sabato 17 marzo 2012
L'Agonia del Getsemani
di dom Prosper Guéranger
IL GETSEMANI
Giunto con gli Apostoli nel luogo chiamato Getsemani, Gesù entrò nell'orto dove tante volte s'era ritirato con loro a riposare. Ma in questo momento, sospesa nella natura umana la beatitudine che gli proveniva dall'unione con la divinità, una dolorosa angoscia assale la sua anima; e in tale stato rimarrà fino all'intero compimento del sacrificio, sopportandone tutto il peso e l'amarezza.
Nel suo abbattimento, Gesù vuol fuggire gli sguardi dei discepoli, sente il bisogno di appartarsi. Prende allora con Sé Pietro, Giacomo e Giovanni, i testimoni della gloriosa trasfigurazione; ma saranno essi più forti degli altri di fronte all'umiliazione del loro Maestro? Le parole ch'Egli rivolge loro mostrano bene quale improvviso mutamento sia avvenuto nell'anima sua; Egli, che fino a poco fa ha avuto un sì calmo linguaggio, conservato così sereno il suo aspetto e così tenera la sua voce, ecco ora che cosa dice: «L'anima mia è triste fino alla morte: restate qui e vegliate con me» (Mt 26,38).
L'AGONIA
Quindi li lascia, e, inoltratosi a un tiro di pietra da loro, faccia a terra, Gesù prega: «Padre, tutto ti è possibile; allontana da me questo calice, però non quello che voglio io, ma quello che tu vuoi»(Mc 14,36). Intanto, un sudor di sangue bagna le sue membra e scorre fino a terra. Non è più tristezza o angoscia, ma è l'agonia. In soccorso dell'agonizzante natura, Dio manda un Angelo, ma un Angelo che lo incoraggi a sopportare.
Dio lo tratta come un uomo; e sebbene la sua umanità sia affranta, senz'atro conforto sensibile di quello di un Angelo, si risolleva ed accetta nuovamente il calice che gli è stato preparato. Quale calice! Tutti i dolori dell'anima e del corpo, tutto lo strazio di un cuore; i peccati di tutta l'umanità sono divenuti suoi e gridano vendetta contro di Lui; in più, l'ingratitudine degli uomini che renderà vano per molti il sacrificio ch'è pronto ad offrire. Bisogna che Gesù accetti ogni sorta d'amarezza, nel momento in cui sembra, per così dire, abbandonato alla natura umana; ma, senza che gli venga risparmiato nessun dolore, la potenza della divinità ch'è in Lui lo sosterrà. Comincia a supplicare il Padre che non gli faccia bere quel calice; e finisce col dichiarare che non ha altra volontà che la sua.
LA SOLITUDINE DI GESÙ
Gesù allora si alza, lasciando sulla terra tracce del sudore di sangue che la violenza dell'agonia ha fatto colare dal suo corpo: sono solo le primizie del sangue redentore. Si alza e s'avvicina ai tre discepoli e li trova addormentati: «Come? -dice loro - Non siete stati capaci di vegliare neppure un'ora con me?» (Mt 26,40). Comincia l'abbandono dei suoi. Due volte torna nella sua solitudine a mormorare la stessa desolata e rassegnata preghiera; e due volte si trova di fronte alla stessa insensibilità da parte di quelli che aveva prescelti a vegliare vicini a Lui. «Dormite pure e riposatevi; ecco l'ora in cui il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei peccatori»; e, raccogliendo tutte le sue forze, aggiunge: «Alzatevi, andiamo; ecco s'avvicina chi mi tradisce» (Mt 26,45-46).
LA CATTURA
Mentre ancora parlava, improvvisamente l'orto è invaso da una folla di gente armata, provvista di fiaccole e guidata da Giuda. Il tradimento è consumato con la pronazione del segno dell'amicizia. «Giuda! Con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?» (Lc 22,48). Parole così terribili e commoventi che avrebbero fatto prostrare lo sventurato ai piedi del Maestro; ma non ne era più il tempo; vile com'era, non poteva ormai far fronte alla soldataglia ch'egli stesso aveva capeggiato.
Tuttavia, i sicari del grande sacerdote non potranno mettere le mani addosso a Gesù, prima ch'Egli lo permetta: una sola parola uscita dalla sua bocca li ha gettati bocconi per terra. Poi Gesù li lascia alzare e, con la maestà di un re, dice loro queste parole: «Se cercate me, lasciate andar via costoro» (Gv 18,8). «Siete venuti a prendermi con spade e bastoni; ogni giorno sedevo tra voi nel Tempio ad insegnare e non mi avete preso; ma questa è la vostra ora e l'ora delle tenebre». E volgendosi a Pietro che aveva sfoderato la spada, gli disse: «Credi forse che io non possa pregare il Padre, che mi darebbe subito più di dodici legioni di Angeli? Ed allora come s'adempirebbero le Scritture?» (Mt 26,52-56). Ciò detto, Gesù si lascia catturare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento