Ci risiamo, oramai si va avanti così da cinquant'anni, quel tentare di eliminare certe prassi citando, a sproposito, il concilio, le riforme, e quant'altro serva per mascherare certi abusi attraverso il presunto riferimento a rubriche inesistenti.
E' il caso, l'ennesimo forse tanto che oramai ne abbiamo perso il conto, di una domanda rivolta a Famiglia Cristiana la quale ha dato una risposta inquietante.
la domanda è la seguente:
"Non è poco riguardoso ricevere Gesù nella Comunione e andare subito via?
È proponibile almeno nei giorni feriali la liturgia delle ore dopo la Messa?"
la risposta inquietante è la seguente:
"Il Messale prevede che dopo il congedo «ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando e benedicendo Dio» (n. 90). La partecipazione alla Messa impegna soprattutto a glorificare il Signore con la nostra vita. Ciò non esclude che si possa sostare in chiesa per pregare privatamente; e nei giorni feriali anche comunitariamente, magari con la liturgia delle ore. Purché questo non diventi uno strumento di confronto con gli altri. La Messa è già in sé un rito completo che comprende adorazione, ringraziamento, domanda, offerta e assunzione di impegno apostolico. Teniamo presente che il ringraziamento privato alla Comunione era diventato prassi normale e doverosa quando la Comunione aveva luogo fuori della Messa."
Ma che risposta è mai questa?
Pazienza se a darla è un catechista impreparato o un laico, ma che sia la risposta di un "teologo" sacerdote che risponde in una rubrica specializzata, è davvero triste ed inquietante.
Innanzi tutto la risposta non risponde affatto alle due domande, e laddove vi rispondesse quando dice: " Ciò non esclude che si possa sostare in chiesa per pregare privatamente; e nei giorni feriali anche comunitariamente, magari con la liturgia delle ore. Purché questo non diventi uno strumento di confronto con gli altri", subito è neutralizzata dalla frase successiva, viene infatti da chiederci: e che c'azzecca aggiungerci: "Purché questo non diventi uno strumento di confronto con gli altri...." ??
Da quando in qua la eventuale recita delle Ore diventa uno "strumento" di confronto, e confronto in che senso? negativo? e perchè mai dovrebbe essere negativo (quel "purchè non diventi" è negativo) un confronto avanzato con la principale Preghiera di tutta la Chiesa?
E' stato proprio Paolo VI ad insistere che la Liturgia delle Ore venisse semplificata affinchè anche i laici potessero usarla con il clero, con il proprio parroco, anche prima o dopo la Messa: " Se nel Messale, nel Lezionario e nella Liturgia delle Ore, cardini della preghiera liturgica Romana..." così Paolo VI definisce la Liturgia delle Ore nell'Esortazione Marialis Cultus: cardine della preghiera liturgica Romana.
E non solo. Nella medesima Esortazione, si sollecitano le famiglie a fare uso della Liturgia delle Ore:
" Conformemente alle direttive conciliari, i Principi e Norme per la Liturgia delle Ore giustamente annoverano il nucleo familiare tra i gruppi, a cui si addice la celebrazione in comune dell'ufficio divino: È cosa lodevole (...) che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l'opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa. Nulla deve essere lasciato intentato, perché questa chiara e pratica indicazione trovi nelle famiglie cristiane crescente e gioiosa applicazione..."
Dunque, spiega Paolo VI: " Conformemente alle direttive conciliari...", e dove qui l'invito è rivolto appunto alle famiglie, che male ci sarebbe se queste iniziassero ad imparare l'uso del breviario proprio cominciando in Chiesa e magari prima o dopo la Messa, uniti al proprio sacerdote e con la comunità?
Quindi, laddove il teologo risponde, insinuando un pessimo dubbio sull'uso della Liturgia delle Ore dopo la Messa: " purché questo non diventi uno strumento di confronto con gli altri", Paolo VI sottolinea proprio il contrario, riportando come l'uso di tale strumento sia piuttosto un vero atto identificativo della famiglia cristiana, focolare-chiesa domestica.
E lo fa, lo dice, in conformità proprio del concilio!
Veniamo ora alle altre frasi usate come risposta, dice il teologo di FC:
- "Il Messale prevede che dopo il congedo «ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando e benedicendo Dio» (n. 90)."
E che c'azzecca questo con la prassi di "fermarsi" per intrattenersi un pò di tempo con Gesù dopo la Messa? ciò che prevede il Messale non è affatto la rinuncia di questa prassi. In quel "ritornare alle proprie opere di bene lodando Dio", non significa mica non fermarsi ad adorare Dio dopo la Messa! L'uno - l'andare - non esclude che "prima" ci si sia intrattenuti, personalmente, con Gesù dentro di noi, anzi, è raccomandato.
Tra l'altro è lo stesso Pontefice Francesco che risponde quando ha specificato il valore dell'adorazione dopo la Messa e di come anche lui lo fa ogni mattina, intrattenendosi un poco, in silenzio, sollecitando così i fedeli presenti a fare altrettanto.
E visto che si fa i gradassi nel citare a sproposito le Rubriche, vediamo cosa insegna per davvero la Nota specificata dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Pontefice nel giugno 2010:
" Va notato che la blanda rubrica che si trova sotto i titoli della Praeparatio ad Missam e della Gratiarum Actio nel Messale del 1962 riconosce tali esigenze concrete del sacerdote. Nessun atto di amore è, per definizione, affrettato. Avendo offerto il supremo sacrificio dell’amore di Cristo, è da aspettarsi che un sacerdote sarà mosso a fare quanto possibile per trovare un tempo, per quanto breve, per un atto di ringraziamento dopo la Messa. E si sentirà rafforzato per averlo fatto..." (leggere qui integralmente).
