venerdì 27 settembre 2019

Se un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici visti al microscopio


Un cuore vivo che soffre, visto al microscopio 


Aldo Maria Valli 27-09-2019

Cari amici di Duc in altum, oggi vi propongo una lettura che ho trovato entusiasmante e preziosa. Si tratta del libro Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza (Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2018, 240 pagine, 20 euro), nel quale il dottor Franco Serafini prende in esame cinque miracoli eucaristici sotto il profilo medico e scientifico, giungendo a conclusioni che non possono essere ignorate, tanto più che per la scienza tali miracoli, come scrive l’autore, “costituiscono una pietra d’inciampo, un motivo di imbarazzo, un’incursione a gamba tesa, fatta di carne e sangue, nell’asettico e sacro territorio della dea ragione”. Ma anche taluni cattolici sembrano esserne disturbati, al punto che preferiscono sorvolare e non occuparsene.

Il dottor Serafini ha accettato di rispondere ad alcune domande. Buona lettura!


A.M.V.

***


Dottor Serafini, lei è un medico, un cardiologo, e lavora in un ospedale, dove visita e cura tante persone. Quando e perché ha deciso di “visitare” anche Gesù occupandosi dei miracoli eucaristici?


Da qualche anno mi interessavo di un argomento decisamente particolare: l’aspetto medico-scientifico dei miracoli eucaristici. Che cosa si trova, per esempio da un punto di vista istologico o genetico, nei campioni prelevati da ostie consacrate che apparentemente hanno sanguinato? Mi riferisco ovviamente a indagini richieste dalle autorità ecclesiastiche nell’iter di riconoscimento di possibili nuovi prodigi eucaristici. Ebbene, tutto quello che potevo leggere su questo tema, in rete o su carta, non era soddisfacente: era scientificamente carente, impreciso e a volte proprio sbagliato. Eppure mi sembrava un argomento importante, dal potenziale apologetico enorme, e allora ho deciso di interessarmene personalmente. Ho passato in rassegna tutto il materiale esistente, ho preso contatto con gli studiosi coinvolti, i testimoni oculari; quando possibile sono andato di persona a verificare sul posto. Il risultato è racchiuso in questo volume dal titolo imbarazzante (almeno per me!).

Da uomo di scienza, quali sono le conclusioni a cui sono giunte le sue ricerche circa i miracoli eucaristici presi in considerazione, ovvero Lanciano, Buenos Aires, Tixtla, Sokółka e Legnica?


C’è uno schema che si ripete con confortante puntualità. Cinque volte su cinque è presente tessuto miocardico umano. Il cuore, come è evidente per tutti gli uomini, di tutte le culture, non è un organo come un altro, ma è dotato di una profonda e significativa simbologia a cui i miracoli ci vogliono richiamare. Ma quello che più mi sconvolge, e qui è il cardiologo che parla, è che questo cuore è profondamente sofferente. Nelle preparazioni istologiche, infatti, troviamo segni come l’infiltrazione leucocitaria e la frammentazione-segmentazione delle fibre miocardiche che ci descrivono un contesto patologico molto preciso, come quello che si trova nei cuori sofferenti a causa di un intenso stress da rilascio di catecolamine. Si tratta di quel quadro clinico rappresentato dall’infarto da stress, in assenza di una malattia delle coronarie, che colpisce chi è angosciato per una notizia terribile, come un lutto familiare o è colpito da un trauma fisico o morale estremo.

Spesso, nei miracoli eucaristici, è presente sangue. A Buenos Aires sono state documentate alterazioni di questo sangue come la linfocitosi e l’ipogammaglobulinemia compatibili con il quadro delle prime ore di un paziente severamente politraumatizzato.
Di grande interesse è poi il riproporsi dello stesso gruppo sanguigno, il gruppo AB, comune alle tracce di sangue della Sindone e di altri teli della Passione. Anomalo è il comportamento del DNA, che tende a sfuggire ai comuni marcatori, come a voler impedire un eccesso di riconoscimento, un “eccesso di prova” che umilierebbe e renderebbe superflua la fede degli uomini nella Presenza Reale eucaristica.

Lei conclude che, in tutti i casi esaminati, ci troviamo di fronte alla carne e al sangue di Gesù, e fornisce le prove. Come credente, come si sente davanti a queste evidenze?
Io concludo, per dire meglio, che ci troviamo di fronte a carne e sangue di un uomo agonizzante il cui quadro clinico è compatibile con quello di chi è stato torturato e appeso a una croce.

Da credente mi sento confortato da queste evidenze. Infatti in questi tessuti non troviamo reperti incredibili, che ci stupiscono o che costringono i teologi a complesse spiegazioni per giustificarne l’autenticità. Al contrario, trovo che il riproporsi di un cuore e di un sangue sofferenti sia un dato edificante e semplice, intuitivamente comprensibile a tutti, senza bisogno di lauree in medicina o in teologia.

