mercoledì 4 giugno 2014

C'è chi ritiene sia giusto aggredire le Sentinelle in Piedi





 di Alfredo Mantovano

Gli Lgbt non le mandano a dire. Se hanno un pregio è di parlare chiaro. A poche ore dalla performance in quel di Lecce, su cui questa testata ha puntualmente informato ieri, giungono la rivendicazione e la giustificazione: “Partiamo dal presupposto che la nostra era una contromanifestazione, quindi viene naturale immaginare che non fosse autorizzata dalla Questura – altrimenti, che contromanifestazione sarebbe?” Così, d’esordio, l’associazione LeA-Liberamente e Apertamente, che preannuncia su Facebook un comunicato congiunto con le altre sigle di area. E poi: “Le organizzatrici della veglia leccese forse non sanno che le contestazioni alle sentinelle si sono svolte anche in altre città italiane, con diverse modalità, però tutto il caos mediatico che hanno generato qui da noi, diffondendo informazioni distorte, non era mai avvenuto prima di oggi.”

Ancora: “la nostra manifestazione aveva come scopo la corretta informazione sul ddl Scalfarotto. Abbiamo scelto la modalità dell'azione di disturbo per smuovere le menti e le coscienze innanzitutto dei partecipanti alla veglia, molti dei quali – soprattutto i più giovani – hanno rotto lo schema del silenzio e hanno cercato il confronto con noi perché non erano ben informati del significato della veglia.” Infine, dopo aver lamentato ingiurie ricevute su Facebook (che non si capisce che cosa c’entrino i partecipanti alla veglia leccese), la conclusione: “a queste provocazioni mediatiche, rispondiamo con un invito alle organizzatrici delle sentinelle ad un confronto faccia a faccia tra noi e loro”.

W la sincerità! Apprezzabile quanto quella dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Scalfarotto, quando nell’agosto 2013 non usò mezze parole per dire a L’Espresso che dopo il suo d.d.l. sarebbe stato il turno del matrimonio fra persone dello stesso sesso: come sta accadendo col testo sulle unioni civili, nella sostanza un paramatrimonio, in discussione al Senato nello stessa Commissione Giustizia in cui si tratta della legge sull’omofobia. Senza peli sulla lingua, gli Lgbt:

-rivendicano di poter svolgere senza preavviso “contromanifestazioni”, impedendo che altri, nella specie Sentinelle in piedi, che invece alla polizia hanno dato avvisi e concordato luoghi e orari, svolgano le loro, e in tal senso parlano di “azione di disturbo” necessaria. Questo vuol dire che, in ossequio al principio di eguaglianza, le regole valgono per gli altri: noi – cioè “loro” – facciamo quello che ci pare;
- si meravigliano di come chi ha organizzato la veglia a Lecce non gradisca la contestazione: ma come, c’è stata in tante altre città italiane, perché vi lamentate? Anzi, rispettate la prassi che si consolida di allestire manifestazioni e di vedersele disturbate dagli Lgbt!
- trovano singolare che il loro intervento abbia generato “caos mediatico”: caos in piazza sì, animato da loro, descrizione del caos sui media no. In coerenza con le “linee-guida” per i giornalisti varate dall’Unar nel dicembre 2013, nel punto in cui prescrivevano ai fotografi che vanno ai Gay pride di non riprendere persone “luccicanti e svestite”!
- teorizzano l’“azione di disturbo” “per smuovere le menti e le coscienze”, e in tal senso invitano le giovani organizzatrici della veglia leccese a un confronto “faccia a faccia”.

Si chiede dal suo blog Mario Adinolfi: “E se fossero state cinquanta Sentinelle ad andare a irridere una manifestazione Lgbt? Cosa avrebbero scritto quei quotidiani? Avrebbero parlato di "flashmob"? O avrebbero raccontato una "aggressione omofoba" alla manifestazione Lgbt?” Domande retoriche: chi solo tentasse – non per un’ora, come è accaduto a Lecce – di ostacolare una manifestazione Lgbt sarebbe bloccato e portato in questura. Se si giustificasse dicendo che altrove c’erano già stati disturbi e molestie, riceverebbe una contestazione di recidiva. Se protestasse contro la pubblicazione della sua foto sui media come “mostro della settimana”, sarebbe accusato di violazione della libertà di informazione. Se aggiungesse che il suo gesto era per smuovere menti e coscienze, gli verrebbero imputati i “motivi abietti e futili”.

Per concludere. Come si deve essere grati agli Lgbt della loro sincerità, così non si può lasciar cadere il loro invito a trattare temi delicatissimi attraverso il confronto. Chi difende le ragioni della famiglia e della libertà non chiede altro. Purché il confronto sia fondato non sulle urla, ma sull’esame delle norme esistenti e di quelle che si vorrebbero introdurre. Purché sia diretto a tutelare la dignità di ogni persona da qualsiasi discriminazione e a garantire la libertà di opinione e di educazione. Purché sia rispettoso: non c’è rispetto quando ci si vanta che per affermare le proprie tesi si impedisce una manifestazione, e che per contestare le tesi altrui si disturba chi, per il semplice fatto che è in silenzio e con un libro in mano, invita alla riflessione.



