domenica 9 febbraio 2020

Il Cantico dei Cantici commentato da San Bernardo




San Bernardo di Chiaravalle
Sermoni sul Cantico dei Cantici
Sermone VIII


1. Oggi, come vi ricordate che abbiamo promesso ieri, ci proponiamo di trattare del bacio sommo, cioè della bocca. Ascoltate con più attenzione ciò che ha più soave sapore, che si gusta più raramente e che più difficilmente si comprende. Mi sembra, per cominciare un po’ più alto, che abbia inteso designare un certo ineffabile bacio, non sperimentato da alcuna creatura, colui che disse: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Mt 11,27). Il Padre infatti ama il Figlio, e lo abbraccia con una singolare dilezione, il sommo l’eguale, l’eterno il coeterno, il solo l’unico. Ma anche egli stesso è oggetto di non minore affetto da parte del Figlio, il quale per amore di Lui si sottomette alla morte, come egli medesimo attesta: Perché sappiano tutti che amo il Padre, alzatevi, andiamo (Gv 14,31), cioè alla passione. Quella conoscenza pertanto vicendevole e mutuo amore del Padre che genera e del Figlio che è generato che altro sono se non un soavissimo, ma segretissimo bacio?

2. Io ritengo per certo che a così grande santo arcano del divino amore non sia ammessa neppure l’angelica creatura. Difatti, anche san Paolo pensa che quella pace supera ogni sentimento, anche angelico. Per cui neppure costei (la sposa), sebbene molto audace, osa tuttavia dire: «Mi baci con la sua bocca», riservando cioè questo al solo Padre; ma, chiedendo qualcosa di meno, Mi baci, dice, con il bacio della sua bocca. Vedete la novella sposa che riceve il nuovo bacio, non dalla bocca, ma dal bacio della bocca. Soffiò, dice, su di loro, cioè Gesù sugli Apostoli, vale a dire sulla primitiva Chiesa, e disse: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). Fu per certo un bacio. Che cosa? Quel soffio corporeo? No, ma l’invisibile Spirito venne dato appunto con quel soffio del Signore, per significare che procedeva parimenti da lui e dal Padre, come un vero bacio, che è comune a chi bacia e a chi è baciato. Basta pertanto alla sposa che sia baciata dal bacio dello Sposo, anche se non viene baciata dalla bocca. Non ritiene infatti poca cosa o vile essere baciata dal bacio, il che non è altro che venire ripiena di Spirito Santo. Infatti, se veramente si riceve il Padre che bacia e il Figlio che è baciato, non sarà fuori luogo intendere per bacio lo Spirito Santo, che è del Padre e del Figlio l’imperturbabile pace, il forte cemento, l’indiviso amore, l’indivisibile unità.


3. Questo è quello che pretende la sposa, questo, sotto il nome di bacio, chiede con fiducia che le venga infuso. Possiede invero qualche cosa che le fornisce motivo di sperare. Dicendo, infatti, il Figlio: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, aggiunse: o colui al quale il Figlio lo abbia voluto rivelare (Mt 11,27). Ora, la sposa non dubita che, se lo vorrà a qualcuno, io voglia rivelare a lei. Chiede dunque con audacia che le venga dato il bacio, cioè, quello Spirito nel quale le sia rivelato anche il Figlio e il Padre. Non si conosce infatti l’uno senza l’altro. Perciò è detto: Chi vede me, vede anche il Padre (Gv 14,9) e le parole di Giovanni: Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre. Ma chi confessa il Figlio, ha anche il Padre (1 Gv 2,23). Dalle quali parole risulta chiaro che non si conosce il Padre senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre. Giustamente perciò pone la somma beatitudine nella conoscenza, non di uno solo, ma dei due colui che dice: Questa è la vita eterna, che conoscano Te vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3). Infine anche di coloro che seguono l’Agnello si dice che hanno il nome di lui e il nome del Padre suo scritto sulle loro fronti, il che vuol dire gloriarsi della conoscenza di entrambi.

4. Ma dirà qualcuno: «Dunque la conoscenza dello Spirito Santo non è necessaria, dal momento che ha detto che la vita eterna consiste nel conoscere il Padre e il Figlio; e dello Spirito Santo non ha detto nulla?». È vero; ma dove si conosce perfettamente il Padre e il Figlio, come si può ignorare la bontà dell’uno e dell’altro, che è appunto lo Spirito Santo? Non si conosce infatti integralmente un uomo da parte di un altro uomo fino a che non si sa con chiarezza se sia di buona o di cattiva volontà. E poi quando viene detto: Questa è la vita eterna, che conoscano te vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo (Gv 17,3), se quella missione, dimostra da una parte il beneplacito del Padre che benignamente manda, e dall’altra quello del Figlio che volontariamente obbedisce, non del tutto si tace dello Spirito Santo dove si fa menzione di tanta grazia da parte di entrambi. L’amore, infatti, e la benignità dell’uno e dell’altro è lo Spirito Santo.

