mercoledì 28 marzo 2012

«Lo Stato ostile a Dio è ostile all'uomo»


di Massimo Introvigne






In visita martedì 27 marzo al santuario della Virgen de la Caridad del Cobre, storico centro della Cuba cattolica, Benedetto XVI ha pregato perché Cuba «avanzi nel cammino di rinnovamento e di speranza, per il maggiore bene di tutti i cubani». Il Papa ha pregato «anche per le necessità di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care». Il Pontefice ha ricordato i giovani, perché «non cedano alle proposte che lasciano tristezza dietro di sé». Sull’esempio della Santissima Vergine, ha incoraggiato «tutti i figli di questa cara terra a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove. Che niente e nessuno - ha concluso - vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano».

Benedetto XVI ha così proseguito sulla strada iniziata lunedì sera al momento del suo arrivo a Cuba: riconoscimento dei migliorati rapporti diplomatici fra la Chiesa e il governo: intransigente critica delle ideologie atee - pur senza mai nominare il regime -; richiamo alla libertà e al ruolo pubblico della religione; invito al popolo cubano perché cerchi la sua speranza nelle radici cristiane. Come il Papa ha ricordato al momento di sbarcare nell'isola, non si tratta di una strada nuova. Si situa nel solco «della storica visita a Cuba [del 1998] del mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II [1920-2005], che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione. In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore». «Uno dei frutti importanti di quella visita - ha proseguito il Pontefice - fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società».

Il richiamo al beato Giovanni Paolo II giustifica una strada stretta, contestata dai dissidenti anticastristi ma radicata nella tradizione diplomatica della Chiesa: nessuno scontro frontale con il regime ma una politica dei piccoli passi, rafforzando l'identità cristiana e la presenza della Chiesa, nella speranza che al momento opportuno - com'è avvenuto nell'Europa dell'Est - questa presenza capillare si riveli fermento per una transizione «soft» e non violenta da un regime comunista putrescente alla democrazia.
Questo spiega anche il forte richiamo all'occasione del viaggio, il quattrocentesimo anniversario del ritrovamento dell'immagine della Virgen de la Caridad del Cobre. La statuetta della Madonna del Cobre, così cara al popolo cubano, è stata infatti trovata in mare quattrocento anni fa da alcuni pescatori nella vicina Bahìa de Nipe e trasferita nella miniera di rame di El Cobre, dove nel 1684 è sorto il primo santuario.

In tutti i momenti chiave della loro storia, i cubani si sono raccolti intorno alla Madonna del Cobre. «La sua singolare figura - ha detto il Papa - è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano». A suo modo, ha aggiunto Benedetto XVI, si è trattato di una devozione politica. «La devozione a "la Virgen Mambisa" ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano». «Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io desidero recarmi a “El Cobre”. - ha proseguito il Papa - a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione».

Per prepararsi a percorrere questi sentieri, ha aggiunto il Papa, i cubani devono rafforzare la consapevolezza delle radici cristiane e sfuggire all'utilitarismo e al relativismo che anche qui penetrano fra i giovani, ricordando tra l'altro anche l'intangibilità della vita umana e della famiglia naturale fondata sull'unione di un uomo e di una donna. Cone ha fatto in altri viaggi, il Pontefice è partito da un'analisi della crisi globale internazionale - che non è solo economica - per proporre un forte richiamo etico. «Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano». Se la critica dei poteri forti internazionali può andare in una direzione non sgradita alla retorica del regime cubano, il richiamo alla natura immutabile e trascendente dell'uomo si situa subito all'opposto di ogni concezione marxista.

Sempre coniugando delicati accenni alla transizione prossima ventura e richiami alle radici cristiane, Benedetto XVI si è detto «convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria». A questa storia e a questo processo nessuno può considerare estranea la Chiesa Cattolica. «La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani».
Di fronte a duecentomila fedeli festanti, Benedetto XVI ha ribadito questo schema nella Messa in Piazza Maceo a Santiago di Cuba, celebrando anche qui il quarto centenario della Madonna del Cobre. A proposito della statuetta, «mi ha riempito di emozione - ha detto il Papa - conoscere il fervore con il quale Maria è stata salutata e invocata da tanti cubani, nella sua peregrinazione per tutti gli angoli e i luoghi dell’Isola».

Ma subito, a proposito della Madonna, il Pontefice si è chiesto: «qual è l’importanza che ha per la nostra vita concreta?». L'Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine Maria, ha detto il Papa, «indica la realtà umana più concreta e tangible. In Cristo, Dio è venuto realmente nel mondo, è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora in mezzo a noi, adempiendo così l’intima aspirazione dell’essere umano che il mondo sia realmente una casa per l’uomo». Dio vuole fare parte della storia degli uomini. Quando le ideologie e gli Stati lo escludono da questa storia, finiscono per costruire un mondo che non solo è ostile a Dio, ma è ostile all'uomo: «quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo, frustrando, nello stesso tempo, la vera vocazione della creazione di essere lo spazio per l’alleanza, per il "sì" dell’amore tra Dio e l’umanità che gli risponde. Così ha fatto Maria, come primizia dei credenti, con il suo "sì" al Signore, senza riserve».
E la storia di Maria è una storia di libertà, la storia di un «sì» libero a Dio. «È commovente vedere come Dio non solo rispetta la libertà umana, ma sembra averne bisogno. [...] Questa obbedienza a Dio è quella che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; per questo, vivere secondo la sua volontà è il cammino per trovare la nostra autentica identità, la verità del nostro essere, mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi e ci precipita nel vuoto».

La Vergine Maria è immagine della Chiesa. Anche la Chiesa, come tutta la storia umana, «è chiamata ad accogliere in sé il Mistero di Dio che viene ad abitare in essa». Anche a Cuba, ha esortato il Papa, «nelle circostanze concrete del vostro Paese, e in questo momento storico, la Chiesa rifletta sempre più il suo vero volto come luogo nel quale Dio si avvicina e incontra gli uomini. La Chiesa, corpo vivo di Cristo, ha la missione di prolungare sulla terra la presenza salvifica di Dio, di aprire il mondo a qualcosa di più grande di se stesso, all’amore e alla luce di Dio. Vale la pena, cari fratelli, dedicare tutta la vita a Cristo, crescere ogni giorno nella sua amicizia e sentirsi chiamati ad annunciare la bellezza e la bontà della propria vita a tutti gli uomini, nostri fratelli». Dopo avere criticato le ideologie che vogliono escludere Dio dalla storia, il Pontefice ha invitato i cristiani di Cuba a «seminare il mondo con la parola di Dio e di offrire a tutti l’alimento vero del corpo di Cristo. Nell’approssimarsi della Pasqua, decidiamoci senza timori né complessi a seguire Gesú nel suo cammino verso la croce. Accettiamo con pazienza e fede qualsiasi contrarietà o afflizione, con la convinzione che, nella sua risurrezione, Egli ha sconfitto il potere del male che tutto oscura» e oggi aiuta, anche a Cuba, «a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell’uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio».


fonte: La Bussola Quotidiana

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