venerdì 13 novembre 2015

Papa Francesco: «Dio è “la grande bellezza” eterna. Tutto il resto tramonta»




Domenico Agasso jr
 
Divinizzare le dinamiche della terra e mitizzare le «abitudini», come se tutto fosse eterno. Sono i due pericoli da cui ha messo in guardia papa Francesco nell’omelia del mattino a Casa Santa Marta, sintetizzata da Radio Vaticana. Invece, ha sottolineato il Pontefice, l’unica bellezza che dura per sempre è quella di Dio.


Della «grande bellezza del Signore» parla anche il Salmo di oggi: «I cieli narrano la bellezza di Dio». Papa Bergoglio nella sua predica ha evidenziato appunto le due idolatrie nelle quali anche chi ha fede può cadere. 

Nella Prima Lettura e nel Salmo si legge «della bellezza della creazione», ha osservato Francesco, ma anche dell’«errore» di «quella gente che in queste cose belle non è stata capace di guardare al di là e cioè alla trascendenza». In questo atteggiamento il Papa argentino rileva quella che chiama «l’idolatria dell’immanenza»: ossia, ci si ferma a una bellezza «senza un oltre».

«Si sono attaccati a questa idolatria - ha spiegato - sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia. Non hanno pensato quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati Colui che è principio e autore della bellezza. È una idolatria guardare le bellezze – tante – senza pensare che ci sarà un tramonto. Anche il tramonto ha la sua bellezza… E questa idolatria di essere attaccati alle bellezze di qua, senza la trascendenza, noi tutti abbiamo il pericolo di averla. È l’idolatria dell’immanenza. Crediamo che le cose come sono, sono quasi dei, non finiranno». Ma «dimentichiamo il tramonto».


Le abitudini, sono l’altra idolatria. Per Papa Bergoglio rendono sordo il cuore. Francesco ha messo in evidenza le parole di Gesù nel Vangelo del giorno, la Sua descrizione degli uomini e delle donne ai tempi di Noè o a quelli di Sodoma quando «mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito» senza occuparsi di altro, fino al momento del diluvio o della pioggia di fuoco e zolfo, della devastazione totale.

«Tutto è abituale - ha rimarcato Francesco - La vita è così: viviamo così, senza pensare al tramonto di questo modo di vivere. Anche questa è una idolatria: essere attaccato alle abitudini, senza pensare che questo finirà. E la Chiesa ci fa guardare al fine di queste cose. Anche le abitudini possono essere pensate come dei. L’idolatria? La vita è così, andiamo così avanti… E così come la bellezza finirà in un’altra bellezza, l’abitudine nostra finirà in un’eternità, in un’altra abitudine. Ma c’è Dio!».

Ecco l’esortazione del Papa: volgere lo sguardo «sempre oltre», all’«abitudine finale», all’unico Signore che si trova oltre «la fine delle cose create». Non bisogna guardarsi alle spalle, ma procedere nel cammino dell’esistenza con la certezza che se «la vita è bella, anche il tramonto sarà tanto bello».

Ha aggiunto il Papa in conclusione: «Noi – i credenti – non siamo gente che torna indietro, che cede, ma gente che va sempre avanti. Andare sempre avanti in questa vita, guardando le bellezze e con le abitudini che abbiamo tutti noi, ma senza divinizzarle. Finiranno… Siano queste piccole bellezze, che riflettono la grande bellezza, le nostre abitudini per sopravvivere nel canto eterno, nella contemplazione della gloria di Dio».









vaticaninsider.lastampa.it, 13/11/2015
 

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