sabato 7 giugno 2014

I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio






di Natalia Lozan 

Quanti tra noi hanno accettato con tanta facilità la richiesta di essere padrino o madrina di battesimo! Ma sono altrettanti quelli che hanno anche meditato sulle responsabilità che implica questo impegno, un impegno che d’ora in poi dovranno mantenere per tutta la vita?
Ho sentito spesso con quanto amore la gente è legata ai propri padrini, come se fossero qualcosa di sacro nella loro vita. I padrini, da parte loro, sono orgogliosi di questa missione che hanno accettato.

Ma i padrini sono anche le persone che fanno una professione al posto e nel nome di chi è battezzato. Il loro compito è quello di crescere il figlioccio in uno spirito cristiano. I padrini diventano padri spirituali dei neonati, generandoli per la vita nuova in Cristo.

Ma rispondiamo veramente a quegli obblighi che prendiamo su di noi? E cosa dovrebbe fare un padrino per il nuovo cristiano, che la Chiesa gli ha affidato nel Santo Battesimo?

Al battesimo il padrino si è assunto la responsabilità per la fede del figlioccio. E ha assunto un obbligo non meno importante di quello che hanno i genitori, perché non è solo questione della vita del piccolo, ma anche della sua salvezza. E come la madre del piccolo sente la necessità di prendersi cura del bambino, così anche i padrini e dovrebbero sentire la necessità di aiutarlo sul sentiero della salvezza e sul suo percorso verso Dio.

Forse si potrebbe scrivere di più su questo argomento, ma vediamo cosa possiamo fare per quelli con i quali, per mezzo di questo santo mistero, siamo divenuti ora più che parenti, poiché spesso i legami spirituali sono, e devono essere, non meno importanti di quelli di sangue.

Il compito più importante e forse il più difficile di qualsiasi padrino è la preghiera per il suo figlioccio di battesimo. La preghiera quotidiana di ognuno di noi deve necessariamente includere la memoria e i nomi di coloro per i quali siamo non meno importanti dei genitori, e di fatto siamo genitori – genitori spirituali. È anche importante menzionare i nomi dei figliocci nei memoriali della Santa Liturgia, perché anche la chiesa preghi per loro.

Naturalmente più è intensa la vita religiosa del padrino, più questi cercherà di adoperarsi per la salvezza dell’anima del figlioccio. E non importa se non hanno un legame permanente tra loro, per vari motivi. Quel legame che si è formato tra di loro si conserverà e rimarrà fino alla morte, a causa dei legami santi che si formano al Battesimo.

Un'altra responsabilità che il padrino ha accanto a quella dei genitori è la comunione più frequente del piccolo. È molto più facile se anche i genitori sono persone per cui la vita della Chiesa non è straniera. Ma cosa fare quando i genitori non varcano spesso la soglia di una chiesa?

Non sarebbe tanto difficile e non sembrerebbe impossibile cambiare lo stato delle cose, cercare di discutere più e più volte con i genitori, ma comunque questa riluttanza a far comunicare il bambino deve avere una ragione, forse la mancanza di tempo oppure una mancanza più difficile da superare – la mancanza di fede. E non credo che sia il caso di arrendersi se il problema è davvero una mancanza di fede. Tuttavia, almeno una volta i genitori hanno preso la decisione di far battezzare il piccolo e magari con poca fede, ma comunque ne hanno dato prova.

E per coloro che hanno i genitori che non sono ospiti rari nella casa di Dio, naturalmente, è molto più facile il compito di padrino, ma non per questo si devono lasciare tutte le responsabilità ai genitori.

Il bambino cresce e con il tempo il compito del padrino diventa ancora più importante. Soprattutto nel caso in cui la sua educazione cristiana non è la cosa più importante per i suoi genitori.

Non è sufficiente che il bambino senta solo qualche volta il ricordo del nome di Dio, che conosca l'esistenza delle vacanze di Pasqua e di Natale. E magari raramente partecipi alla Santa Liturgia in occasione della Comunione.

Una delle possibilità di contribuire all’educazione cristiana del bambino potrebbe essere quella di regalare non solo giocattoli e vestiti, ma seguire un'altra bella abitudine – regalargli un libretto di preghiere, come oggi ce ne sono di ben illustrati e scritti in un linguaggio comprensibile a un bambino. E sarebbe ancora più gradito in occasione di una festività santa: per esempio, per mostrare al bambino la gioia della festa della Natività del Signore, offrirgli in dono un libro che parla di questa festa, oppure, nel giorno della festa del santo di cui il bambino porta il nome – un'icona che raffigura questo santo.

E non meno importante sarebbe parlare con il bambino di Dio – in modo semplice e comprensibile. Raccontargli che Dio è ovunque, che vigila su di lui e lo sostiene sempre. Ma non dimentichiamo che ogni racconto inizia con la nostra fede nella verità di ciò che raccontiamo.

Cominciamo a fare questo tentativo di aprire al bambino il mondo della fede e poi con l'aiuto di Dio non vorrà mai lasciarlo.

Naturalmente è molto più facile dire come dovremmo procedere, che non avere la possibilità di farlo in ogni situazione. Ci sono casi in cui non si mantengono più i legami tra gli adulti e l’intervento padrino non è più possibile. O forse ci divide una distanza troppo grande.

Ma per chi non considera solo parole la salvezza dell’anima di un bambino, c'è sempre la possibilità di contribuire. C’è la possibilità di pregare per lui.

E non è troppo poco, come credono molti di noi. La nostra fede nella potenza della preghiera è diventata davvero troppo debole. Quando abbiamo fede nel potere della preghiera, possiamo essere certi che è stato fatto tutto il possibile nel caso in questione. E sarà questa preghiera produrrà necessariamente frutti.

E in realtà pregare per il prossimo è una manifestazione d'amore. E questo sentimento è il più importante che il figlioccio possa percepire da parte nostra. Solo con il nostro amore possiamo insegnargli questo sentimento.

Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
E la nostra missione nei confronti di tutti quelli che la Chiesa ci ha affidato con questo compito è di contribuire che assolutamente si verifichi questo incontro – l’incontro con Dio.

Al padrino che non ha cura del figlioccio e non si occupa della sua crescita spirituale: che non gli parla della fede ortodossa, non gli insegna le preghiere, non gli parla di Dio, della salvezza, della Chiesa e dei santi misteri, sarà tolta la dignità di "padre spirituale" e sarà giudicato come un genitore che non ha fatto il suo dovere verso i suoi figli. Invano ha portato qualcuno al battesimo, non ne avrà una ricompensa ma una condanna.





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