giovedì 5 giugno 2014

“Chiesa povera per i poveri”. Ma che vuol dire?



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di Giovanni Lugaresi

Se la Chiesa non ha beni, non ha soldi, come potrebbe aiutare i poveri, aiuto peraltro dato da sempre, nel tempo e dovunque?… ma innanzitutto deve esserci l’annuncio ai poveri medesimi della buona novella, del Regno di Dio, che va cercato primieramente, e il resto ci sarà dato…

Ci sono concetti poco comprensibili, forse perché male espressi, forse perché è colpa nostra non capirli, fatto si è che possono creare un po’ di confusione, almeno in menti semplici.
Per esempio, a noi sfugge il significato di una espressione come questa: “una Chiesa povera per i poveri”.

Che cosa vuol dire?

Secondo la logica corrente, per la quale due più due fa quattro, ci verrebbe da obiettare: come farebbe una Chiesa povera ad occuparsi dei poveri? Se la Chiesa non ha beni, non ha soldi, come potrebbe aiutare i poveri, aiuto peraltro dato da sempre, nel tempo e dovunque?

L’offerta che io faccio, piccola o grande che sia, insieme a tantissime altre offerte, anch’esse piccole o grandi che siano, possono dare ricchezza alla Chiesa e la medesima può  di conseguenza ridistribuire fra chi ha bisogno, dovunque ai quattro angoli della Terra.

Ma una Chiesa povera, priva di beni, che cosa può dare ai poveri?

Certo, può, anzi deve, dare prima di tutto l’annuncio del Regno (che non è di questo mondo), ma volendo aiutarli sul piano economico, questi poveri? Zero, zero, e ancora zero.

Sempre seguendo un ragionamento a base di buonsenso, che ci permettiamo di invocare sempre, anche a livello ecclesiale, appunto, non sarebbe meglio dire: “preti poveri”? Eh, sì… Perché non è infrequente imbattersi in sacerdoti benestanti, a volte ricchi, ben pasciuti, attaccati ai beni di questo mondo, ben preoccupati del dio denaro, invece di considerare il Dio Uno e Trino!!!

Preti dei quali veniamo a sapere dalle cronache quando accadono certi episodi spiacevoli, se non scandalosi, dove l’auto nuova, che pure serve per il ministero, non è una semplice utilitaria, bensì (addirittura) un Suv. E c’è bisogno di un macchinone costoso e vistoso per svolgere la missione sacerdotale? Occorre che qualcuno lo dica a quel tale parroco di Casalborsetti del quale si sono recentemente occupate le cronache, in quanto, piuttosto alticcio, era finito nottetempo in acqua al volante del suddetto macchinone – tanto per fare un esempio.

Ancora: si è letto in passato di preti passati nel mondo dei più, la cui eredità consisteva in qualche miliardo di lire, eredità disputata fra perpetua e parenti del defunto con tanto di ricorso ai tribunali. Non ci sono parole, se non quelle della pena, dell’amarezza.

Ecco, questo, secondo noi, poveri vecchi cattolici, andrebbe detto, andrebbe annunciato, e denunciato, dai sacri palazzi, fosse pure dall’umile residenza di Santa Marta.

Chiesa ricca e preti poveri… per i poveri!

Ma innanzitutto, l’annuncio ai poveri medesimi della buona novella, del Regno di Dio, che va cercato primieramente, e il resto ci sarà dato…

Quanto ci piacerebbe sentirlo dire da alte cattedre.


















RISCOSSA CRISTIANA



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