di Matteo Matzuzzi
Il Papa aveva detto di volere un dibattito aperto e franco, al prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia, che aprirà i lavori il 5 ottobre per chiuderli con la beatificazione di Paolo VI, due settimane più tardi. A guardare l’elenco dei ventisei membri di nomina pontificia, il confronto pare garantito.
Francesco ha scelto presuli rappresentanti tutti gli orientamenti, cooptando anche il progressista Godfried Daneels, arcivescovo emerito di Bruxelles e per anni capostipite della linea che reclamava da Roma riforme a favore della collegialità. Insieme a lui, il cardinale Walter Kasper, teologo cui il Pontefice aveva affidato l’ouverture della discussione, in occasione del concistoro straordinario dello scorso febbraio. A due personalità così marcatamente favorevoli a un cambiamento circa la pastorale da tenere nei confronti di quelle “situazioni inedite fino a pochi anni fa”, a partire dal via libera al riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati, il Papa ha affiancato i cardinali Angelo Scola e Carlo Caffarra. Quest’ultimo, primo preside dell’Istituto per il matrimonio e la famiglia fondato da Giovanni Paolo II presso la Lateranense, era stato tra i primi a prendere posizione contro le tesi di Kasper, paventando il rischio di scontrarsi con l’insegnamento cristiano in tema di morale sessuale.
Molti i presuli “pescati” nelle periferie, a conferma che Francesco vuole che la voce delle chiese più lontane da Roma abbiano un peso notevole nel dibattito, portando le esperienze locali la cui peculiarità è già stata ben evidenziata lo scorso giugno dall’Instrumentum laboris, la traccia operativa per il Sinodo. Ci sono i vescovi di Hong Kong e Rio de Janeiro, di Seul e Delhi, del Burkina Faso e del Messico. Tra le sorprese italiane, la presenza dei vescovi di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, e di Parma, mons. Enrico Solmi. Tra le assenze di peso, spiccano quelle dell’ex segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone e dell’ex presidente della Conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini. Il Papa ha voluto nominare anche il rettore della Gregoriana, padre François Xavier Dumortier e il direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro.
Se i nomi dei tre presidenti delegati erano già noti da tempo (i cardinali Vingt-Trois, Tagle e Damasceno Assis), così come quelli del relatore generale (il cardinale Peter Erdö, di scuola Communio) e del segretario speciale (mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto), sono stati ufficializzati i vertici della Commissione per il messaggio: presidenza affidata al cardinale Gianfranco Ravasi e vicepresidenza assegnata a mons. Victor Manuel Fernandez, rettore della Pontificia università cattolica argentina, promosso vescovo da Francesco pochi mesi dopo la sua elezione al Soglio pontificio. Come anticipato (e assicurato) tempo fa, grande spazio avranno le coppie di sposi, benché solo una di esse abbia ottenuto lo status di “esperto”: quella formata da Franco Miano, già presidente dell’Azione Cattolica italiana, e Giuseppina De Simone, docente di filosofia alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli. Altre tredici coppie sono state ricomprese nell’elenco degli uditori, membri con pieno diritto di parola in Aula ma non di voto. Saranno otto, poi, i “delegati fraterni”, rappresentanti delle altre confessioni cristiane. Tra essi, il metropolita di Belgio Athenagoras (patriarcato ecumenico), il presidente delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, Hilarion, e il vescovo anglicano di Durham, Paul Butler. Previsti da statuto, invece, i presidenti delle centoquattordici conferenze episcopali sparse nel mondo, i venticinque capi dicastero in curia, i nove membri del Consiglio ordinario, i membri del segretariato e i tredici capi delle chiese orientali.
Intanto, sui temi oggetto del Sinodo prosegue il dibattito pubblico interno alla chiesa. Ultimo a prendere la parola è stato, con un lungo documento scritto “a titolo personale”, il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny. A suo giudizio, va sanata una spaccatura sui temi relativi a matrimonio, sessualità e famiglia. Una spaccatura iniziata quarant’anni fa con l’Humanae Vitae di Paolo VI, enciclica con cui è stata “rotta la collegialità tra Papa e vescovi”. Secondo mons. Bonny, «solo dialogando con il mondo la chiesa può scoprire dove oggi Dio stia agendo e dove attualmente si trovano le sfide per la chiesa stessa e il mondo». Il presule è anche ostile a separare dottrina e pastorale, come molti hanno precisato in questi mesi spiegando che non vi è alcuna possibilità di toccare la dottrina: «Questa contrapposizione tra pastorale e dottrina mi sembra inadeguata, sia teologicamente che pastoralmente. Essa non può rifarsi certamente alla tradizione della Chiesa. La pastorale ha tutto a che fare con la dottrina, e la dottrina con la pastorale. Se la Chiesa vuole aprire nuove strade per l’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia nella nostra società, entrambe (dottrina e pastorale) devono trovare spazio di discussione nel Sinodo».
