domenica 14 agosto 2022

«La scienza non ha più dubbi: la Sindone è autentica»





Lo storico francese Jean-Christian Petitfils presenta il suo ultimo libro: "La sacra Sindone di Torino. L'inchiesta definitiva". Un volume che racchiude le ultime scoperte sul lenzuolo più famoso della storia, ma che non ne esaurisce il «mistero totale»


Redazione Tempi 
14/08/2022
Cultura

Il titolo è ambizioso: La sacra Sindone di Torino. L’inchiesta definitiva. Eppure lo storico francese Jean-Christian Petitfils, che da oltre 40 anni studia il mistero del lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, non ha dubbi: «Diciamolo senza girarci intorno: la sindone di Torino è autentica. I dubbi, oggi, non esistono più. È la scienza che lo dice mentre la storia, purtroppo, non permette di risalire in modo certo alle sue origini». È con queste parole che lo studioso presenta a Le Figaro il suo ultimo lavoro, che uscirà a breve per Tallandier e che vuole «mettere a disposizione dei lettori, le cui conoscenze spesso sono frammentate, per non dire deformate, tutte le ultime scoperte su questa insigne reliquia della cristianità che non smette di interrogare la Storia e la scienza».
«L’uomo della Sindone è davvero Gesù?»

Da secoli, tutto ruota attorno a una domanda, quella da cui parte anche Petitfils: «Questo grande lenzuolo sepolcrale di 4,40 metri di lunghezza e 1,10 metri di larghezza, che presenta l’immagine di un uomo crocifisso morto, flagellato, torturato, con tutti i segni della Passione, è quello servito per la sepoltura di Gesù la sera del 3 aprile dell’anno 33 oppure no?».


Per lo storico francese non c’è alcun dubbio. L’immagine è acheropita, non è stata realizzata cioè da mano d’uomo, probabilmente era venerata già nel V secolo e tutti gli studi più seri e attendibili confermano che non è un falso del Medioevo. È vero che secondo la datazione effettuata con il metodo del carbonio 14, la Sindone risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Ma come dichiarava già a Tempi la sindologa di fama internazionale Emanuela Marinelli, e come conferma anche Petitfils, «numerose obiezioni sono state mosse al risultato di questo test da parte di vari scienziati, che ritengono insoddisfacenti le modalità dell’operazione di prelievo e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone, in particolare un rammendo da parte della suore clarisse di Chambéry dopo il terribile incendio che aveva danneggiato gravemente il lenzuolo nel 1532. Per verificare l’antichità di un tessuto esistono però anche altri test. Tre analisi, condotte nel 2013 presso l’Università di Padova, datano la Sindone all’epoca di Cristo».

«La Sindone resta un mistero totale»


Nessuno però è ancora in grado di dire come quell’«immagine tridimensionale» sia rimasta impressa sul lenzuolo: «Questo resta un mistero totale!». La Sindone continua a lasciare domande senza risposta: «Com’è possibile che il cadavere di quest’uomo crocifisso non presenti alcuna traccia di decomposizione?».


Ed è proprio il carattere misterioso e non definitivo a rendere la Sindone così interessante: «È un pezzo archeologico assolutamente unico. La Sindone non è evidentemente una “prova” della resurrezione di Gesù, perché questo è un mistero che si può comprendere e vivere solo all’interno della fede», spiega al Figaro lo storico francese. «Eppure quel lenzuolo ci interroga e ci obbliga a porci il problema della resurrezione di Cristo».

Foto Ansa








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