Aggressione alle Sentinelle in Piedi svela il vero volto dei gruppi Lgbt 





di Vincenzo Luna

Lecce, 31 maggio. Una serata insolitamente fresca per la stagione e per la latitudine, ogni tanto qualche goccia di pioggia; in uno spiazzo fra i più belli del centro storico, davanti al Palazzo dei Celestini, sede della Prefettura, e alla Basilica di S. Croce, Sentinelle in piedi chiama a raccolta per una veglia silenziosa, sulla scia di altre svolte in tante città italiane: l’obiettivo è richiamare l’attenzione sul carattere liberticida del “d.d.l. Scalfarotto”. Arrivano in tanti: nonostante la giornata pre-festiva, più di 150 persone, in larga parte giovani e famiglie; dopo una breve introduzione della portavoce, restano in piedi per un’ora a distanza di circa un metro l’una dall’altra intente a leggere un libro, fino alla conclusione, altrettanto breve, della portavoce. Da Claudia e Benedetta, le organizzatrici della veglia, la manifestazione è stata comunicata, come per legge, alla Questura il 23 aprile e il 6 maggio, mentre il 28 maggio esse hanno sollecitato attenzione, sempre alla Questura, impegno per garantirne lo svolgimento pacifico.

Pochi istanti dopo l’avvio da strade di accesso differenti spuntano oltre cinquanta attivisti di associazioni LGBT: una parte non ha accento locale, il che significa che sono intervenuti anche da fuori zona. Il boicottaggio è preordinato e coordinato, viene scatenata una gazzarra che dura per tutta a veglia: con urla e slogan ritmati i militanti arcobaleno impediscono che si ascoltino le comunicazioni all’inizio e alla fine; molestano i singoli “veglianti” mettendosi di volta in volta in 6-7 attorno a ciascuno di essi e dileggiandoli; espongono striscioni e palloncini, coprendo i “veglianti”; per prendere in giro, leggono ad alta voce alcuni dei titoli dei libri tenuti in mano; distribuiscono un lunghissimo volantino, che contiene le firme di decine di sigle, Associazione LeA, Arcigay Salento, Agedo Lecce, Rete antirazzista, Arci Lecce, Coordinamento Puglia Pride 2014, Unione degli studenti, e così via, con singolare mescolanza di reti LGBT e antagoniste. Alla fine della serata, gli stessi contestatori metteranno in rete le foto delle molestie, che sono quelle che pubblichiamo, insieme con un breve video.

È straordinario che, con tante persone di vario tipo accorse per la veglia, ciascuna abbia tanto senso di responsabilità, forza e pazienza, per non reagire: una reazione, non necessariamente violenta, è proprio l’obiettivo degli aggressori, per ergersi a vittime. Sentinelle in piedi mostrano un altro tratto; al punto che, in una nota diffusa poche ore dopo la veglia, ringraziano “gli attivisti LGBT per quanto hanno fatto (…) a Lecce: hanno confermato nel modo più evidente il loro tratto intollerante e intimidatorio, in linea col carattere liberticida del d.d.l. Scalfarotto. Quest’ultimo manderà in carcere chiunque sostiene che un bambino cresce meglio con un madre e una padre; i sostenitori del d.d.l. lo applicano prima che sia approvato, impedendo perfino una manifestazione silenziosa contro di esso.” E ringraziano pure la Questura di Lecce: “la mancata tutela del diritto di manifestare pacificamente, nonostante fossero state rispettate tutte le regole per esercitarlo, ha permesso agli attivisti LGBT di mostrarsi per quello che sono.”

Così concludono: “Quando in futuro a Lecce ci saranno manifestazioni LGBT, siamo certi che la Questura ne garantirà nel modo più adeguato lo svolgimento senza disturbi, come è giusto che sia. Nel confronto con quanto lasciato accadere ieri, sarà l’ennesima prova che la discriminazione c’è, ma in danno delle ragioni della famiglia.”

A queste pillole di saggezza, e sempre nella linea della discriminazione, c’è da aggiungere un interrogativo: e se fosse andata al contrario? Se cioè una manifestazione in piazza l’avessero indetta gli LGBT e fossero stati impediti a svolgerla da contestazioni di avversari? Il Presidente della Repubblica avrebbe scritto la seconda lettera in pochi giorni al sottosegretario Scalfarotto; la Presidente della Camera avrebbe convocato una seduta d’Aula ad hoc contro l’omofobia; il Presidente del Senato avrebbe tenuto una lezione aggiuntiva al corso di legalità; i molestatori starebbero ancora nelle celle di sicurezza in attesa di essere interrogati. Ci rendiamo conto che non è una battaglia confessionale, ma di civiltà e di libertà?




ASSOCIAZIONE SANT'IGNAZIO DI LOYOLA - PISTOIA

http://www.lanuovabq.it/it


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