sabato 22 novembre 2014

Il mastino della fede, Müller, parla di “suicidio dell’umanità”









di Matteo Matzuzzi

Roma. La famiglia è minacciata come mai prima d’ora. “Siamo sull’orlo del precipizio, dobbiamo fermarci e non fare il passo decisivo, dal quale non c’è ritorno”. Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, parla a margine del convegno internazionale e interreligioso sulla complementarità tra uomo e donna. Un evento aperto dalle parole del Papa, che ha ricordato il “diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma” e ha sottolineato l’importanza della famiglia, che “rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale”.

Müller, che al convegno sedeva accanto a Francesco, va oltre le diatribe sinodali sull’ostia ai divorziati risposati e la questione omosessuale, lascia perdere la conta delle correnti e le aperture più o meno forti contenute nelle varie relationes presentate, approvate o bocciate dai padri. Guarda invece il problema alla radice e dice che “negli attacchi contro il matrimonio come unione complementare di uomo e donna si sta assistendo a una specie di suicidio dell’umanità stessa”, specialmente in quei contesti dove si chiede uno svecchiamento della prassi pastorale per venire incontro alle mutate condizioni sociali e culturali. Il capo dell’ex Sant’Uffizio li elenca tutti, uno dopo l’altro, conversando con il conservatore National Catholic Register: “Europa, Stati Uniti, America del nord”, vale a dire le terre di conquista della secolarizzazione ormai dilagante che tende a svilire quella “differenza tra uomo e donna” che “riflette la volontà di Dio nella creazione”.

Tanti, oggi, “pensano che della relazione tra uomo e donna si parli continuamente, ma non è così. Si parla solo di sesso o di fallimenti, ma mai del perché uomini e donne si attraggano a vicenda, di come essi siano complementari e si realizzino l’uno con l’altra. Ma questo è ciò che conta per la maggioranza delle persone: come rendere il matrimonio migliore, più forte, più soddisfacente”. Oggi, ha aggiunto Müller, “la maggioranza silenziosa” che crede ancora nel valore del matrimonio è “zittita dall’uso della parola ‘discriminazione’ applicata a quanti vogliono difendere la famiglia tradizionale. Ma non possiamo dire che la relazione tra uomo e donna è solo un prodotto culturale o sociale, un dono di un governo o una costruzione umana. Essa sta invece alla base di tutto”.

E allo stesso modo, “la dignità e la libertà personali non sono prodotti culturali o sociali, ma sono iscritti nella nostra natura di uomo e donna creati a immagine di Dio”. Di questo, più che di problemi particolari, si dovrà discutere prima d’ogni altra cosa al Sinodo del prossimo anno. Concorda il cardinale americano Raymond Leo Burke, neo patrono del Sovrano Ordine di Malta, che nel corso di una visita che s’è svolta nei giorni scorsi in Irlanda ha invitato i fedeli a spedire lettere ai propri vescovi e perfino al Pontefice invocando parole di chiarezza che sgomberino il campo dalla grande confusione che si sarebbe determinata in questi ultimi mesi di discussione pubblica.


Intanto, quando manca poco meno d’un anno al decisivo appuntamento sinodale dell’ottobre 2015, Francesco ha iniziato a mettere mano alla squadra che sovrintenderà i lavori. Confermati il relatore generale, il cardinale ungherese Péter Erdo, e il segretario speciale, il vescovo di Chieti-Vasto mons. Bruno Forte. La novità rilevante è la nomina di un quarto presidente delegato che s’affiancherà ai cardinali Luis Antonio Tagle, André Vingt-Trois e Raymundo Damasceno Assis. Si tratta dell’arcivescovo di Durban, il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier, messosi in luce nelle settimane scorse (anche pubblicamente) come uno tra i principali oppositori alle tesi novatrici rappresentate nell’Aula Nuova da Walter Kasper.












IL FOGLIO   22 Novembre 2014 




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