martedì 10 novembre 2015

FFI, la persecuzione vaticana continua

Francescane-dellImmacolata1

 
I processi di ogni regime totalitario ci hanno insegnato che più vaga è l’accusa tanto più difficile, se non impossibile difendersi.
 
 
di Marco Tosatti (09-11-2015)
 
La saga dei Frati Francescani dell’Immacolata sta vivendo un’altra fase, altrettanto singolare quanto quelle già passate; e che gettano una luce pessima sulla Chiesa, e su alcuni dei suoi protagonisti. La Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata ha infine deciso di commissariare anche il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata. La motivazione: pare che l’ordine non sia riuscito “ad assimilare adeguatamente ed applicare nel contesto della propria vita e missione apostolica le ricchezze dell’insegnamento conciliare e del successivo magistero papale sulla vita consacrata”.
 
I processi di ogni regime totalitario ci hanno insegnato che più vaga è l’accusa (“attività contro il popolo”) tanto più difficile, se non impossibile difendersi. E vista dall’esterno un’accusa del genere, rivolta a persone che vivono una vita realmente povera, seguendo San Francesco e Massimiliano Kolbe, che praticano ore di devozione eucaristica al giorno (quanti religiosi, anche molto a la page oggi, lo fanno?), ha un sapore un po’ fantastico, quasi irreale.
 
Se poi vediamo quella che è la realtà nella Chiesa, anche i più entusiasti a parole delle esortazioni di papa Francesco, fra diocesi e ordini religiosi in bancarotta, porporati accusati di aver protetto preti e vescovi pederasti, seminari in cui succede di tutto e di più, da persone ahimè esperte del mondo non si può non chiedersi: ma che cosa avranno fatto mai queste tre/quattrocento suorine? (Identica domanda, senza risposta, la ponemmo molto tempo fa per il ramo maschile).
 
Non casualmente, perché tutta l’operazione dei Francescani dell’Immacolata ha sempre avuto un lato mediatico di appoggio particolarmente aggressivo, virulento e tutt’altro che evangelico, mentre era in corso il Commissariamento sono uscite dichiarazioni molto forti di un paio di suore che hanno abbandonato l’ordine molti anni fa, contenenti accuse che le fonti vicine alla vecchia gestione dei FFI non hanno avuto molta difficoltà a smentire.
 
Che cosa pensare? Che frati e suore avessero la colpa, imperdonabile oggidì, al tempo della misericordia e della tenerezza, di essere troppo tradizionalisti; che nella gestione attuale della Chiesa queste diversità non siano non solo ammesse, ma neanche tollerate, e che di conseguenza sia in corso un’operazione di ristrutturazione mentale dei frati (a cui è proibito andare a fare i preti altrove, così come è proibito ai vescovi di accoglierli); che all’interno dei FFI qualcuno molto astuto, determinato e ambizioso pensi di cavalcare l’onda. E che anche la parte materiale non sia estranea a questi giochi.
 
Anche se la giustizia, che in un primo momento aveva bloccato i beni, ha dovuto riconoscere che non erano dell’ordine, ma dei benefattori laici, e tornare sui suoi passi. Fra l’altro, un sito nemico del fondatore, scrive così dei vertici femminili commissariati: “Una funzionaria della CIVCSVA (Congregazione di Vita consacrata, N.D.R.) mi ha inoltre confidato che le superiore non si sono nemmeno presentate al Dicastero per ricevere il decreto di commissariamento, intente come erano a continuare a svuotare le casse dell’Istituto e ad occultare documenti scottanti. Credevano evidentemente che senza la promulgazione non ci sarebbe stata la messa in opera del provvedimento”. Sono accuse gravi. Di cui forse le religiose interessate potrebbero chiedere ragione, per tutelarsi, di fronte alla giustizia religiosa e a quella civile.
 
 
 
 
 
 
Fonte: lastampa.it 
 
 
 
 
 
 

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