domenica 30 novembre 2014

IL BATTESIMO DEI BAMBINI: da fare il più presto possibile...





don Leonardo Maria Pompei

Un importante argomento dogmatico, oggi più che mai attuale e urgente, è la tematica dei sacramenti e della loro imprescindibile importanza e centralità nella vita cristiana.

Relativamente a tale problematica, le principali questioni dottrinali a cui la Chiesa cercò di dare autorevole sistemazione dogmatica, sono databili nella prima metà del secondo millennio. 

Prima di questa data abbiamo soltanto alcune pronunce marginali circa la validità del battesimo amministrato dagli eretici e circa la questione del battesimo “di necessità”, compresa l’importante questione del battesimo dei bambini su cui ebbe a pronunciarsi espressamente nel 385 Papa Siricio in questi termini: “desideriamo che i bambini – che a motivo della loro età non possono ancora parlare – o coloro che, per qualsiasi necessità, hanno bisogno dell’acqua del santo Battesimo, vengano soccorsi il più presto possibile, per timore che – se uno lasciasse questo mondo privo del regno e della vita per il fatto che gli è stata rifiutata la sorgente della salvezza da lui desiderata – questo conduca a rovina le nostre anime” (Denz. 184). 

L’affermazione è più importante di quanto possa sembrare a prima vista, anzitutto perché testimonia la prassi molto antica, già ampiamente diffusa, del Battesimo dei bambini e poi perché conferma la 
dottrina di origine evangelica circa la perentoria necessità del battesimo per la salvezza. 

Gesù, al riguardo disse: “se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5) ed anche: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creature: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16). 

Il Pontefice, in questo senso, non fa altro che confermare ciò che da sempre si era “sentito” e praticato nella coscienza della Chiesa.

Sul tema del battesimo dei bambini, peraltro, sarebbe dovuto nuovamente tornare in modo autorevole Papa Innocenzo III nel 1201, rispondendo al vescovo di Arles Imberto che chiedeva al Pontefice indicazioni riguardo alle disposizioni necessarie per accedere al sacramento del battesimo nonché 
chiarimenti circa i suoi effetti. 

Il tema è di forte attualità, perché alcune delle obiezioni alle quali il Papa dovette rispondere riguardano la supposta inutilità di battezzare un bambino oppure la illegittimità di conferire un 
sacramento senza (o, peggio, contro) la libertà di chi lo riceve, come evidentemente accade nel battezzare una creatura priva dell’uso della ragione. E’ bene pertanto mettersi attentamente in ascolto delle acute risposte e argomentazioni del Pontefice. 

“Alcuni, infatti, affermano che è inutile dare il battesimo ai bambini… Noi rispondiamo che il battesimo è succeduto alla circoncisione… perciò, come l’anima di colui che era stato circonciso non 
veniva eliminata dal suo popolo (cf Gen 17,14), così anche colui che è rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo ottiene l’ingresso nel regno dei cieli […].

Occorre poi distinguere un duplice peccato: quello originale e quello attuale. L’originale si contrae senza consenso e l’attuale si commette con consenso. Perciò, l’originale che viene contratto senza consenso, viene anche rimesso senza consenso per la forza del sacramento. L’attuale, invece, che si contrae con consenso, non viene affatto rimesso senza consenso. La pena del peccato originale è la privazione della visione di Dio; invece la pena del peccato attuale è il supplizio eterno della Geenna” (Denz 780).

La portata dottrinale di queste affermazioni è straordinariamente rilevante. Battezzare un bambino non è affatto inutile, perché senza il battesimo il bambino, qualora dovesse morire, va incontro alla privazione della visione di Dio, ossia non può, come afferma espressamente Gesù e come vi allude 
Innocenzo III, “entrare nel regno di Dio”. 

Con il battesimo, infatti, non solo si realizzano i limitati effetti dell’ebraica circoncisione, che ne era la prefigurazione storica tipologica, ma viene realmente infusa la grazia santificante realizzandosi la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo. Inoltre non si realizza nessuna violazione della libertà della persona né si amministra invalidamente un sacramento mancando il consenso del diretto interessato.

Come, infatti, la colpa di origine viene trasmessa senza il consenso della creatura concepita, così il sacramento che la toglie non necessita del consenso del suo destinatario. E come sarebbe assurdo parlare di “libertà violata” per il fatto di essere stati macchiati della colpa di origine, allo stesso modo lo sarebbe nel caso vi si ponga, con questo sacramento, rimedio. Sarebbe come se per curare un bambino, affetto da malformazione congenita bisognasse aspettare che esprimesse il proprio consenso alle cure! Essendo la colpa d’origine una mortale infermità dell’anima, non solo è lecito e opportuno, ma è addirittura doveroso intervenire quanto prima perché essa sia sanata e guarita e ne siano scongiurate le pestifere e nefaste conseguenze.














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