Il Papa aveva detto di volere un dibattito aperto e franco, al prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia, che aprirà i lavori il 5 ottobre per chiuderli con la beatificazione di Paolo VI, due settimane più tardi. A guardare l’elenco dei ventisei membri di nomina pontificia, il confronto pare garantito.
Francesco ha scelto presuli rappresentanti tutti gli orientamenti, cooptando anche il progressista Godfried Daneels, arcivescovo emerito di Bruxelles e per anni capostipite della linea che reclamava da Roma riforme a favore della collegialità. Insieme a lui, il cardinale Walter Kasper, teologo cui il Pontefice aveva affidato l’ouverture della discussione, in occasione del concistoro straordinario dello scorso febbraio. A due personalità così marcatamente favorevoli a un cambiamento circa la pastorale da tenere nei confronti di quelle “situazioni inedite fino a pochi anni fa”, a partire dal via libera al riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati, il Papa ha affiancato i cardinali Angelo Scola e Carlo Caffarra. Quest’ultimo, primo preside dell’Istituto per il matrimonio e la famiglia fondato da Giovanni Paolo II presso la Lateranense, era stato tra i primi a prendere posizione contro le tesi di Kasper, paventando il rischio di scontrarsi con l’insegnamento cristiano in tema di morale sessuale.
Molti i presuli “pescati” nelle periferie, a conferma che Francesco vuole che la voce delle chiese più lontane da Roma abbiano un peso notevole nel dibattito, portando le esperienze locali la cui peculiarità è già stata ben evidenziata lo scorso giugno dall’Instrumentum laboris, la traccia operativa per il Sinodo. Ci sono i vescovi di Hong Kong e Rio de Janeiro, di Seul e Delhi, del Burkina Faso e del Messico. Tra le sorprese italiane, la presenza dei vescovi di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, e di Parma, mons. Enrico Solmi. Tra le assenze di peso, spiccano quelle dell’ex segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone e dell’ex presidente della Conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini. Il Papa ha voluto nominare anche il rettore della Gregoriana, padre François Xavier Dumortier e il direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro.
Se i nomi dei tre presidenti delegati erano già noti da tempo (i cardinali Vingt-Trois, Tagle e Damasceno Assis), così come quelli del relatore generale (il cardinale Peter Erdö, di scuola Communio) e del segretario speciale (mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto), sono stati ufficializzati i vertici della Commissione per il messaggio: presidenza affidata al cardinale Gianfranco Ravasi e vicepresidenza assegnata a mons. Victor Manuel Fernandez, rettore della Pontificia università cattolica argentina, promosso vescovo da Francesco pochi mesi dopo la sua elezione al Soglio pontificio. Come anticipato (e assicurato) tempo fa, grande spazio avranno le coppie di sposi, benché solo una di esse abbia ottenuto lo status di “esperto”: quella formata da Franco Miano, già presidente dell’Azione Cattolica italiana, e Giuseppina De Simone, docente di filosofia alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli. Altre tredici coppie sono state ricomprese nell’elenco degli uditori, membri con pieno diritto di parola in Aula ma non di voto. Saranno otto, poi, i “delegati fraterni”, rappresentanti delle altre confessioni cristiane. Tra essi, il metropolita di Belgio Athenagoras (patriarcato ecumenico), il presidente delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, Hilarion, e il vescovo anglicano di Durham, Paul Butler. Previsti da statuto, invece, i presidenti delle centoquattordici conferenze episcopali sparse nel mondo, i venticinque capi dicastero in curia, i nove membri del Consiglio ordinario, i membri del segretariato e i tredici capi delle chiese orientali.
Intanto, sui temi oggetto del Sinodo prosegue il dibattito pubblico interno alla chiesa. Ultimo a prendere la parola è stato, con un lungo documento scritto “a titolo personale”, il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny. A suo giudizio, va sanata una spaccatura sui temi relativi a matrimonio, sessualità e famiglia. Una spaccatura iniziata quarant’anni fa con l’Humanae Vitae di Paolo VI, enciclica con cui è stata “rotta la collegialità tra Papa e vescovi”. Secondo mons. Bonny, «solo dialogando con il mondo la chiesa può scoprire dove oggi Dio stia agendo e dove attualmente si trovano le sfide per la chiesa stessa e il mondo». Il presule è anche ostile a separare dottrina e pastorale, come molti hanno precisato in questi mesi spiegando che non vi è alcuna possibilità di toccare la dottrina: «Questa contrapposizione tra pastorale e dottrina mi sembra inadeguata, sia teologicamente che pastoralmente. Essa non può rifarsi certamente alla tradizione della Chiesa. La pastorale ha tutto a che fare con la dottrina, e la dottrina con la pastorale. Se la Chiesa vuole aprire nuove strade per l’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia nella nostra società, entrambe (dottrina e pastorale) devono trovare spazio di discussione nel Sinodo».
La nuova Bussola Quotidiana 10-09-2014
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