di Joseph Ratzinger
In occasione di una conferenza sulla storicità del dogma, un assistente spirituale degli studenti mi dichiarò che, in qualunque maniera si volga e si rigiri la questione, in realtà proprio il dogma è sempre l’ostacolo principale per ogni specie di annuncio. Questa osservazione mi sembra sintomatica del fraintendimento del compito del sacerdote che oggi largamente si constata. In realtà, è il contrario.
Molti cristiani, me compreso, oggi come oggi sono presi da un segreto malessere quando devono partecipare a una liturgia in una qualche chiesa, quando si pensa quali teorie mal comprese, quali opinioni personali bizzarre e insulse di un qualche sacerdote bisognerà sopportare nella predica; per non parlare delle invenzioni personali in materia liturgica. Nessuno va in chiesa per sentire queste opinioni personali.
Non mi interessa affatto sapere quale tiritera tizio o caio ha escogitato intorno alle questioni della fede cristiana. È una cosa che può andar bene per una conversazione serale, ma non è in grado di stabilire quel vincolo che porta in chiesa domenica dopo domenica. Chi in questo modo annuncia se stesso si sopravvaluta e si attribuisce una importanza che assolutamente non ha. Se uno va in chiesa, è per incontrare non quello che io o un altro abbiamo escogitato, ma la fede della Chiesa, che abbraccia i secoli, viene prima di noi, e può sostenere noi tutti.
Joseph Ratzinger, Annunciatori della parola e servitori della vostra gioia, [p. 129]
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