domenica 15 dicembre 2013

Urge una nozione più chiara del concetto di autorità

 






 
 
 

di Vincenzo Sasso

La Chiesa Cattolica, stabilita da Gesù Cristo come colonna a fondamento della verità (1Tm 3,15), è stata nutrita ed è costantemente nutrita dall'insegnamento dei santi, di coloro che hanno fatto della loro vita un monumento vivente al Cristo risorto, che hanno conformato il loro pensiero a quello di Cristo (1Co 2,16), mediante la conformazione a quello della Chiesa (1Co 1,10). Possiamo quasi dire che l'insegnamento dottrinale proposto costantemente ai fedeli da parte del Magistero non inventa cose originali, ma non interviene che a dare una conferma della bontà oggettiva di quanto essi hanno detto e operato.
Tra i santi spiccano i Padri della Chiesa, appartenenti al periodo fondativo della Dottrina della Chiesa, e i Dottori, la cui dottrina è particolamente indicata dalla Chiesa per via della sua limpidezza. Questi gruppi rappresentano i due pilastri su cui si regge la teologia. Infatti le persone appartenenti a queste due categorie sono additate come auctoritates nella ricerca teologia, cioè persone il cui pensiero ha un valore perenne ed è dunque da tenere constantemente in considerazione.


Ma che cosa comporta questo per i teologi? I teologi rispettano davvero l'indicazione autorevole della Chiesa? A me sembra che oggi sia di moda un po' quell'atteggiamento di qualche azienda: <>. Specie quando si è in cerca di buon cibo, si sta attenti alle etichette. I cattolici vanno in cerca di ciò che porta l'etichetta del cattolico. A causa di una scarsa formazione e della fragilità umana che porta al conformismo, spesso essi identificano come cattolico ciò che semplicemente riflette l'opinione dominante nella Chiesa, ancorché la più diffusa o la più largamente sponsorizzata. Questo però succede perché si è pervertito il senso delle "cose" universalmente riconosciute come marchi distintivi del pensiero cattolico. Ora cercherò di spiegarmi meglio e di argomentare.


Qual è sostanzialmente il metodo attuato dai teologi oggi? Studiare gli autori antichi per avere delle piattaforme su cui poi innovare, creare nuovi termini e cambiare i concetti, rivoluzionare le norme del dogma e quelle della morale. E' con questo presentano il proprio pensiero come se fosse in continuità con la Chiesa di sempre: basta che gli antichi autori vengano citati e presentati come tappa della Dottrina della Chiesa; poi non importa se si asserisce che erano dei misogini, autoritasti, che non conoscevano nulla di scienza ed erano influenzati da teorie filosofiche di vario genere che non permettevano loro di aderire alla verità contenuta nella Scrittura e che, di conseguenza, è del tutto lecito, anzi doverso, prendere spesso le distanze da quanto scrivevano. Così il richiamo al gloriosissimo passato della Chiesa diventa una sorta di excusatio non petita atta soltanto a sostenere posizioni fondamentalmente innovative e, se non conformiste, comunque più in linea con la cultura (laica) attuale rispetto a quelle, dure e insopportabili, degli autori antichi.


La tendenza della teologia contemporanea è quella di relativizzare il pensiero di tutti i grandi uomini che ci hanno preceduto. L'atteggiamento cattolico è invece quello di farsi guidare da coloro che la Chiesa ci addita a modelli e tirar fuori dal tesoro della loro sapienza cose antiche e nuove. Non importa se date proposizioni si inserivano in un contesto culturale molto diverso da quello attuale e che riteniamo da noi distante e "superato": i santi hanno avuto una penetrazione speciale del mistero di Dio. Ora, Dio non muta e dunque neanche i suoi decreti. Dunque, se la nozione di Dio e dei suoi decreti che ebbero i santi fu giusta, corretta e vera, anche oggi è giusta, corretta e vera. Come siamo sicuri del fatto che i santi dissero cose vere? In forza dell'autorità del Magistero, che ha conferito autorità ai santi. Cosicché noi dobbiamo anche oggi continuare a richiamarci spesso alla loro dottrina.


Ma non è finita qui. Infatti: <> (SISTO CARTECHINI S.I., Dall'opinione al Domma. Valore delle Note Teologiche, Civiltà Cattolica, Roma 1953). Sicché, ad esempio, con troppa leggerezza si condannano tanti atteggiamenti che la Chiesa ebbe (e i santi ebbero) nel passato molto lontani dal pensiero odierno, ad esempio la politica di intolleranza – che assunse nei vari periodi storici diverse forme – verso gli eretici e gli infedeli sostenuta nei secoli e incoraggiata o vissuta attivamente da molti santi, o ancora il sostegno a regimi che potremmo ritenere "illiberali", qualifica, d'altronde, che richiama una categoria la cui corrispondenza con la Dottrina sociale della Chiesa è molto discutibile.


La verità è che noi giudichiamo la Chiesa a partire dai contenuti sempre molto opinabili del nostro orientamento culturale, tanto che il Magistero è arrivato ad esprimersi molto chiaramente sul problema, facendo chiarezza: <> (Istruzione Donum veritatis, 9). Oggi è molto in voga questo atteggiamento tra i fedeli. Perciò si parla di "scisma silenzioso", cioè di perseveranza nella Fede, magari anche tramite la partecipazione liturgica, ma dissenso nella pratica di vita da quanto la Chiesa ha sempre insegnato, soprattutto in tema di morale sessuale. Dobbiamo però chiederci se tale tendenza non è piuttosto favorita dall'attuale pensiero dominante in teologia (e quindi dai pastori stessi), piuttosto che contrastata. Al contrario, la vita di Fede è un continuo sforzo a conformarsi al pensiero di Cristo tramite l'obbedienza all'unica Istituzione che ha ricevuto da Dio un carisma certo di verità. Carisma stabile, permanente e indefettibile.


Non è gratuito, anzi è necessario, rintracciare la motivazione più profonda dei comportamenti umani nelle cause più eminentemente spirituali; allora, possiamo sostenere che il vizio che anima la teologia contemporanea erronea è semplicemente uno: la superbia. Essa allontana l'uomo da percepire sé stesso con distanza critica, essa lo porta a sentirsi più santo o più intelligente di chi gli sta intorno e l'ha preceduto, essa lo porta al rifiuto dell'autorità di Dio impiegata nella Rivelazione o, molto più subdolamente, a fare di questa Rivelazione un recipiente adeguato per le sue convinzioni più estemporanee, le quali non sono altro che mode del tempo presente, spacciate per verità cristiana, da cui l'Apostolo ci mette in guardia: <> (Heb 13,8-9).

 
 
 
 



Scuola Ecclesia Mater 13 dicembre 2013
 

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