mercoledì 5 ottobre 2011
Il totalitarismo della democrazia
Sembrano due termini antinomici, incompatibili, in stridente contraddizione tra loro, eppure la realtà dei fatti avvicina sempre di più la democrazia al totalitarismo. Non è affatto difficile, quasi giornalmente, imbattersi negli effetti nefasti della dittatura della maggioranza, dell’oppressione dello Stato sulla persona e sulla società. Nella civilissima e democratica Europa si verificano sempre più spesso casi di limitazioni delle libertà individuali e familiari in nome di un’uguaglianza livellante e svilente. Mi riferisco alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha respinto il ricorso di alcuni genitori tedeschi, i quali volevano esonerare i propri figli dalla frequenza, invece obbligatoria, dei corsi di educazione sessuale previsti per le scuole elementari, in quanto contrari alla propria visione religiosa cristiana.
Senza entrare nel merito della questione della libertà educativa della famiglia -questione centrale e di notevole interesse- sorge spontaneo domandarsi come sia possibile una tale presa di posizione della Corte di Strasburgo nella logica di uno stato di diritti sempre più audace ed esteso. Da un lato infatti si lotta per ampliare a dismisura la sfera dei diritti individuali, basti pensare alla battaglia per il riconoscimento civile delle unioni omosessuali e per dare loro la possibilità di adozione dei bambini, o al tentativo di affermare il diritto individuale ad una “dolce morte”, o al diritto di poter iniziare una maternità in età non più fertile attraverso l’impianto di un ovocita fecondato “donato” da un’altra donna rigorosamente anonima, o al tentativo di riconoscere uno status di personalità giuridica agli animali “superiori”, e così potremmo continuare con molti altri esempi.
Ogni desiderio o capriccio dell’individuo può diventare un diritto da promuovere e tutelare. Ma allora chi sceglie e determina i diritti? Chi stabilisce che una famiglia non ha il diritto di educare i propri figli e che invece due uomini o due donne hanno il diritto di sposarsi? La Corte Europea dei Diritti con sede a Strasburgo?
È evidente che i criteri a cui essa si riferisce sono quelli dello stato democratico, pluralista e relativista. In assenza di un sistema di valori e di principi forti, fondati sul diritto naturale e sulla ragione positiva, che rimandano ad una Verità oggettiva, si rimane nel pantano del relativismo, che assurge a ideologia assoluta ed incontrovertibile, neppure se confutata dalla realtà e dalla scienza. Ecco la dittatura del relativismo da cui mette in guardia Benedetto XVI, ecco il totalitarismo della maggioranza: il cerchio si chiude.
La storia ci insegna che il sonno della ragione genera mostri e la luce della fede porta la ragione umana a capire che senza Dio non c’è futuro, né vera libertà, né bene comune.
A.M.U.
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