giovedì 13 ottobre 2011
Per nutrire la vita dei sacerdoti
Riedito, con una traduzione italiana del cardinale Giovanni Coppa, "Mensis Eucharisticus"
Nel 1969 venne donato ai collaboratori della Segreteria di Stato un librino intitolato Mensis Eucharisticus ed edito dalla Tipografia Vaticana. Di autore anonimo, il testo era stato curato da don Giuseppe Santoro per facilitare ai sacerdoti la preparazione alla messa e il ringraziamento in coerenza con l'enciclica di Paolo VI Mysterium fidei (1965). L'"aureo libretto di ascetica sacerdotale" - così lo definiva il sostituto Giovanni Benelli ringraziando a nome del Papa il curatore - è stato ora tradotto in italiano, con il testo latino a fronte, dal cardinale Giovanni Coppa (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 183, euro 9). Ne pubblichiamo una presentazione del cardinale prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
di ANTONIO CAÑIZARES LLOVERA
Nell'ultima cena, nella quale il Signore ha istituito e ci ha lasciato l'Eucaristia, siamo nati come sacerdoti. Accanto al grande dono che Cristo ci ha offerto nel memoriale eucaristico, e inscindibile da esso, in quella venerabile cena ci ha lasciato anche il sacerdozio sacramentale. Noi sacerdoti "siamo nati dall'Eucaristia". Il sacerdozio ministeriale, che rappresentiamo, "trae origine, vive, opera e porta frutto de Eucharistia". "Non esiste Eucaristia senza Sacerdozio, come non esiste Sacerdozio senza Eucaristia". "Il ministero ordinato, che mai può ridursi al solo aspetto funzionale, perché si pone sul piano dell'"essere", abilita il presbitero ad agire in persona Christi e culmina nel momento in cui egli consacra il pane e il vino, ripetendo i gesti e le parole di Gesù nell'Ultima Cena" (Giovanni Paolo II).
Per mezzo dei sacerdoti, Cristo è presente nel nostro mondo contemporaneo, vive fra noi e offre al Padre il sacrificio redentore per tutti gli uomini e li rende partecipi della sua offerta al Padre e della sua opera salvifica. "Dinanzi a questa straordinaria realtà rimaniamo attoniti e sbalorditi: tanta è l'umiltà condiscendente con cui Dio ha voluto così legarsi all'uomo! Se sostiamo commossi davanti al Presepe contemplando l'incarnazione del Verbo, che cosa provare di fronte all'altare dove, per le povere mani del sacerdote, Cristo rende presente nel tempo il suo Sacrificio? Non ci resta che piegare le ginocchia e in silenzio adorare questo sommo mistero della fede".
Il nostro essere sacerdoti è inseparabile dall'Eucaristia e la nostra esistenza sacerdotale viene configurata attraverso l'Eucaristia, attraverso il sacrificio che Cristo offre al Padre nell'oblazione per i nostri peccati e per quelli di tutti gli uomini, per la redenzione e la salvezza dell'umanità e del mondo intero.
Nell'ordinazione sacerdotale, quando ci vengono dati il calice e la patena, ci viene detto: "Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai e imita ciò che celebrerai. Conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore". Per questo tutta la nostra vita non dovrebbe essere altro che un prolungamento dell'Eucaristia: i nostri gesti, le nostre parole, i nostri atteggiamenti, tutto dovrebbe esprimere questo dono della Vita e dell'Amore a favore degli uomini che rinnova l'offerta di Cristo, il suo amore per gli uomini, che egli chiama "suoi e suoi amici", sino all'estremo.
Il ministero sacerdotale, che rende sempre attuale il Sacrificio di Cristo, deve essere vissuto con questo spirito di oblazione, di dono di sé, di sacrificio personale. In definitiva con gli stessi atteggiamenti e sentimenti di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, al quale siamo sacramentalmente configurati. "Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà". "Amò la Chiesa e diede se stesso per essa". "Li amò sino all'estremo". Tutto in noi sacerdoti dovrebbe essere espressione di questa "offerta, oblazione e obbedienza" al Padre e di questa "carità pastorale" che porta al dono della vita, del "corpo" e del "sangue".
La carità pastorale, che ci identifica come sacerdoti, presenza sacramentale di Cristo Buon Pastore, fluisce soprattutto dal sacrificio eucaristico, che è pertanto centro e fondamento di tutta la vita del presbitero, di modo che dovremo sforzarci, con l'aiuto imprescindibile dello Spirito, di riprodurre in noi stessi quello che si compie sull'ara sacrificale.
Al centro della nostra vita sacerdotale c'è l'Eucaristia di ogni giorno. È questa Eucaristia quotidiana che unifica la nostra vita sacerdotale, così come centra e unifica la vita di tutta la Chiesa. Non è un aspetto della vita sacerdotale fra i tanti, bensì il vincolo che esprime in modo preminente il nostro legame con Cristo e il significato di tutta la nostra vita sacerdotale e del nostro rapporto con i fedeli.
A partire dall'Eucaristia, a partire dall'essere sacerdoti per l'Eucaristia, dal nascere da essa e dall'essere quello che siamo con essa, la vita del sacerdote non può essere altra se non quella di Cristo. Non possiamo accontentarci di una vita mediocre. Anzi, non ci può essere una vita sacerdotale mediocre. Non dovrebbe mai esserci e ancor meno al momento attuale in cui è tanto necessario mostrare l'identità di ciò che siamo e così rendere ragione della speranza che ci anima. "Non possiamo accontentarci di meno dell'essere santi". Il sacerdote deve essere come Cristo, deve essere santo. "Il sacerdozio che ho è quello di Cristo, al quale partecipo, e "questo è santo". Qualsiasi cosa faccia, il sacerdozio a cui partecipo è sempre santo… non ho altra scelta; devo essere santo. Una santità che deve essere specifica in me: la santità sacerdotale. Santità a oltranza. E questa, che obbliga a essere "come Lui", ha una caratteristica speciale: essere come Lui sull'altare, Vittima, Sacerdote-Ostia" (servo di Dio José María García Lahiguera).
Celebrare ogni giorno l'Eucaristia e celebrarla bene, vivere l'Eucaristia con tutto il realismo, l'intensità e la verità che richiede al centro della nostra giornata sacerdotale, vivere dell'Eucaristia in ogni momento della nostra vita sacerdotale è assolutamente necessario per rivitalizzare la nostra esistenza sacerdotale sacramentale. Per riuscirci è di enorme aiuto questo piccolo, ma insieme grande, libretto. Come prefetto della Congregazione per il Culto Divino ringrazio di tutto cuore per la pubblicazione e la diffusione di questa opera, e la raccomando vivamente; sarà uno strumento molto utile per il rinnovamento sacerdotale e anche per il rinnovamento delle comunità, e per dare impulso a una nuova evangelizzazione, che passa necessariamente per l'Eucaristia.
L'Osservatore Romano 14 ottobre 2011
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