5. La sposa dunque chiede che le venga infusa la triplice grazia di questa conoscenza, per quanto è possibile comprendere nella carne mortale, allorquando chiede un bacio. Lo chiede poi al Figlio, perché spetta al Figlio rivelarlo a chi vuole. Rivela dunque il Figlio se stesso a chi vuole, rivela anche il Padre. Lo rivela certamente per mezzo del bacio, cioè per mezzo dello Spirito Santo, come testimonia san Paolo che dice: Dio ha rivelato a noi per mezzo del suo Spirito (1 Cor 2,10). Ma, dando lo Spirito, per il quale rivela, rivela anche il medesimo: dando rivela, e rivelando dà. La rivelazione che si compie per mezzo dello Spirito Santo, non solo dà luce per la conoscenza, ma anche accende l’amore, come dice l’Apostolo: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori pei mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5,5). È forse per questo che di alcuni di coloro che, avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, non si legge che lo abbiano conosciuto per rivelazione dello Spirito Santo, perché, conoscendolo, non lo amarono. Così infatti sta scritto: Poiché Dio lo rivelò a essi (Rm 1,19). E non vi è aggiunto: per mezzo dello Spirito Santo, perché non si attribuissero le menti degli empi il bacio della sposa, ma, contente della scienza che gonfia, non conobbero quella che edifica. Infine, lo stesso Apostolo ci dica per mezzo di chi essi (i pagani) hanno conosciuto: Per mezzo delle cose, dice, che sono state fatte, (le cose invisibili di Dio) sono rese visibili all’intelligenza (Rm 1,20). Donde si vede che non conobbero perfettamente colui che non amarono affatto. Se infatti lo avessero conosciuto integralmente, non avrebbero ignorato la bontà con la quale volle nella carne nascere e morire per la loro redenzione. Senti infine ciò che di Dio fu loro rivelato: La sempiterna, dice (san Paolo),potenza di lui e la sua divinità (Rm 1,20). Vedi che essi hanno investigato, servendosi del loro spirito, non di quello di Dio, quel che riguardava la sublimità, la maestà. Ma non hanno compreso come egli sia mite e umile di cuore. E non fa meraviglia, perché il loro capo Behemoth (Leviatan) non è affatto umile, ma come si legge di esso, lo teme ogni essere più altero (Gb 41,25). Al contrario Davide non andava in cerca di cose grandi, superiori alle sue forze, perché volendo scrutare la maestà non venisse oppresso dalla gloria.

6. Anche voi, per porre con cautela il piede nei sensi arcani, ricordate sempre l’ammonizione del sapiente: Non cercare le cose più alte dite, e non voler indagare quelle cose che sorpassano le tue forze (Eccli 3,22). Camminate in esse secondo lo spirito e non secondo il proprio senso. La dottrina dello Spirito non acuisce la curiosità, ma accende la carità. Perciò giustamente la sposa, cercando colui che l’anima sua ama, non si affida ai sensi della sua carne, non accetta i vani ragionamenti dell’umana curiosità; ma chiede il bacio, cioè, invoca lo Spirito Santo, per mezzo del quale riceverà insieme e il gusto della scienza, e il condimento della grazia. E la scienza che viene data dal bacio si riceve veramente con l’amore, perché il bacio è segno di amore. La scienza invece che gonfia, essendo senza carità, non procede dal bacio. Ma neppure coloro che hanno lo zelo di Dio, ma non secondo scienza, si arroghino quello (bacio). Poiché la grazia del bacio porta con sé i due doni, la luce della scienza, e l’abbondanza della devozione. È infatti lo Spirito di sapienza e di intelligenza che, a guisa di ape che porta la cera e il miele, ha di che accendere il lume della scienza e infondere il sapore della grazia. Non pensi di aver ricevuto l’uno o l’altro, sia chi percepisce la verità, ma non l’ama, sia chi ama senza comprendere. In questo bacio davvero non vi è posto né per l’errore, né per la tiepidezza. Pertanto, a ricevere la duplice grazia del sacrosanto bacio, prepari dal canto suo colei che è sposa le sue due labbra, la ragione dell’intelligenza e la volontà della sapienza, onde, gloriandosi del pieno bacio, meriti di sentirsi dire: Sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò ti ha benedetto Dio per sempre (Sal 44,3). Così dunque il Padre, baciando il Figlio, effonde pienamente in lui gli arcani della sua divinità e spira soave amore. Significa questo la Scrittura quando dice: Il giorno al giorno trasmette la parola (Sal 18,3). A questo sempiterno e singolarmente beato amplesso, come si è detto, a nessuna creatura affatto è dato di venire ammessa, solo restando lo Spirito di entrambi testimonio e consapevole della mutua conoscenza e dilezione. Chi infatti ha mai conosciuto il pensiero del Signore, o chi è stato suo consigliere? (Rm 11,34).

