giovedì 27 marzo 2014

«Damnatio memoriae» e nuove crociate





I papisti pro-domo propria e i servi della Chiesa


di don Gabriele Mangiarotti

Che strano mondo quello degli interpreti del Papa! È bastato un anno perché si passasse dall’elogio di chi prendeva le distanze dal magistero alla condanna di chi non è prono alla esaltazione di Papa Francesco! E quello che mi sconcerta è che il Papa Francesco di cui si riempiono la bocca sembra la fotocopia dei loro pensieri, delle loro idiosincrasie, dei loro pregiudizi, un Papa a cui si fanno dire le cose più strane, senza affatto vergognarsi di mettergli in bocca affermazioni che mai si è permesso di dire (e basta citare il famoso «Chi sono io per giudicare un gay?» oppure l’altrettanto mistificatoria frase «Internet è un dono di Dio». Andate a rileggere l'originale e ve ne renderete conto).

C’è poi la schiera di coloro che passano il tempo solo condannare chi si permette di avere avuto, tra gli amici, personalità appassionate e critiche, amanti della Chiesa e della sua tradizione, che hanno avuto solo il difetto di non accodarsi al coro «stonato» dei laudatores. Coloro che, per usare una espressione di Papa Francesco, non si sono allineati alla «francescomania» imperante, dimenticando che proprio Francesco ama definirsi un figlio fedele della Chiesa.

Così accade quello che già Benedetto XVI denunciava del Concilio Vaticano II: c’è un Papa dei media e il Papa della Chiesa, che va letto secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica. Troppi sono coloro che, forse per piaggeria, forse per calcolo, preferiscono una immagine patinata del Papa, e si lamentano se qualche Vescovo coraggioso ci indica il modo corretto di leggere il suo insegnamento. Troppi sono coloro che vorrebbero la damnatio memoriae di chi, come Mario Palmaro, ha amato la Chiesa con fedeltà critica, senza mai scadere nella disobbedienza e nell’insulto, ma chiedendo che la fedeltà fosse alla Chiesa e non a una immagine mass-mediatica (e non è il caso di ricordare che proprio i paladini del nuovo corso hanno inneggiato ad affermazioni riconosciute FALSE dello stesso Scalfari, al punto che il Vaticano ha tolto dal suo sito l’intervista di Repubblica). Troppi pensano che Repubblica abbia ragione a pubblicare un testo inedito di «Francesco» (citato così, come un compagno di strada – o di merende) con un titolo che sembra dare contro ai fedeli cattolici, sostenendo il relativismo di quel quotidiano (mentre sembra più chiaro che è proprio il fanatico fondamentalismo di Repubblica & C. ad essere preso di mira).

Noi siamo stati amici di Mario Palmaro e ancora adesso lo stimiamo. E come lui ha detto con amore la verità che amava (con lo stesso amore con cui amava la Chiesa) anche noi lo abbiamo ascoltato (e a volte abbiamo discusso con lui) cercando di capire le ragioni che comunicava.
E ci spiace vedere come oggi coloro che si fanno paladini di dialogo e misericordia (intesa secondo il proprio gusto) sappiano solo creare divisione all’interno della Chiesa stessa. Come se le uniche «crociate» permesse siano quelle contro «certi» cattolici.

Siamo stati e rimaniamo amici di Mario Palmaro, come siamo appassionati stimatori del Card. Caffarra, che con la sua splendida intervista a IL FOGLIO ci ha aiutato a non perdere di vista il magistero della Chiesa sul matrimonio.
Questo ci permette di essere fedeli al Papa, che amiamo, serviamo, con obbedienza «effettiva» e non solo affettiva.





Cultura Cattolica - 18 marzo 2014


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