Dopo il ricordo dell'infanzia di Maria, ecco che la
Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della
Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita
consideravamo la grazia, la bellezza della bambina che era nata, non ci si
presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: "Che
cosa sarà mai di questa bambina?", avremmo veduto che se tutte le nazioni
dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio
per la salvezza del mondo.
La sofferenza di
Maria.
Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a
considerare il suo dolore: "Voi tutti che passate per la strada guardate e
vedete e dite se vi è dolore simile al mio... Dio mi ha posta e come stabilita
nella desolazione" (Geremia, Lamentazioni, 1,12-13). Il dolore
della Santa Vergine è opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio
suo, l'ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla
sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell'opera della
redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di
sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente,
per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò
che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e
con lo stesso amore. "Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per
l'eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse
sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il
Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono,
la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù,
Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria
è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto, Maria
ne beve tutta l'amarezza, se si stende il corpo sulla croce, Maria ne soffre
tutto il tormento" (Discorso per la Compassione. Opere oratorie, II, p.
472).
La Compassione.
La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci
spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i
dolori di Maria. Compassione è l'eco fedele, è il contraccolpo della Passione.
Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel
proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi
dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con
le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano
nel suo sacrificio.
Perché Maria soffre.
La
sofferenza di Maria viene da Gesù.
Regina
dei martiri.
Il
suo amore, causa di sofferenza.
La
sofferenza è gioia per Maria.
Il santo Papa Pio X scriveva che "nell'opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall'orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano" (Encicl. Ad diem illum, 2 febbraio 1904). Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.
Riconoscenza
verso Maria.
Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l'anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio.
Sappiamo soprattutto che, se tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con lui e in dipendenza da lui hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinità. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, "nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza" e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi incoronata e felice per sempre. Così sia.
MESSA
EPISTOLA (Gdt 13,22-25). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, e per mezzo di te ha annientato i nostri nemici. O figlia tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.
Maria
corredentrice.
Nella Messa, al graduale segue il toccante lamento attribuito al beato Jacopone da Todi, francescano, lo Stabat Mater, che sarà per noi un bella formula di preghiera e di omaggio alla Madre dei dolori.
SEQUENZA
L'anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada.
Quanto era triste, quanto era afflitta quella benedetta Madre di un figlio solo.
Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto figlio.
Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe?
Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore?
Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo.
Vide il dolce suo figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.
Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te.
Fa' che arda il mio cuore nell'amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli.
Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del figlio tuo.
Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me.
Fa' che finché avrò vita, pianga piamente con te e compatisca al Crocifisso.
Desidero stare presso la Croce con te e unirmi a te nel pianto.
Vergine, tra le vergini la più nobile, non essere severa con me, fa' che mi unisca al tuo pianto.
Fa' che io porti in me la morte di Cristo, che io partecipi alla sua passione, che ne mediti le sofferenze.
Fa' che le sue ferite siano le mie ferite, che io mi inebrii della croce e del sangue del tuo figlio.
Le fiamme non mi tormentino: nel giorno del giudizio, sii tu, o Vergine, la mia difesa.
O Cristo, quando dovrò morire, fa' che la Madre mi conduca alla palma della vittoria.
Quando il corpo morirà, fa' che l'anima raggiunga la gloria del Paradiso. Così sia.
VANGELO (Gv 19,25-27) - In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleofa, e Maria la Maddalena. Or Gesù, vedendo sua madre e, vicino a lei, il discepolo che gli era caro, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. E da quel momento la prese il discepolo in casa con sé.
In
piedi presso la Croce.
Unico modo per fare questo è essere con la Santa Vergine. Non si potranno mai unire le due prime parole alla terza senza il tecum, se ciò non avviene con Maria e in Maria. La Croce è troppo spaventosa.
Lo stabat di Maria è dominato da quello di Gesù, elevato sopra la terra, che tutto attira a sé, appunto perché elevato sopra la terra.
Maria è in piedi per essere il tratto di unione... la Mediatrice. La sua testa e il suo cuore sono alti, per essere vicini al Figlio, i suoi piedi toccano la nostra terra, per essere vicino a noi, che siamo pure suoi figli. È in piedi, perché è nostra Madre: "Ecco, tua Madre". e Maria può dire come Gesù: "Trarrò tutto a me, come madre". Per il mistero della Cr0oce, tutta l'umanità è attirata a Gesù e a Maria... (P. Dehau, La Compassione della Vergine).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1076-1083
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