di Vincenzo Sasso
La Chiesa Cattolica, stabilita da Gesù Cristo come colonna a fondamento della verità (1Tm 3,15), è stata nutrita ed è costantemente nutrita dall'insegnamento dei santi, di coloro che hanno fatto della loro vita un monumento vivente al Cristo risorto, che hanno conformato il loro pensiero a quello di Cristo (1Co 2,16), mediante la conformazione a quello della Chiesa (1Co 1,10). Possiamo quasi dire che l'insegnamento dottrinale proposto costantemente ai fedeli da parte del Magistero non inventa cose originali, ma non interviene che a dare una conferma della bontà oggettiva di quanto essi hanno detto e operato.
Tra i santi spiccano i Padri della Chiesa, appartenenti al periodo fondativo della Dottrina della Chiesa, e i Dottori, la cui dottrina è particolamente indicata dalla Chiesa per via della sua limpidezza. Questi gruppi rappresentano i due pilastri su cui si regge la teologia. Infatti le persone appartenenti a queste due categorie sono additate come auctoritates nella ricerca teologia, cioè persone il cui pensiero ha un valore perenne ed è dunque da tenere constantemente in considerazione.
Ma che cosa comporta questo per i teologi? I teologi rispettano davvero l'indicazione autorevole della Chiesa? A me sembra che oggi sia di moda un po' quell'atteggiamento di qualche azienda: <
Qual è sostanzialmente il metodo attuato dai teologi oggi? Studiare gli autori antichi per avere delle piattaforme su cui poi innovare, creare nuovi termini e cambiare i concetti, rivoluzionare le norme del dogma e quelle della morale. E' con questo presentano il proprio pensiero come se fosse in continuità con la Chiesa di sempre: basta che gli antichi autori vengano citati e presentati come tappa della Dottrina della Chiesa; poi non importa se si asserisce che erano dei misogini, autoritasti, che non conoscevano nulla di scienza ed erano influenzati da teorie filosofiche di vario genere che non permettevano loro di aderire alla verità contenuta nella Scrittura e che, di conseguenza, è del tutto lecito, anzi doverso, prendere spesso le distanze da quanto scrivevano. Così il richiamo al gloriosissimo passato della Chiesa diventa una sorta di excusatio non petita atta soltanto a sostenere posizioni fondamentalmente innovative e, se non conformiste, comunque più in linea con la cultura (laica) attuale rispetto a quelle, dure e insopportabili, degli autori antichi.
La tendenza della teologia contemporanea è quella di relativizzare il pensiero di tutti i grandi uomini che ci hanno preceduto. L'atteggiamento cattolico è invece quello di farsi guidare da coloro che la Chiesa ci addita a modelli e tirar fuori dal tesoro della loro sapienza cose antiche e nuove. Non importa se date proposizioni si inserivano in un contesto culturale molto diverso da quello attuale e che riteniamo da noi distante e "superato": i santi hanno avuto una penetrazione speciale del mistero di Dio. Ora, Dio non muta e dunque neanche i suoi decreti. Dunque, se la nozione di Dio e dei suoi decreti che ebbero i santi fu giusta, corretta e vera, anche oggi è giusta, corretta e vera. Come siamo sicuri del fatto che i santi dissero cose vere? In forza dell'autorità del Magistero, che ha conferito autorità ai santi. Cosicché noi dobbiamo anche oggi continuare a richiamarci spesso alla loro dottrina.
Ma non è finita qui. Infatti: <
La verità è che noi giudichiamo la Chiesa a partire dai contenuti sempre molto opinabili del nostro orientamento culturale, tanto che il Magistero è arrivato ad esprimersi molto chiaramente sul problema, facendo chiarezza: <
Non è gratuito, anzi è necessario, rintracciare la motivazione più profonda dei comportamenti umani nelle cause più eminentemente spirituali; allora, possiamo sostenere che il vizio che anima la teologia contemporanea erronea è semplicemente uno: la superbia. Essa allontana l'uomo da percepire sé stesso con distanza critica, essa lo porta a sentirsi più santo o più intelligente di chi gli sta intorno e l'ha preceduto, essa lo porta al rifiuto dell'autorità di Dio impiegata nella Rivelazione o, molto più subdolamente, a fare di questa Rivelazione un recipiente adeguato per le sue convinzioni più estemporanee, le quali non sono altro che mode del tempo presente, spacciate per verità cristiana, da cui l'Apostolo ci mette in guardia: <
Scuola Ecclesia Mater 13 dicembre 2013
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