quanto la Chiesa ha sempre fondato il diritto non sulla Sacra Scrittura ma sulla ragione.
“Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo – sostiene Benedetto XVI – non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio”. Nei paesi islamici, nel corso dei secoli, abbiamo assistito invece ad un iter completamente differente. La Legge di Dio contenuta nel libro da lui dettato, il Corano, è divenuta normativa per la vita sociale, politica e, ovviamente, religiosa di quei popoli. Mancando la possibilità della mediazione razionale umana il diritto che ne è scaturito è stato di tipo fondamentalista, ovvero un diritto che riconosce per lo stato una sola verità, un solo credo e una sola via. Tutto il resto viene ridotto ad apostasia, a mancanza di fede che rende la persona violabile nella sua incolumità in quanto ritenuta un infedele. Questo non avviene solo dove esiste l’Isis o qualche altra sigla terroristica ma in qualsiasi paese che riconosce la Sharia come unica e vera legge di stato.
Praticamente più della metà dei paesi oggi in cui è presente la religione islamica, ovvero quasi un miliardo di individui. Questo non vuole dire che non esistano persone islamiche moderate, il problema è capire se lo sono per seguire la loro fede vera o per distaccarsene. Nella preghiera comune fra cattolici, ebrei e musulmani, voluta fortemente da Papa Francesco in Vaticano, l’imam chiamato a pregare per la pace e il dialogo fra le tre grandi religioni monoteiste, ha citato, cambiando pare testo all’ultimo minuto e mettendo in imbarazzo l’establishment vaticano, il versetto 286 della Sura II del Corano che recita: “Tu sei il nostro Maestro. Dacci la vittoria sui popoli infedeli”. Molti hanno cercato di smorzare i toni, di interpretare la Sura in senso distensivo, ma la stessa Radio Vaticana ha dovuto censurare la preghiera dal proprio sito. Non possiamo di certo pensare ad un Islam più moderato se non quello che accetta di entrare nei territori vaticani, luoghi per eccellenza di culto cristiano e da sempre obiettivo della conquista islamica, per pregare per la pace, ma poi, paradossalmente, ritrovarsi ad invocare il proprio dio per la vittoria sulle altre religioni. In questi giorni anche la religione cattolica è sotto attacco per scandali sessuali e di malcostume. Il caso Vatileaks sta mettendo letteralmente a soqquadro la vita di molte comunità. Ma differentemente da quello che normalmente viene garantito dalla cultura laicista per la religione islamica, si invoca una rivoluzione radicale di tutta la Chiesa, come se questi alti prelati fossero corrotti per causa della loro appartenenza religiosa. E dai più sembra mancare quel discernimento che permette di affermare che un conto sono le derive di cui si macchiano gli esseri umani e un conto è la vera religione. Se vale per la religione islamica (si tratta di terrorismo non di vera fede) non sembra valere per i cardinali e per i preti cattolici. Rimane, però, un’ultima perplessità. Noi possiamo certamente affermare che gli scandali di cui si sono macchiati molti cattolici sono stati fatti contravvenendo gli insegnamenti del Vangelo e della Dottrina cattolica. Possiamo dire lo stesso per quello che succede in tutto il mondo nella cultura islamica?
libertaepersona.org
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