Editoriale del mensile "De vita contemplativa" (Anno VII, Numero 12, Dicembre 2013)
PUER NATUS IN BETHLEEM JUDAE
La festa del Natale si celebrava a Roma con ogni certezza a meta del IV secolo, perché nella Depositio Martyrum filocaliana, un abbozzo del Calendario liturgico che risale all'anno 336, si legge: «VIII Kal. Jan. natus Christus in Bethleem Judae». Ed è facile che la sua origine risalga, secondo il Liber Pontificalis, ai tempi del papa Telesforo (125-136), come sostiene il cardinal Schuster nel suo Liber Sacramentorum.
A differenza della Pasqua, il Natale può cadere in qualsiasi giorno della settimana. Fin dal IV secolo, sant'Agostino spiega questa differenza, nella famosa Epistola ad Ianuarium, sostenendo che si celebra il giorno della Nascita del Salvatore unicamente per rievocare la memoria di quella nascita operata per la nostra salvezza, prescindendo dal giorno nel quale ha avuto luogo. Al contrario, il giorno preciso della settimana nel quale e avvenuta la Risurrezione è stato scelto nei decreti eterni per esprimere un mistero di cui si deve fare espressa commemorazione sino alla fine dei secoli.
Tuttavia, il fatto stesso che il Natale non cada in giorno fisso non è privo di un misterioso significato. Gli antichi liturgisti affermano anzitutto che la festa di Natale percorre successivamente i diversi giorni della settimana per purificarli tutti e sottrarli alla maledizione che il peccato di Adamo aveva riversato su ciascuno di essi. Ma v'è un mistero più profondo, che non è legato ai giorni della settimana ma al grande astro, il sole, immagine del "Sole di giustizia", per mezzo del quale la vita continua sulla terra. Gesù Cristo nostro Salvatore, che è la luce del mondo (Gv 8,12) — nota dom Gueranger e nato al momento in cui la notte dell'idolatria e del delitto era più profonda in questo mondo. E il giorno della Natività, il 25 dicembre, è precisamente quello in cui il sole materiale, nella sua lotta con le ombre, vicino a spegnersi, si rianima d'un tratto e prepara il suo trionfo. «In questo giorno che il Signore ha fatto - afferma san Gregorio Nisseno, nella sua omelia sulla Natività — le tenebre cominciano a diminuire e, aumentando la luce, la notte è ricacciata al di la delle sue frontiere. Certo, o fratelli, ciò non accade né per caso né per volere estraneo: è il giorno stesso in cui risplende Colui che è la vita divina nell'umanità. È la natura che, sotto questo simbolo, rivela un arcano a quelli il cui occhio è penetrante, e i quali sono capaci di comprendere la circostanza della venuta del Signore. Mi sembra di sentirlo dire: "O uomo, sappi che sotto le cose che to vedi ti vengono rivelati misteri nascosti. La notte, come hai visto, era giunta alla sua più lunga durata, e d'improvviso s'arresta. Pensa alla notte funesta del peccato che era giunta al colmo per l'unione di tutti gli artifici colpevoli: oggi stesso il suo corso è stroncato. A partire da questo giorno, essa e ridotta, e presto sarà annullata. Guarda ora i raggi del sole più vivi, l'astro stesso più alto nel cielo, e contempla insieme la vera luce del Vangelo che si leva sull'universo intero"».
«Esultiamo, o fratelli — esclama ancora sant'Agostino — perché questo giorno a sacro non già per il sole visibile, ma per la nascita dell'invisibile Creatore del sole. II Figlio di Dio ha scelto questo giorno per nascere, come si è scelta una Madre, Lui che è il Creatore del giorno e della Madre insieme. Questo giorno, infatti, nel quale la luce ricomincia ad aumentare, era adatto a significare l'opera di Cristo che, con la sua grazia, rinnova continuamente il nostro uomo interiore. Avendo l'eterno Creatore risolto di nascere nel tempo, bisognava che il giorno della sua nascita fosse in armonia con la creazione temporale». In un altro Sermone sulla medesima Festa, ii vescovo d'Ippona, riferendosi alla misteriosa espressione di san Giovanni Battista: Bisogna che Egli (Cristo) cresca e che io diminuisca (Gv 3,30), spiega: «Giovanni è venuto in questo mondo nel tempo in cui i giorni cominciano ad accorciarsi; Cristo nato nel momento in cui i giorni cominciano ad allungarsi». II cosmo, dunque, con i suoi movimenti siderei riflette misticamente gli eventi che la Chiesa fa vivere alle anime con la sua divina Liturgia: il levarsi dell'astro del Precursore al solstizio d'estate (24 giugno) e l'apparizione del Sole divino nella stagione delle ombre (25 dicembre).
Tutto dunque, in cielo e in terra, ruota intorno al divin Sole di giustizia, quell'Astro fulgente eternamente predestinato a manifestarsi al mondo il venticinquesimo giorno del mese di dicembre, VIII Kalendas Januarii.
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