giovedì 20 novembre 2014

STATI UNITI, POLONIA, AFRICA: LE CHIESE SALDE SULLA VERITÀ DEL MATRIMONIO. E PRONTE PER IL PROSSIMO SINODO








All’ultimo Sinodo sulla famiglia molti sono stati i vescovi e cardinali che hanno difeso con lucidità e audacia la dottrina di sempre sul matrimonio.

Tra le aree geografiche di appartenenza, tre sono balzate all’occhio: gli Stati Uniti, la Polonia e l’Africa. Da tutte e tre sono venuti segnali anche nel post-Sinodo che confermano la vitalità di quelle Chiese e il buon orientamento dei loro pastori.

Per gli Stati Uniti, oltre a interviste e commenti di prelati di prim’ordine, basti segnalare che alla recente Assemblea generale della episcopato sono stati eletti i vescovi che parteciperanno al prossimo Sinodo sulla famiglia nel 2015. Si tratta di Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, del cardinale Daniel Dinardo, arcivescovo di Galveston Houston, di Charles Chaput, arcivescovo di Filadelfia, e di José Gomez, arcivescovo di Los Angeles. Sono quattro voci rocciosamente schierate a difesa della dottrina sul matrimonio. Il nuovo arcivescovo di Chicago, Blaise Cupich, è finito fra le riserve. Accanto a lui Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco, fra i più determinati a “rimanere nella verità di Cristo” come recita il titolo del famoso libro dei cinque cardinali.

Il presidente della Conferenza episcopale polacca, l’arcivescovo di Poznan Stanisław Gądecki, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi, ha ribadito l’inammissibilità del “teorema Kasper”, sottolineando come questo non solo minerebbe l’indissolubilità del matrimonio, ma comporterebbe anche cambiamenti per quanto riguarda i sacramenti dell’Eucaristia e della Confessione; ha sottolineato come il tema dei divorziati risposati sia stato sollevato dai vescovi tedeschi insieme a quelli latinoamericani: in Germania ormai nessuno si confessa più, mentre tutti vanno a fare la Comunione, in America Latina il dilagare di situazioni irregolari fa sì che molti siano ancor più facilmente attratti dai movimenti pentecostali, come via per sanare de facto la propria condizione. Problemi reali, ha detto il presule, ma la soluzione dei quali non può essere il lassismo: anche Gesù ha predicato una verità controcorrente per quanto riguarda il matrimonio e generazioni di missionari, di fronte a popolazioni che faticavano a vivere la dottrina cattolica, hanno intensificato i propri sforzi, non hanno annacquato la verità.

Gądecki, fino a poco fa considerato un vescovo “progressista” (per i canoni polacchi) ha poi fatto notare come oggi non abbia più senso la differenza tra progressisti e conservatori. Oggi la differenza è tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra chi è fedele al Magistero e chi no.

Per quanto riguarda l’Africa, nei giorni scorsi si è riunita anche la Conferenza episcopale del Ghana, che ha reso nota una dichiarazione in cui si legge:

«L’insegnamento perenne e immutabile della Chiesa sulla famiglia è basato sulla natura umana ma specialmente sulla Scrittura e sulla Sacra Tradizione, secondo cui Dio ha ordinato che il matrimonio sia tra un uomo e una donna, quando “Dio li fece uomo e donna e li benedì”. Dio ha voluto il matrimonio aperto alla vita “quando li benedì e disse crescete e moltiplicatevi” (Gen. 1,27-28). Inoltre, Dio ha voluto che il matrimonio sia indissolubile, con le parole di Gesù: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito (Mt 19,6)». Amen.

Stati Uniti, Polonia e Africa, non sono proprio Chiese marginali, sono piuttosto tre “divisioni” – come scrive il blog Rorate Caeli – con cui tutti si dovranno confrontare al prossimo Sinodo e che infondono fiducia.












da «Rorate Caeli» (in inglese)


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