Il microscopio ci dimostra che lì, nei miracoli eucaristici, c’è il sangue e la carne di uomo torturato e morto sulla croce. Ma l’occhio della fede che cosa vede?
Vede infinitamente di più: il più piccolo frammento di pane o la più piccola goccia di vino consacrati, senza bisogno di nessun prodigio visibile, contengono Colui che l’universo non può contenere. In fondo in questi miracoli eucaristici sono presenti solo alcune, limitate, porzioni di tessuto umano. Nell’Eucaristia “normale” (come suona ridicola e inadeguata la parola “normale”!), la dottrina di sempre ci ricorda che è presente niente meno che tutta la sostanza del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo.

Credo che non risolveremo mai la diatriba se il miracolo eucaristico sia ancora Eucaristia nella sua pienezza da cui traspare per un ulteriore miracolo un’apparenza accidentale di tessuto umano (come insegna Tommaso nella Summa) oppure se il miracolo eucaristico sia diventato “solo” una reliquia del corpo di Gesù.

Tra tutte le vicende esaminate, qual è quella che l’ha appassionata di più?
Difficile scegliere. Forse il più antico, l’outsider tra i cinque eventi di cui mi sono interessato: il miracolo di Lanciano. Non tutti sanno che l’origine di questo fatto, nel lontano profondo medioevo, non è più confortata da nessun documento storico, ma solo dalla tradizione orale, almeno per i primi otto secoli dal prodigio. Per questo nel 1970 i francescani decisero di supportare l’autenticità di questa abbondante e generosa reliquia chiedendo un parere alla scienza. Si rivolsero al professor Linoli di Arezzo che poté confermare, con uno studio impeccabile, l’origine umana del tessuto miocardico e del sangue conservati a Lanciano. Nel mio piccolo mi sono sentito un po’ Indiana Jones quando ho potuto visionare e smascherare un successivo falso ideologico, confezionato nel 1976 e che si era inserito nel corpus della letteratura scientifica accreditandosi come una voluminosa ricerca originale su mandato addirittura dell’Oms e dell’Onu. Bisogna evidentemente difendere i miracoli eucaristici anche dal “fuoco amico” di qualche “scienziato pasticcione”.

Viviamo in tempi in cui un cattolico, se parla, scrive e si comporta da cattolico, rischia facilmente l’emarginazione. Lei ha subito, diciamo così, contraccolpi professionali a causa delle sue ricerche?
Sinceramente no, anche perché il mio libro è ancora relativamente poco conosciuto. Se aumentasse la sua visibilità… chissà!

Nel libro riferisco però delle vere e proprie persecuzioni subite dai due studiosi polacchi che si sono occupati delle indagini istologiche sull’evento di Sokółka, due scienziati di prim’ordine che hanno dovuto subire perfino un richiamo formale da parte della loro università, accusati di non aver saputo separare l’esercizio della scienza dall’“emotività” della loro fede cattolica, oltre a dover subire una vera e propria gogna mediatica a livello nazionale.

Quando lei racconta gli esiti delle sue ricerche ai non credenti, quali reazioni suscita?
La reazione prevalente è l’imbarazzo a cui segue il silenzio. Ancora nessun valido rappresentante del mondo laicista ha provato a controbattere ai fatti che racconto entrando nel dettaglio delle indagini mediche. L’atteggiamento che prevale è quello di mettere in discussione la credibilità a monte di queste indagini cavandosela con la malafede di chi ha simulato o di chi ha studiato i miracoli eucaristici.

Le voglio però raccontare che, a sorpresa, ho trovato uno speculare e più forte imbarazzo anche nel mondo cattolico. A tanti piace avere una fede “pura”, disincarnata, che non ha bisogno di prove così concrete e sanguinolente… Mi dicono: “Ma io ho già la fede! A cosa servono questi studi?”.

L’Eucaristia, all’interno della Chiesa, è sotto attacco. Strane teologie cercano di sminuirla. Pensa che, paradossalmente, una sua difesa possa arrivare proprio dalle risultanze scientifiche relative ai miracoli eucaristici?
Perché no!? In effetti noi siamo la prima generazione a cui l’Eucaristia parla anche utilizzando il linguaggio originale della scienza e della medicina, peraltro un linguaggio a cui l’uomo contemporaneo è particolarmente, e perfino eccessivamente, sensibile. Mi dà comunque serenità la consapevolezza che, anche in questa materia, è Dio che ha saldamente in mano la situazione. Non è l’uomo che “costringe” con i suoi strumenti tecnologici l’Eucaristia a “parlare” e a svelarsi. Al contrario: il miracolo eucaristico si apre alla scienza nei tempi e nei modi che lui ritiene più opportuni, mettendoci al riparo anche da un eccesso di comprensione razionale che renderebbe superflua la fede.

A cura di Aldo Maria Valli













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