7. Ma mi dirà forse qualcuno: «Allora, come è pervenuto a te ciò che dici non essere concesso a nessuna creatura?». In verità l’Unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18). Rivelato, dirò, non a me, misero e indegno, ma a Giovanni, amico dello Sposo, del quale sono queste parole; e non solo a lui, ma anche a Giovanni Evangelista, il discepolo che Gesù amava. Piacque infatti a Dio anche l’anima di lui, del tutto degna del nome e della dote di sposa, degna di amplessi dello Sposo, degna infine di riposare sul petto del Signore. Attinse Giovanni dal petto dell’Unigenito ciò che questi aveva attinto dal seno paterno. Ma non solo lui, anche tutti quelli ai quali diceva l’angelo del gran consiglio: Vi ho chiamati amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15,15). Attinse anche Paolo, il cui vangelo non è da uomo, né lo ha ricevuto per mezzo di uomo, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Veramente tutti costoro possono tanto felicemente quanto veracemente dire: L’Unigenito che era nel seno del Padre, egli stesso ce lo ha rivelato (Gv 1,18). E tale rivelazione che altro fu per essi se non un bacio? Ma un bacio del bacio, non della bocca. Senti invece il bacio della bocca: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30). E ancora: Io sono nel Padre, e il Padre è in me (Gv 14,10). È un bacio dato da bocca a bocca; ma nessuno si avvicini. È davvero un bacio di amore e di pace, ma quella dilezione sorpassa ogni scienza, e quella pace sorpassa ogni sentimento. Tuttavia, ciò che occhio non vide, né orecchio udì, né cuore di uomo poté capire, Dio lo ha rivelato a Paolo per mezzo del suo Spirito, vale a dire, per mezzo del bacio della sua bocca. Pertanto l’essere il Figlio nel Padre e il Padre nel Figlio, è bacio della bocca. Quello poi che si legge: Non abbiamo infatti ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo Spirito che è da Dio, perché conosciamo le cose che da Dio ci sono state donate (1 Cor 2,12), questo è bacio del bacio.

8. E per distinguere più nettamente uno dall’altro, chi riceve la pienezza, riceve il bacio della bocca, chi invece riceve dalla pienezza, riceve il bacio dal bacio. Grande è san Paolo; ma per quanto porga in alto la bocca, anche se si spinge fino al terzo cielo, rimane necessariamente al di sotto della bocca dell’Altissimo, e deve accontentarsi della sua misura e restarsene al posto suo, e non potendo arrivare al volto della gloria, chieda umilmente che, per condiscendenza verso di lui, gli venga trasmesso un bacio dall’alto. Colui invece che non considerò come una rapina l’essere egli uguale a Dio, di modo che possa dire: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30), perché da pari a pari si unisce, da pari a pari gode l’amplesso, non mendica il bacio da un luogo inferiore, ma da pari altezza accosta la bocca alla bocca, e con singolare prerogativa, riceve il bacio dalla bocca. Per Cristo dunque il bacio è la pienezza, per Paolo è partecipazione, e mentre il primo si gloria del bacio dalla bocca, questi si glori di essere baciato soltanto dal bacio.


9. Felice bacio tuttavia, per il quale non solo si conosce Dio, ma si ama il Padre, il quale non si conosce pienamente se non quando perfettamente si ama. Quale anima tra di voi sentì talvolta nel segreto dell’anima sua lo Spirito del Figlio esclamare: Abbà, Padre? (Gal 4,6) Essa, essa comprenda di essere amata con paterno affetto, dal momento che è animata dallo stesso Spirito del Figlio. Confida, chiunque tu sia, confida senza alcuna esitazione. Nello Spirito del Figlio riconosciti figlia del Padre, sposa del Figlio e sorella. Troverai che a una tale anima vengono dati questi due nomi. Mi è facile provarlo. Lo Sposo si rivolge a lei dicendo: Vieni nel mio orto, sorella mia sposa (Cant 5,1). È sorella, perché figlia dello stesso Padre; sposa perché nel medesimo Spirito. Poiché, se il matrimonio carnale stabilisce due in una sola carne, perché l’unione spirituale a più forte ragione non congiungerà due in un solo spirito? Infine, chi aderisce a Dio forma con lui un solo spirito (1 Cor 6,17). Ma senti anche il Padre con quanto amore e quanta degnazione la chiama figlia, e, come propria nuora, la invita ai teneri amplessi del Figlio: Ascolta, o figlia, guarda. Porgi l’orecchio, e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo Padre. E al re piacerà la tua bellezza (Sal 44,11-12). Ecco da chi costei implora un bacio. O anima santa, abbi riverenza, perché egli è il Signore Dio tuo, forse non da baciarsi, ma da adorarsi con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

















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