martedì 25 marzo 2014
CHIESA FRANCESE E FILOSOFA BRUGERE: INVITO REVOCATO, INTERVISTA ISTRUTTIVA
di GIUSEPPE RUSCONI
Molto significativa l’intervista che la filosofa Fabienne Brugère ha rilasciato a ‘Le Monde’ dopo che le è stato revocato l’invito a svolgere una delle due relazioni principali previste nel corso di formazione per responsabili nell’ambito della pastorale familiare, promosso dal consiglio “Famiglia e società’ della conferenza episcopale francese. L’invito corrispondeva “alla logica del discorso del papa attuale”, ma “le minoranze ultra-tradizionaliste hanno un peso inquietante”.
L’invito, le reazioni, la revoca
Per il 19 marzo, festa di san Giuseppe, il consiglio ‘Famiglia e società’ della Conferenza episcopale francese (Cef) ha promosso un incontro nazionale a Parigi dei delegati diocesani alla pastorale della famiglia. Tema della giornata: “Prendersi cura dell’altro, un appello rivolto a tutti”. Due le relazioni principali previste. La prima di padre Vincent Leclerq dell’Institut catholique de Paris, la seconda della filosofa Fabienne Brugère, docente presso l’Università di Bordeaux 3.
Conosciuto l’appuntamento, l’attenzione di alcuni membri dell’episcopato, del religioso Louis-Marie Guitton della diocesi di Fréjus-Toulon e di non pochi militanti cattolici della Manif pour tous si è appuntata sul nome della Brugère, una nota militante femminista, su posizioni incompatibili con la dottrina sociale della Chiesa ad esempio in materia di aborto. Non solo: è la studiosa che ha sdoganato in Francia (traducendone i testi principali) la filosofa americana Judith Butler, che nel suo multiforme palmarès sfoggia anche lo sviluppo della teoria del gender (il sesso biologico è svincolato dalla scelta di genere che ognuno deve poter fare).
La Butler naturalmente è ben presente tra le icone ideologiche di chi vuole destrutturare la famiglia tradizionale e dunque tra i fautori della nota legge Hollande-Taubira, quella del mariage pour tous. La sua ‘discepola’ Brugère ha invitato due volte in Francia l’americana, l’ultima a inizio ottobre del 2011, pronunciandone l’elogio accademico prima del conferimento all’ospite del dottorato honoris causa dell’Università di Bordeaux 3, intitolata a Michel de Montaigne. Politicamente socialista (e candidata anche nelle prossime municipali), la Brugère è – ça va sans dire – un’ accesa sostenitrice del mariage pour tous.
Con tale curriculum può dunque sorprendere che la Brugère sia stata invitata come relatrice principale della giornata di formazione nazionale di un centinaio di operatori cattolici della pastorale della famiglia. Sarebbe come prospettare in un Convegno promosso dai vescovi italiani per gli operatori pastorali della famiglia una relazione principale di qualche noto transgender o di un responsabile del noto Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) o di un membro della giunta del noto Marino… Eppure in Francia è accaduto. E non certo per difetto di informazioni, come vedremo più sotto.
All’inizio di marzo è partita dunque una raccolta di firme, che - stimolata dal blog cattolico Le salon beige – ha conosciuto un successo immediato. Nel testo della petizione – indirizzata a monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e successore del cardinale André Vingt-Trois alla testa dell’episcopato francese – si evidenziavano alcuni passi interessanti, come il seguente: l’invito a Fabienne Brugère “ci sembra tanto più infelice quanto più in queste ultime settimane ci è parso finalmente possibile lottare insieme a settori sempre più consistenti di musulmani di Francia, scandalizzati anche loro dall’azione e dall’ideologia dei nichilisti contemporanei – incominciando dal ministro dell’Educazione nazionale Vincent Peillon e da diversi suoi colleghi – che vogliono strappare loro i figli per sottometterli a una propaganda disgustosa”. Perciò, nel contesto politico attuale, c’è da temere che questa giornata di ‘formazione’ sia compresa dall’opinione pubblica nel senso che “i vescovi di Francia si oppongono alla nostra battaglia di laici cattolici contro la funesta ideologia del gender e volino in soccorso di un governo in condizioni disastrose e preso dal panico al pensiero di vedere i musulmani – che ritiene fin qui suoi sostenitori elettorali – condividere la nostra opinione di genitori ed educatori”. La ‘supplica’ si concludeva con l’invito accorato a revocare l’intervento di Fabienne Brugère.
Il che è accaduto il 10 marzo. Per monsignor Jean-Luc Brunin, vescovo di Le Havre e presidente del Consiglio che aveva invitato la filosofa, “la decisione di revoca ci è stata dettata dalla saggezza. Le condizioni per un dialogo non c’erano, come hanno dimostrato tensioni e malcontenti che hanno accompagnato l’invito. Confermarlo avrebbe prodotto una fibrillazione, che avrebbe minacciato la comunione ecclesiale”. Interessante quello che segue, da cui traspare il dispetto di monsignor Brunin, che ha denunciato “una campagna di disinformazione” e ha proclamato: “Non tutti i cristiani sono maturi per impegnarsi in un’etica dell’incontro e del dialogo come ci è raccomandato da papa Francesco”.
