Julio Loredo, 6 novembre 2025
Papa Leone ha fatto un accorato appello affinché le tensioni nella Chiesa non diventino contrapposizioni ideologiche e polarizzazioni dannose. Chi provoca queste tensioni? Il cardinale Müller non ha dubbi: le gravi tensioni provengono dal progressismo che relativizza i sacramenti e l’insegnamento apostolico.
Voi che seguite questo canale, e che siete in numeri sempre crescenti, sapete che, pur riportando l’attuale crisi nella Chiesa con rigore e oggettività, non perdo l’occasione di mostrare l’azione speranzosa della grazia divina, specialmente quando soffia tra le giovani generazioni. Ho visto l’ultimo studio sul Quiet Revival e ho notato come, mentre continuano a uscire studi che confermano la rinascita della fede soprattutto fra i giovani, alcuni vescovi e perfino cardinali si afferrano alle loro ormai logorate posizioni progressiste. Papa Leone, preoccupato, ha fatto un appello affinché non ci siano nella Chiesa contrapposizioni ideologiche o polarizzazione dannose. Ma mi chiedo, sarà un obiettivo raggiungibile
La Rinascita Silenziosa della Fede
Innanzitutto, voglio condividere i segnali confortanti che ho trovato nelle fonti in questi giorni. Un articolo pubblicato sul quotidiano socialista spagnolo El País informa che è molto probabile che la Spagna stia iniziando a registrare una significativa rinascita nella pratica del cattolicesimo. Non si tratta solo di una rinascita estetica, ma di un movimento silenzioso ma profondo. Il titolo la dice tutta: “I giovani più a destra che mai”. Questo fenomeno si registra soprattutto nella Generazione Zeta, ovvero quelli nati fra il 1990 e il 2010. L’articolo si mostra sorpreso perché si tratta di una gioventù che paradossalmente non ha avuto praticamente alcun contatto precedente con il cattolicesimo, ma vi si avvicina senza pregiudizi e con autentica curiosità. Io commento che è proprio perché questa generazione non è stata deformata dalla pseudoeducazione religiosa contaminata dagli errori sparsi dagli anni Sessanta che si avvicina alla fede senza preconcetti. A tutto questo si aggiunge l’influenza culturale di un rinnovato interesse per la spiritualità, il che significa che il mondo moderno non soddisfa più i bisogni dei giovani, che si rivolgono quindi alla Chiesa.
Dalla Spagna, passo agli Stati Uniti, dove per la prima volta nella storia recente, i giovani adulti frequentano la Chiesa più spesso dei loro genitori e nonni. Questa è la conclusione di uno studio del Borna Group intitolato State of the Church. Lo studio evidenzia che i membri della Generazione Zeta frequentano la Chiesa più dei Boomers e degli Elders (i più anziani). Questo, concludono, è una buona notizia per la Chiesa e un segno che tra i giovani si sta verificando un rinnovamento spirituale.
La Tradizione come Strumento di Apostolato
Un aspetto interessante di questa rinascita della fede è la crescente importanza della liturgia in latino e in generale delle forme più tradizionali di religione. Proprio mentre la persecuzione antitradizionale si fa più intensa, vedo che il numero dei fedeli che frequentano abitualmente o preferenzialmente la Messa tridentina sta aumentando in tutto il mondo. Enrico Rocca Giacchini, commentando il recente pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma, del quale ho parlato la scorsa settimana, scrive che il pellegrinaggio “ha fatto il botto”. I partecipanti – circa 3.000, anche se secondo me possiamo parlare di più di 4.000 – sono più che raddoppiati rispetto alla media degli anni precedenti, con un ulteriore incremento della quota di giovani, famiglie e bambini; anche i sacerdoti, specialmente quelli giovani, sono moltiplicati.
Non sono solo io a dirlo, bensì monsignor Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco, il quale afferma che la Santa Messa celebrata nel rito tradizionale è uno strumento privilegiato di apostolato, soprattutto con i giovani. Egli dice che i giovani sono attratti dalla bellezza del vecchio rito della messa, e più sono giovani, più sembrano essere attratti dalla forma tradizionale. Lo confermano anche i dati scientifici: uno studio del sociologo Stephen Boulevan rivela che circa la metà dei cattolici si mostra interessata a partecipare alla Messa in latino, e i giovani cattolici costituiscono una percentuale smisurata dei fedeli della Messa in latino. Anche Massimo Franco, noto editorialista del Corriere della Sera, commenta che tutte le rivelazioni dicono che i giovani cattolici in molti paesi, siano sacerdoti o laici, sono più tradizionalisti rispetto alla generazione precedente.
