giovedì 3 aprile 2014

Quando la “tolleranza laica” censurò Benedetto XVI



Sapienza



La redazione di UCCR

Ricordate quando la tolleranza laica scelse di chiudere le porte dell’università “La Sapienza” di Roma a Benedetto XVI, ateneo fondato da Papa Bonifacio VIII nel 1303? La censura di un pensiero diverso dal proprio, che acquistò rilievo internazionale, arrivò nel gennaio 2008.

Sei anni dopo, cioè oggi, esce il libro Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma (Donzelli editore 2014) scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro con prefazione di Walter Veltroni. Il volume contiene, oltre al testo dell’intervento che avrebbe dovuto tenere Papa Ratzinger, anche interviste all’allora rettore Renato Guarini, a padre Vincenzo D’Adamo, cappellano dell’università, a Carlo Cosmelli, uno dei docenti di Fisica che ne contestarono la presenza, e a Gianluca Senatore, allora rappresentato degli studenti nel Consiglio accademico.

Come descrive il libro, era stato il rettore Guarini ad invitare il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico, nei mesi precedenti aveva comunicato la sua decisione al Senato accademico, ben felice di accoglierlo (così come avevano fatto Paolo VI nel 1964 sempre a “La Sapienza” e Giovanni Paolo II a Roma Tre nel 2002). Ratzinger avrebbe dovuto svolgere semplicemente un discorso al termine della cerimonia, non una lectio magistralis come erroneamente fu riportato.

Ma l’intolleranza laica (o laicista, meglio) scattò ugualmente (sarebbe lo stesso oggi con Papa Francesco?), prima con un intervento di Marcello Cini (militante di SEL, oggi deceduto) sul quotidiano di estrema sinistra “Il Manifesto” in cui si denunciò l’ingerenza religiosa del Papa, poi con una lettera firmata da 67 docenti della facoltà di Fisica, rilanciata dal quotidiano di punta del laicismo intollerante, “La Repubblica” (non a caso l’editorialista principale era, ed è, il teologo Vito Mancuso). Benedetto XVI rinunciò immediatamente e si limitò ad inviare il testo del suo intervento che venne letto dal prorettore.

A Ratzinger vennero contestate due questioni, entrambe false: la prima il suo presunto appoggio all’Intelligent Design, quando dal 1969 parlava chiaramente di conciliazione tra evoluzione, darwinismo e fede cristiana. La seconda accusa fu un riferimento ad una citazione di Feyerabend su Galilei fatta nel 1990, ma che il card. Ratzinger si limitò a citare senza sostenerla, come confermò lo stesso Feyerabend e come è stato giustamente spiegato da Antonio Carioti sul “Corriere della Sera”.

Nel libro lo studente Gianluca Senatore (oggi ricercatore), intervistato, ha spiegato che fino ad allora non aveva mai letto nulla degli scritti di Ratzinger e fu proprio quell’episodio ad avvicinarlo alla sua produzione intellettuale. La sua conclusione è che se i professori, soprattutto Cini, avessero fatto lo sforzo di non fermarsi ai loro pregiudizi ma avessero letto il testo di Ratzinger, vi avrebbero trovato molti spunti di approfondimento critico sulla deriva della tecnologia (tesi condivise, oltretutto, da Cini stesso e da molti docenti firmatari).

Ma il pregiudizio, purtroppo si sa, è il pane quotidiano dell’anticlericalismo.





http://www.uccronline.it/ 2 aprile 2014


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