Intervista al Cardinale Zenon Grocholewski
ROMA, lunedì, 30 maggio 2011 (ZENIT.org).- La musica sacra ci deve portare a vivere un qualcosa di trascendente, non un optional ma qualcosa di fondamentale, diverso dalla banalità dei canti che non si adattano alla preghiera ma sono semplicemente chiasso.
Sono questi alcuni dei pensieri che il Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e Gran cancelliere del Pontificio Istituto per la Musica Sacra, ha voluto condividere con ZENIT in apertura del Congresso internazionale tenutosi la scorsa settimana a Roma per il centenario di fondazione del suo Pontificio Istituto.
Come è possibile conciliare la musica sacra con le nuove tendenze?
Cardinale Zenon Grocholewski: Il problema non è facile: occorre infatti unire la tradizione della Chiesa e la sacralità della musica con la possibilità di nuovi contributi nella musica. Pio X fondò l’Istituto proprio per studiare tale problematica. E questo Istituto forma studenti da tutto il mondo e sensibilizza sul ruolo della musica sacra.
In che modo la musica sacra si abbina alla liturgia?
Cardinale Zenon Grocholewski: La musica sacra fa parte integrante della liturgia quindi deve essere una preghiera, deve esprimere questo momento, non è soltanto un accessorio ma qualcosa di essenziale. D’altra parte oggi osserviamo una completa banalità di alcuni canti che non si adattano alla preghiera ma sono semplicemente chiasso. La liturgia necessita anche del silenzio. Il canto e preghiera devono essere coerenti con ciò che si compie durante l’Eucaristia. In realtà in passato grandi musicisti, come Giovanni Pierluigi da Palestrina, hanno composto melodie stupende per le Messe.
Oggi bisognerebbe, forse, avere un po’ più di questa musica sacra nelle chiese?
Cardinale Zenon Grocholewski: Sì, penso di sì. Si dovrebbe rafforzare la comprensione della musica sacra. Ci sono delle nuove composizioni, molte volte le ho sentito in chiesa, cose completamente nuove ma molto belle.
Ci può fare qualche esempio?
Cardinale Zenon Grocholewski: L’anno scorso sono stato a Marsiglia dove ho celebrato per dei giuristi in una chiesa destinata ad essere demolita, perché non c’erano fedeli. E’ venuto un nuovo sacerdote e ora questa chiesa, la domenica, è piena. Tra l’altro grazie ai suoi canto e alla sua preghiera. Le composizioni sono infatti sue. Questo sacerdote prima di entrare in seminario cantava nei cabaret di Parigi, poi c’è stata una conversione ed è diventato sacerdote. E devo dire che ero affascinato dal modo in cui le sue composizioni esprimevano la preghiera. All’uscita ho parlato con le persone e molti mi hanno risposto che venivano anche da lontano “perché qui si prega, il sacerdote fa una predica che possiamo capire e c’è della bella musica”.
Lei ha parlato della sacralità. Che cosa è la sacralità?
Cardinale Zenon Grocholewski: La sacralità viene espressa nella misura in cui si manifesta la preghiera, in quanto è nostalgia per qualche cosa, in quanto esprime una trascendenza. Oggi per esempio alcune musiche moderne che sentiamo, diciamo in televisione, non hanno nulla di trascendentale, sono un divertimento qui sulla terra, non c’è nostalgia di niente. Certo, non è facile definire cosa sia la sacralità, non è una cosa fisica come definire un materiale. Però c’è una sensibilità nella Chiesa che riconosce quel che è sacro da quello che lo è meno.
Un presule ha affermato una volta che la musica nella liturgia ci porta a vivere quello che sarà il paradiso. Che cosa ci offre la musica sacra?
Cardinale Zenon Grocholewski: Molte pagine significative sulla musica sacra le ha scritte Ratzinger, ancora prima di diventare Papa, come si può apprezzare nella sua Opera omnia. E lui sottolinea che la musica sacra deve portarci in un altro mondo, condurci a una nostalgia per qualcosa di trascendente. Non è soltanto chiasso che ci porta fuori strada. Ratzinger afferma che quando si perde questo orizzonte trascendentale della vita umana, tutto si riduce alla terra, anche la musica e la profondità del pensiero. La musica deve aprire questo spazio al trascendente.
C’è un consenso unanime nella Chiesa secondo cui l’organo è lo strumento sacro per eccellenza?
Cardinale Zenon Grocholewski: Penso di sì, quando si va in chiesa l’organo crea una particolare atmosfera, dà una certa pienezza. Ecco perché in alcune chiese moderne, anche importanti, si cerca di conservarlo.
Un qualche consiglio per i parroci, anche per quelli più giovani?
Cardinale Zenon Grocholewski: Penso che sia necessario sensibilizzare la gente alla musica sacra, che è preghiera. Certo non è possibile creare un bel coro in ogni parrocchia, ma devono sensibilizzare la gente sulla sacralità del canto che viene eseguito in chiesa.
Fonte: www.zenit.org
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