Di Daniele Trabucco (Costituzionalista),
da La Verità del 9 Agosto
2022
La creazione del mercato unico europeo è stato il grimaldello e il pretesto per consentire un sempre maggior ampliamento di competenze e di politiche a favore dell’Unione Europea a scapito degli ordinamenti giuridici statali.
Dall’”uovo di dinosauro” degli anni Cinquanta del secolo scorso siamo giunti al grande “Leviatano” tecno-finanziario dei giorni nostri in totale antitesi allo stesso socialismo liberale (anche se c’è chi parlò, ad esempio il ferrarese Emilio Squarzanti, di approccio elitario e tendenzialmente autoritario alla base della proposta) che aveva alimentato il noto Manifesto di Ventotene del 1941 di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli (rectius: “Per un’Europa libera ed unita. Progetto di un manifesto”).
Tra disapplicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità e l’enunciazione di tutta una serie di “politiche comunitarie”, espresse nella forma di impegni teleologici ed escatologici (Giulio Tremonti), l’Unione europea, in attuazione della vecchia formula autocratica della “Kompetenz-Kompetenz”, ha ampliato il proprio spazio di azione legislativo sfruttando quella liquidità e flessibilità delle modalità di azionabilità di criteri che presiedono alla ripartizione delle competenze tra l’Unione stessa e gli Stati membri (diversamente da quanto avviene in un sistema federale).
Il modello neo-giacobino di una società universale voluto dall’Unione e dalla sua classe di tecnocrati, in cui la scienza e la tecnica sono i nuovi “dèi mortali”, è divenuto lo spazio di un grande esperimento post politico e post democratico: i popoli sono oggetti passivi e non più soggetti attivi e le identità e le anime (pensate solo al fastidio dell’utilizzo di termini quali nazione e patria) vengono annichilite nel frullatore ieri del multiculturalismo, oggi della “cancel culture”.
Non si può non concordare, vista la situazione nella quale ci troviamo, con il filosofo britannico Bertrand Russel: “Temo che l’Europa, per quanto intelligente, sia sempre stato un Paese di orrori”.
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