L’Ostinazione Progressista e le Tensioni Sinodali
Eppure, nonostante questi chiari segnali, ci sono ancora prelati che si ostinano nell’avversare o ostacolare questa rinascita. Il cardinale Bless Sup, arcivescovo di Chicago, per esempio, ritiene che la Messa tradizionale sia più uno spettacolo che una partecipazione attiva. Egli non definisce la Messa come il catechismo (rinnovamento del sacrificio del Calvario), ma come un atto di solidarietà con i poveri, sostenendo che il criterio di autenticità delle celebrazioni eucaristiche risiede nella preoccupazione per i bisognosi. Mi sembra che, mentre i progressisti fanno questa “opzione preferenziale per i poveri”, i poveri stiano facendo un’opzione preferenziale per la tradizione. Il bisogno più urgente dei bisognosi è quello di ricevere parole di verità e di vita eterna, non discorsi sociologici, psicologici o, peggio ancora, di accettazione dell’agenda LGBT.
Quest’ultima tendenza è evidente nel recente documento “Lievito di pace e di speranza”, approvato la scorsa settimana dall’assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Anche se il documento dovrà essere votato nel plenario della CEI a novembre, ha già suscitato polemica. Due vescovi, monsignor Paccosi di San Miniato e monsignor Suetta di Sanremo, lo hanno bocciato sonoramente, con Monsignor Suetta che afferma chiaramente che la CEI non può cambiare la dottrina cattolica. Sembra che il cammino sinodale italiano insegua quello tedesco: la Conferenza episcopale tedesca ha pubblicato una guida educativa che promuove l’accettazione incondizionata di tutti gli orientamenti sessuali e le identità di genere nelle scuole cattoliche.
Queste costanti fughe a sinistra di alti prelati e di certi organi sinodali stanno acuendo le tensioni all’interno della Chiesa. È proprio ciò che Papa Leone vorrebbe evitare.
Il Nodo della Divisione
Papa Leone, nella Messa per le sinodali di domenica scorsa, ha esortato ad abitare con fiducia le tensioni che attraversano la vita della Chiesa, come quelle tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione, lasciando che lo Spirito le trasformi affinché non diventino contrapposizioni ideologiche e polarizzazione dannose. La domanda che molti analisti si pongono, e che mi pongo anche io, è: fino a che punto è possibile conciliare, o perlomeno far coesistere, due visioni tanto differenti, direi antitetiche, della Chiesa – quella fondata da Gesù Cristo e plasmata in 2000 anni di storia, e quella oggi proposta dalle correnti più ardite del progressismo?
Il cardinale Gerhard Müller ha fornito una risposta in un’intervista con Redmond Arroio. L’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede avverte che l’attuale divisione all’interno della Chiesa non deriva dalla tradizione ma dal progressismo. Egli è esplicito: ciò che divide la Chiesa non è la Messa tradizionale né i fedeli che la amano, ma coloro che relativizzano i sacramenti e gli insegnamenti apostolici. Secondo il cardinale tedesco, coloro che si presentano come riformatori sono in realtà coloro che impongono una mentalità ideologica estranea al Vangelo. Il vero progresso nella Chiesa, cito il cardinale, “non consiste nell’inventare una nuova dottrina ma nel vivere più pienamente la verità ricevuta”.
Diversi vaticanisti, come Enrico Roca Giacchini, hanno lanciato un appello alla preghiera affinché Papa Leone non si lasci trascinare dalle narrative progressiste. È un appello al quale mi unisco con tutto il cuore.
Papa Leone, nella Messa per le sinodali di domenica scorsa, ha esortato ad abitare con fiducia le tensioni che attraversano la vita della Chiesa, come quelle tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione, lasciando che lo Spirito le trasformi affinché non diventino contrapposizioni ideologiche e polarizzazione dannose. La domanda che molti analisti si pongono, e che mi pongo anche io, è: fino a che punto è possibile conciliare, o perlomeno far coesistere, due visioni tanto differenti, direi antitetiche, della Chiesa – quella fondata da Gesù Cristo e plasmata in 2000 anni di storia, e quella oggi proposta dalle correnti più ardite del progressismo?
Il cardinale Gerhard Müller ha fornito una risposta in un’intervista con Redmond Arroio. L’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede avverte che l’attuale divisione all’interno della Chiesa non deriva dalla tradizione ma dal progressismo. Egli è esplicito: ciò che divide la Chiesa non è la Messa tradizionale né i fedeli che la amano, ma coloro che relativizzano i sacramenti e gli insegnamenti apostolici. Secondo il cardinale tedesco, coloro che si presentano come riformatori sono in realtà coloro che impongono una mentalità ideologica estranea al Vangelo. Il vero progresso nella Chiesa, cito il cardinale, “non consiste nell’inventare una nuova dottrina ma nel vivere più pienamente la verità ricevuta”.
Diversi vaticanisti, come Enrico Roca Giacchini, hanno lanciato un appello alla preghiera affinché Papa Leone non si lasci trascinare dalle narrative progressiste. È un appello al quale mi unisco con tutto il cuore.

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