martedì 10 settembre 2024

“Perfino in Europa il cristianesimo viene perseguitato”. Intervista di Martina Pastorelli all’Arcivescovo Orlando Antonini




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Di Osservatorio Card. Van Thuan, 10 Set 2024

Che il cristianesimo viva un periodo difficile in Europa, tra gli attacchi condotti dalla cultura secolarizzata e gli ostacoli posti alla libertà religiosa, è un fatto noto, nei giorni scorsi simbolicamente rappresentato dall’immagine dell’ennesimo luogo di culto cattolico semidistrutto – la Chiesa dell’Immacolata Concezione di Saint-Omer, nel nord della Francia – dopo essere stato dato alle fiamme. Davanti a questa offensiva c’è un alto prelato che vede nell’attuale momento storico l’inizio di una nuova persecuzione nei confronti dei cristiani: monsignor Orlando Antonini, Arcivescovo Titolare di Formia che è stato diplomatico della Santa Sede e Nunzio Apostolico in diversi Paesi, l’ha denunciata apertamente in una recente omelia tenuta in Santa Maria di Collemaggio (l’Aquila), parlando di “cristiani divenuti bersaglio di attacchi e di derisione a causa della nostra fede e dei nostri principi morali.”

Eccellenza, a che cosa si riferiva?

Cito solo qualche episodio. Come non chiamare “inizio di persecuzione” il fatto che a Parigi lo scorso agosto sei cristiani sono stati arrestati per aver protestato contro la parodia dell’Ultima Cena all’inaugurazione dei Giochi Olimpici? Come non chiamare “inizio di persecuzione” il fatto che in Irlanda, nel maggio 2022, l’insegnante Enoch Burke sia stato in prigione per 400 giorni per non aver chiamato un/una transgender come voluto dal politically correct? Papa Francesco ha detto che si è anche arrivati a toglierti il lavoro se non ti adegui a leggi che vanno contro Dio Creatore: non ha citato i casi per discrezione, ma avvengono. Quando, viste le avvisaglie, temi diabolici come il gender si insinueranno nelle legislazioni, allora i casi persecutori si moltiplicheranno, con denunce, arresti, multe, licenziamenti e quant’altro. Non importa come siano etichettati questi attivisti cristiani: basta che non turbino l’ordine pubblico, come difatti non lo turbano. Quanto alla tolleranza che viene invocata per reprimerli, basta che non si tratti della frase attribuita a Dostoevskij: “La tolleranza arriverà ad un tale livello che alle persone intelligenti sarà vietato fare qualsiasi riflessione per non offendere i deficienti”. Si ricordi sempre che la libertà religiosa è la cartina di tornasole dell’esistenza o meno di tutti gli altri diritti.

Quali saranno i tratti di questa persecuzione?

Quelli che ho appena detto. Forse l’unica cosa che da noi non si verificherà è la pena di morte, ma soltanto perché è stata abolita nelle legislazioni. Ciò che colpisce della persecuzione sottile in atto in Occidente è che essa proviene non da estranei alla Chiesa – cosa che non meraviglierebbe più di tanto – ma da gruppi di individui che furono battezzati, cresimati e comunicati e che, magari senza neppure avere approfondito e vissuto la fede, l’hanno rifiutata. Il fatto che ancora si mettano in scena soggetti biblici conferma quanto diceva Benedetto Croce, e cioè che noi “non possiamo non dirci cristiani”, il che indica che in questi due millenni i valori evangelici si son fatti cultura. Che ora, la pur nobile difesa dell’inclusione mascheri in realtà il desiderio tutt’altro che nobile di ripudiare l’eredità culturale che ci definisce come civiltà, pone alla Chiesa un grosso problema di formazione: visto che attualmente, nonostante i pur generosi sforzi dei catechisti, la ricezione della Cresima rappresenta ormai per molti il blocco della pratica cristiana, credo sia necessario un ripensamento radicale dell’iniziazione, con un catecumenato post-battesimale verso Cresima e Comunione cui si entri per scelta, al momento della ‘conversione’ a Cristo del battezzato; il che, beninteso, potrà avvenire anche precocemente – si pensi all’esempio di Carlo Acutis – se le famiglie cristiane, contrariamente a quanto non hanno fatto più dagli anni Sessanta del ‘900, avranno saputo trasmettere la fede ai figli. Questo, non per avere una Chiesa di ‘puri’ (ché saremo sempre peccatori), ma di membri che approfondiscano la propria fede e cerchino di esservi coerenti nella vita.