Dove stanno questi sacerdoti che si fermano - magari con i fedeli o per dare ad essi la testimonianza - dopo la Messa per ringraziare il Signore?
Il Papa lo fa, ogni mattina, dando l'esempio, ma i parroci lo fanno? Questo teologo che risponde a vanvera, lo fa? Perchè il teologo di FC tace su questo?
E veniamo alla ciliegina sulla torta. Il fine teologo di FC conclude sparando nuovamente a salve:
" La Messa è già in sé un rito completo che comprende adorazione, ringraziamento, domanda, offerta e assunzione di impegno apostolico. Teniamo presente che il ringraziamento privato alla Comunione era diventato prassi normale e doverosa quando la Comunione aveva luogo fuori della Messa."
E che c'azzecca con le domande rivolte dal fedele?
La domanda chiede ragione di una adorazione-ringraziamento al termine della Messa, al termine di un dono ricevuto.
Che la Messa sia un "rito completo" di adorazione e ringraziamento, non è la stessa cosa che si pone nella domanda del fedele.
E che significa, inoltre quel: " Teniamo presente che il ringraziamento privato alla Comunione era diventato prassi normale e doverosa quando la Comunione aveva luogo fuori della Messa." ??
L'ignoranza è scusabile e perdonabile, non quando però si erge a maestro di vita!
La domanda del fedele non riguardava il cosa fare se si riceve la Comunione al di fuori della Messa!
Teniamo invece presente che il ringraziamento in forma privata (anche prima non dimentichiamolo mai), durante e dopo la Comunione e che si protrae dopo la Messa, era una prassi raccomandata dai Papi e da tutti i Santi, mai caduta in disuso, anzi, sempre con una raccomandazione vigile e continuata.
Parole chiari e convincenti, per nulla tirate in ballo da questo teologo, sono quelle di San Giovanni Paolo II che non richiamano solo al culto Eucaristico delle processioni, ma anche a quell'intrattenersi con LUI, leggiamo:
"Il culto reso all'Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si conservano dopo la Messa – presenza che perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del vino – deriva dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche.
È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv 13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore...
Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l'« arte della preghiera », come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento?
Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!(..)
L'Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia. " (Encicl. Ecclesia de Eucharistia)
Per ultimo bisogna che il sacerdote, dopo d'aver celebrato, faccia il ringraziamento. Dice San Giovanni Grisostomo che "se gli uomini per ogni picciol favore che ci fanno vogliono che noi siamo lor grati e lor ne rendiamo la ricompensa, quanto più dobbiamo noi esser grati con Dio dei gran beni che ci dona, mentr'egli non aspetta da noi ricompensa, ma solo per nostro utile vuol esserne ringraziato?"
"Si homines parvum beneficium praestiterint, expectant a nobis gratitudinem, quanto magis id nobis faciendum in iis quae a Deo accepimus, qui hoc solum ob nostram utilitatem vult fieri?"
"Se almeno (segue a dire il santo) non possiamo ringraziare il Signore per quanto Egli lo merita, almeno ringraziamolo per quanto possiamo.
Ma che miseria e che disordine poi è il vedere tanti sacerdoti, che, finita la Messa, dopo aver ricevuto da Dio l'onore di offerirgli in sagrificio il suo medesimo Figlio, e dopo d'essersi cibati del suo sagratissimo Corpo, appena entrati in sagrestia, colle labbra ancor rosseggianti del suo Sangue, recitata qualche breve orazione tra' denti, senza divozione e senza attenzione, subito mettonsi a discorrere di cose inutili o di faccende di mondo! o pure se n'escono dalla chiesa e si portano per le strade Gesù Cristo che ancora sta nel loro petto colle specie sagramentali...."
Con costoro bisognerebbe far sempre quel che fece una volta il padre Giovanni Avila, il quale vedendo un sacerdote uscir dalla chiesa subito dopo d'aver celebrato, lo fece accompagnare con due torce da due chierici; i quali, interrogati poi da quel sacerdote che andassero facendo, risposero: Andiamo accompagnando il ss. Sacramento che portate dentro di voi...."
A questi tali va ben detto ciò che scrisse una volta San Bernardo a Fulcone arcidiacono: Heu quomodo Christum tam cito fastidis! Oh Dio, e come così presto prendi in fastidio la compagnia di Gesù Cristo che sta dentro di te!
Tanti libri divoti esortano ed inculcano il ringraziamento dopo la Messa; ma quanti son poi quei sacerdoti che veramente lo fanno? Quei che lo fanno si possono mostrare a dito. E la meraviglia si è che alcuni fanno bensì l'orazione mentale, fanno diverse altre divozioni; ma poi poco o niente si trattengono dopo la Messa in trattare con Gesù Cristo.
Il ringraziamento dopo la Messa (come anche quello all'inizio con l'esame della coscienza) non dovrebbe terminare che colla giornata. Dicea il padre d' Avila che deve farsi gran conto del tempo dopo la Messa. Il tempo dopo la Messa è infatti tempo prezioso da negoziare con Dio e guadagnar tesori di grazie. Diceva Santa Teresa d'Avila: "Dopo la comunione non perdiamo così buona opportunità di negoziare; non suole sua divina Maestà pagar male l'alloggio, se gli vien fatta buona accoglienza..."
Questo e non altro dovrebbe insegnare un sacerdote oggi, specialmente quando il fedele gli pone una domanda sensata ed importante per la sua salvezza!
Per dirla con Nostro Signore:
«La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me» (Mt.26,38)
Concludiamo offrendovi di scaricare una raccolta di Preghiere - italiano e in latino - da usarsi dopo la Messa, usiamole, negoziamo con Nostro Signore, attiriamoci la Sua benevolenza e Grazia.
Cooperatores veritatis
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