Tra i diversi santi e beati che si ricordano oggi, a Sant’Atanasio spetta un posto di rilievo, tant’è che sia la chiesa copta, sia quella cattolica, sia quella ortodossa lo venerano. E’, inoltre. ricordato nel calendario anglicano e luterano dei santi, mentre i cattolici lo annoverano tra i 36 dottori della Chiesa. La sua festa è celebrata concordemente da tutte le Chiese il 2 maggio (data della morte), con esclusione della chiesa greco-ortodossa che lo ricorda il 18 gennaio, giorno della nascita, avvenuta ad Alessandria d’Egitto. Profondamente legato al suo Paese, si forma nell’ambiente alessandrino, dove esisteva una rinomata scuola cristiana, e inizia la carriera ecclesiastica come segretario del vescovo Alessandro. La sua vita è legata al grande sforzo che la Chiesa deve sostenere in quegli anni per dirimere l’accesa controversia sul dogma trinitario, alla cui difesa Atanasio si dedica con tutte le sue energie.
Ancora diacono accompagna il vescovo Alessandro al primo Concilio di Nicea del 325, voluto dall’imperatore Costantino per discutere della questione sollevata dalla predicazione di Ario, anch’egli di Alessandria, mette in dubbio la natura divina di Gesù Cristo. Il concilio elabora un “simbolo”, cioè una definizione dogmatica relativa alla fede in Dio, che si pone in netta antitesi con il pensiero di Ario, che predica invece la creazione del Figlio ad opera del Padre e quindi negava la divinità del Cristo.
Ancora diacono accompagna il vescovo Alessandro al primo Concilio di Nicea del 325, voluto dall’imperatore Costantino per discutere della questione sollevata dalla predicazione di Ario, anch’egli di Alessandria, mette in dubbio la natura divina di Gesù Cristo. Il concilio elabora un “simbolo”, cioè una definizione dogmatica relativa alla fede in Dio, che si pone in netta antitesi con il pensiero di Ario, che predica invece la creazione del Figlio ad opera del Padre e quindi negava la divinità del Cristo.
Il 17 aprile del 328 muore il vescovo Alessandro e il popolo di Alessandria d’Egitto chiede a gran voce Atanasio come vescovo. Lo rimane per 46 anni che si dimostrano durissimi, di lotta contro l’eresia ariana e contro gli ariani che continuano a rifiutare ciò che il Concilio di Nicea ha stabilito. La discussione dottrinale uiene sovente trasformata in conflitto su questioni personali. Il povero sant’Atanasio viene accusato delle più grandi nefandezze: di aver imbrogliato, di aver violentato una donna, di aver ucciso, di minare all’unicità della Chiesa. Ma gli ariani non si limitarono a questo. Operano anche con grande astuzia. Prima di tutto cercano di occupare quante più sedi episcopali e poi lanciano quello che successivamente è stato definito come semiarianesimo. Altra tecnica tipica delle eresie: una volta condannate, riemergono proponendo un compromesso tra la verità e l’errore. Gli ariani propagandarono la necessità di sostituire il termine stabilito dal Concilio di Nicea, homoousion, con il termine homoiousion. Differenza di una sola lettera, minimale, ma che cambiava tutto. Infatti, il primo termine (homoousion) significa “della stessa sostanza”, il secondo termine (homoiousion) significa “simile in essenza”. Mentre molti vescovi si lasciarono convincere da questo compromesso terminologico, che è cedimento sulla Dottrina, sant’Atanasio resiste come un leone. Subisce l’esilio per almeno cinque volte, ma non cede.
Intanto, anche il potere politico si accanisce contro di lui: l’imperatore Costanzo lo odia. Viene convocato un concilio ad Arles e qui si costringono i vescovi a sottoscrivere una condanna contro di lui. Chi si oppone viene mandato in esilio. Sant’Atanasio viene riabilitato dal nuovo imperatore Valente e da papa Damaso: entrambi capiscono che ha ragione. L’intrepido difensore della fede cattolica muore nella sua città il 2 maggio del 373.
Inizialmente sepolto ad Alessandria, la sua salma comparve nel medioevo a Venezia. Solo nel maggio del 1973 il Patriarca copto di Alessandria, Shenouda III, ottenne da papa Paolo VI la traslazione della salma presso la cattedrale copta di San Marco, ad Alessandria, dove riposa tuttora.
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