Cristianamente parlando che cosa è la persecuzione?


Il martirio è la normalità per il cristiano, come l’amore dei nemici è la sua carta d’identità. È patire prontamente e volentieri anche la morte per il nome di Cristo. “Carissimi – scriveva San Pietro ai primi cristiani – non siate sorpresi per l’incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano”. Naturalmente l’accettazione della morte dev’essere per il nome di Cristo, non per altri motivi. Per questo San Pietro subito dopo soggiunge: “Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca: glorifichi anzi Dio per questo nome”. È questa prontezza al martirio, unita all’amore dei nemici, che ha fatto in modo che il cristianesimo nei primi tre secoli, al contrario di altre fedi, si diffondesse non con la conquista militare o la spada, bensì appunto con il versamento del proprio sangue per la fede in Cristo.

Ai cristiani oggi si rimproverano molti errori e li si usano per giustificare certi attacchi; ma se il loro comportamento fosse esemplare cambierebbe qualcosa?

Nel corso della loro bimillenaria storia – bimillenaria, si noti! – i cristiani, oltre ad avere offerto valori alla nostra civiltà, forgiandola con un innegabile contributo di santità, di carità, di cultura e di arte, hanno anche peccato – e tuttora peccano – di gravi infedeltà, sia in capite che in membris, a volte facendo ‘bestemmiare il nome di Dio tra le genti’ con la loro condotta. Ma è anche certo che se i cristiani si comportassero sempre esemplarmente, l’opposizione a Cristo si produrrebbe lo stesso. Anzi sarebbe più virulenta. È il Vangelo stesso che provoca. Gesù Cristo è posto a ‘segno di contraddizione’. Lo esplicava bene nel secondo secolo l’autore della Lettera a Diogneto. “I cristiani – scriveva – rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne e le membra pur essendone odiata; così pure i cristiani amano chi li odia.”

In fondo, i nostri persecutori possono sentirsi fortunati: il nostro cattivo esempio varrà davanti al tribunale di Dio come attenuante per coloro che ora irridono Cristo e ci perseguitano.


Gli apostoli furono fustigati e portati davanti al Sinedrio perché “annunciarono” e così facendo trasmisero la parola di Gesù. Come siamo chiamati a reagire noi? Quale deve essere il comportamento del cristiano in questi contesti di persecuzione, che il Papa ha definito “in guanti bianchi”?

Forse gli attacchi di cui il cristianesimo è fatto oggi oggetto in Occidente Dio li permette per far prendere coscienza e svegliare i cristiani, i cattolici, da un cristianesimo abitudinario e all’acqua di rose. Nessun credente deve oggi vergognarsi delle proprie convinzioni religiose, certo senza sbandierarle con fanatismo o con atteggiamenti radicali; ma è necessario viverle e testimoniarle con dignità e coerenza. Nella società secolarizzata, Dio è ormai presente quasi unicamente grazie alla fede, in una Chiesa come comunità che cammina nella storia, se in essa i laici cristiani testimoniano Cristo con la vita, annunciandolo in tutti gli ambiti umani, sociali, culturali ed artistici a coloro che se ne sono allontanati o che non lo conoscono.

In concreto, su temi come la vita, la famiglia, la sessualità, come resistere al “cambiamento d’epoca” individuato da papa Francesco?

Continuando a predicare né più né meno ciò che il Signore ci dice nella Sacra Scrittura esplicitata dal Catechismo della Chiesa Cattolica circa questi temi. Fungendo da coscienza critica della società, avendo l’audacia data dal Signore al profeta Geremia di ‘cingerci i fianchi, alzarci e dire quel che Dio ci incarica di dire, senza spaventarci’, senza annacquare i valori evangelici adeguandoli alla mentalità del secolo nella erronea convinzione di una loro più agevole recezione, ma facendoci ‘muro di bronzo’ contro il cosiddetto pensiero unico, relativista, nichilista ed edonista, che sta sguarnendo con uno stillicidio la civiltà occidentale di quelle difese immunitarie culturali che – portate proprio dal cristianesimo – l’hanno fatta grande.

Intervista di Martina Pastorelli all’Arcivescovo Orlando Antonini

(fonte: La Verità, 8 settembre 2024, p. 12)

(Foto: Screenshot)





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