giovedì 9 maggio 2019

Vuoi essere cristiano? Devi combattere!






Dal Compendio di Teologia Ascetica e Mistica di padre Adolphe Tanquerey (1854 – 1932):
(…) l’uomo rigenerato, l’uomo nuovo, con tendenze nobili, soprannaturali, divine, prodotte in noi dallo Spirito Santo per i meriti di Gesù e per l’intercessione della SS. Vergine e dei Santi (…).

Ma al suo fianco c’è l’uomo naturale, l’uomo carnale, il vecchio uomo, con le tendenze malvagie che il battesimo non ha estirpato dall’anima nostra: è la triplice concupiscenza che abbiamo dal primo nostro nascere, e che il mondo e il demonio stuzzicano e rinforzano, tendenza abituale che ci porta all’amore disordinato dei piaceri sensuali, della nostra eccellenza e dei beni della terra. 

Questi due uomini vengono fatalmente a conflitto: la carne o l’uomo vecchio desidera e cerca il piacere senza curarsi della sua moralità; lo spirito ben gli rammenta che vi sono piaceri proibiti e pericolosi che bisogna sacrificare al dovere, vale a dire alla volontà di Dio; ma, insistendo la carne nei suoi desideri, la volontà, aiutata dalla grazia, è obbligata a mortificarla e occorrendo crocifiggerla.

Il cristiano è dunque un soldato, un atleta, che lotta per una corona immortale e lotta fino alla morte. 

Questa lotta è perpetua; perché, non ostante i nostri sforzi non possiamo liberarci dall’uomo vecchio; non possiamo che indebolirlo, incatenarlo, e fortificare nello stesso tempo l’uomo nuovo contro i suoi assalti. 

Da principio la lotta è quindi più viva, più accanita, e i contrattacchi del nemico più numerosi e più violenti. 
Ma a mano a mano che, con sforzi energici e costanti, riportiamo vittorie, il nostro nemico s’indebolisce, le passioni si calmano, e, salvo certi momenti di prova voluti da Dio per elevarci a più alta perfezione, godiamo d’una calma relativa, presagio della vittoria definitiva. 

Alla grazia di Dio ne dobbiamo il buon esito. 

Non dimentichiamo però che le grazie concesseci sono grazie di combattimento non di riposo; che siamo lottatori, atleti, asceti, e che dobbiamo, come S. Paolo, lottare sino alla fine per meritare la corona: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede (…).”

Nessun commento:

Posta un commento