mercoledì 5 novembre 2025

L’Europa è illuminista, laicista, liberale, indifferente alle religioni e moralmente fluida





L’Europa si è data un fondamento: ideologico ma irrevocabile



Di Silvio Brachetta, 5 nov 2025

Michele Silenzi scrive sull’auto-dissoluzione dell’Europa [qui], nella vana ricerca delle sue radici spirituali e identitarie. Conclude che, non riuscendo a darsi una qualunque identità, «oggi, lo spirito, in Europa, tace».

Non sembra, però, che in Europa vi sia uno spirito muto. Tutt’altro. La scelta appare precisa e irrevocabile, anche per quanto riguarda l’anno: lo spirito e l’identità dell’Europa di oggi nascono il 5 di maggio del 1789 (Rivoluzione francese) e l’ostetrico si chiama “illuminismo”. Tutto qua.

Silenzi accenna alla storia europea degli ultimi vent’anni, in particolare al ruolo di Joseph Ratzinger, il quale «volle chiamarsi come il santo protettore dell’Europa, Benedetto». Ma le cose non sono andate nel verso giusto: Benedetto XVI «su questo tempo» – l’era contemporanea – «ha posto un memorabile sigillo di fallimento sottraendosi da esso con una rinuncia». Naufragava così ogni possibilità di riconoscere che l’Europa è fondata su «radici greche e giudaico-cristiane», per cui adesso «questo orizzonte non sembra più neppure oggetto di dibattito». Più o meno è andata così.

E infatti non c’è bisogno di un ulteriore dibattito quando si giunge a una conclusione certa. La conclusione fu, negli anni successivi alla rinuncia di Ratzinger, che l’Europa è illuminista, laicista, liberale, indifferente alle religioni e moralmente fluida. Non che Silenzi taccia sulla bontà dell’insistere, almeno da parte della Chiesa, sulle «radici storiche-filosofiche-religiose dell’Europa», o non ammetta che la deriva ideologica fu una vittoria del «grigio laicismo privo di speranza, ma pieno di buoni sentimenti, che via via si è impadronito del continente». Silenzi, però, bolla il magistero di Benedetto XVI (che fu anche quello di Giovanni Paolo II) come «nostalgie reazionarie», che sono buone solo «per riempire ampolle lacrimevoli e commemorative con cui benedire i propri personali altarini, o sono simulacri di rancore per la gioventù perduta». E afferma: «indietro non si può andare».

E infatti non si può andare indietro e, se l’autore avesse ragione, non si capisce perché l’Europa laica dei Macron e delle Von der Leyen dovrebbe tornare sulle sue decisioni e rinnegare il proprio schema mentale. È del tutto inutile lamentarsi – come appunto nell’articolo ci si lamenta – del Green Deal, dell’irrilevanza politica, delle ideologie belliche o del disastro economico europeo, se al fallimento illuminista non si oppone un’idea forte.

Silenzi non ha nulla da opporre, nemmeno per accenno, all’ideologia che sostiene la burosaurica inadeguatezza dell’Europa contemporanea. Forse ne avrà scritto altrove, ma non su questa pagina. Egli osserva che lo spirito, che dovrebbe dare un’identità all’Europa, «è l’idea che abbiamo dell’essere umano, di chi sia, di cosa sia». E qual è quest’idea, in Silenzi? Non è dato saperlo, mentre invece la Chiesa ne ha parlato per secoli. Non solo, ma quest’idea è chiarissima anche in Macron e in Von der Leyen, che avranno tutti i difetti del mondo, tranne quello di titubare su quelli che ritengono i princípi.

Quindi, sino ad ora, restano in campo solo le «radici greche e giudaico-cristiane» del pensiero forte, assieme all’oceano di ragioni su chi è l’uomo, da dove viene e dove va. Le quali ragioni non sono vecchiume, non sono «nostalgie reazionarie» condite da lacrime e rancore, ma la pura verità dei fatti, la realtà di una sostanza metastorica dimostrata nel dettaglio. Di altre eventuali ragioni forti e alternative non si sa nulla.





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