Altre reazioni di dispetto si sono manifestate attraverso Monique Baujard, direttrice del Servizio nazionale famiglia e società della Cef e in alcuni organi di stampa cattolici sostanzialmente teneri verso il governo Hollande. Vedi il quotidiano La Croix, che – per la penna dell’editorialista Dominique Grenier – scrive: “La decisione della revoca è mal digerita da una parte dell’episcopato, dispiaciuto di una ritirata su pressione di una minoranza autodefinitasi come polizia del pensiero. La Chiesa non ha bisogno di difensori delle proprie cause o di crociati per le proprie battaglie, ma di seminatori umili e fiduciosi nella verità, dichiarava papa Francesco a fine febbraio ai membri della Congregazione per i vescovi. Però sono proprio questi crociati che sembrano aver marcato un punto nella battaglia contro-culturale che conducono. Qui l’episcopato ha perso una bella occasione per testimoniare che la Chiesa è dialogo”.
Il dispetto traspare anche dalla rivista Témoignage chrétien, che si indigna a firma di Philippe Clanché: “La Chiesa cattolica di Francia, che deve agire al servizio dell’intera comunità, si discredita cedendo all’ultimatum di una delle sue frange”. Tra i soddisfatti per la revoca dell’invito il responsabile della pastorale della famiglia per l’arcidiocesi di Parigi, padre Denis Metzinger: “Questa universitaria (Ndr: Fabienne Brugère) non era al suo posto in un corso di formazione. Ci sono luoghi specifici per il dialogo e in questo caso si trattava di essere illuminati a riguardo del messaggio della Chiesa sulla famiglia e dunque di capire questo messaggio luminoso e non di essere costantemente nell’ombra”.
Ma come ha reagito Fabienne Brugère? Dall'intervista a “Le Monde”
Nel quotidiano Le Monde del 20 marzo è apparsa la reazione di Fabienne Brugère, intervistata dalla responsabile del settore religioso Stéphanie Le Bars.
“La responsabile della programmazione della pastorale della famiglia (NdR: la già citata Monique Baujard) mi ha contattata, precisando che conosceva il mio lavoro. (…) Tutti sanno che io sono favorevole al ‘mariage pour tous’ e che conosco bene gli studi di Judith Butler” (dunque: niente disattenzione, ma volontarietà da parte della Baujard, messa lì in rappresentanza dell’episcopato francese, nonché di chi l’ha spalleggiata).
“Questa volontà di pluralismo mi è sembrata interessante, soprattutto poiché risponde pienamente alla logica del discorso del papa attuale” (una conferma di come Francesco venga percepito da tanti non –cattolici e persino dai simpatizzanti della nota lobby).
“Quanto è successo è grave. (…) L’editoriale de La Croix del 14 marzo deplora la decisione dell’episcopato (…) Sarebbe bene che tale decisione comporti una presa di coscienza, altrimenti la Chiesa cederà ancora alle correnti che non vogliono né formazione né dialogo, come lo si è visto con il mariage pour tous”. (E’ indignata madame Brugère, loda La Croix e però tale lode le fa annebbiare la memoria. Se c’è qualcuno che ha imposto a una parte molto consistente del popolo francese il mariage pour tous , è proprio la sponda della filosofa, ben rappresentata dall’arroganza del presidente Hollande (che ha rifiutato il referendum che sarebbe stato ben possibile, essendo state raccolte ben più delle 500mila firme necessarie), dall’arroganza della ministra Taubira (sempre pronta a indignarsi contro chi cercava soltanto di esprimere pacificamente la sua opinione), dall’arroganza di Claude Bartolone, presidente dell’Assemblea nazionale, che passerà alla storia per quel Chassez les ennemis de la République! Chassez les ennemis de la démocratie! indirizzato a tre sovversivi che avevano osato innalzare a Palais Bourbon un cartello con la richiesta di referendum).
“Ma quello che mi inquieta, è il peso di queste correnti ultra-tradizionaliste. Queste minoranze estremiste sono molto ben organizzate e ottengono risultati usando la paura” (Madame Brugère palesemente non conosce la dottrina sociale della Chiesa, altrimenti non definirebbe le ‘correnti’ come ultra-tradizionaliste. Minoranze estremiste? Gruppuscoli come li ha definiti – secondo Le Monde – un vescovo, forse obnubilato dal dispetto?Probabilmente sia madame sia il monseigneur del ‘Monde’ hanno trascorso gli ultimi due anni su Marte. Certo solo per questo non hanno potuto sapere delle centinaia di migliaia di francesi (in due occasioni più di un milione) che ancora recentemente hanno invaso con allegra fermezza (non con truculenza) Parigi manifestando contro la rivoluzione antropologica imposta da una democrazia più formale che sostanziale. Tutti ultra-tradizionalisti ed estremisti di destra? Come ci diceva recentemente un diplomatico francese, tali definizioni sono ingiuste e offensive per il gran popolo di cattolici semplici e veri ma anche di altri credenti e di non credenti che – contro una facile rassegnazione – è voluto scendere in piazza in difesa dei valori non negoziabili e in nome prima di tutto della ragione e della preoccupazione per l’avvenire del Paese).
Intanto proprio oggi i laici cattolici hanno battuto in Italia un colpo importante. Il Forum delle Associazioni familiari ha emesso un documento fondamentale riguardante i "criteri di giudizio e strumenti di azione nella scuola per genitori con figli da 0 a 18 anni su affettività, sessualità e identità sessuale". Di fronte all'offensiva della nota lobby nelle istituzioni scolastiche, diventa "necessaria - si legge nel documento - una rinnovata e diffusa azione diretta di vigilanza e di cittadinanza attiva da parte dei genitori, che non possono accettare che tali azioni passino sulle proprie teste e soprattutto sulle teste dei proprio figli". Ce ne occuperemo ampiamente nei prossimi giorni.
www.rossoporpora.org – 21 marzo 2014
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