mercoledì 19 febbraio 2020

Il cardinal Ruini contro il multiculturalismo: “Non è valore in sé”





Dalla critica al multiculturalismo alla difesa dei valori non negoziabili, passando per la non necessità di un “partito dei cattolici”: il cardinal Camillo Ruini e il senatore Gaetano Quagliariello scendono in campo per la difesa del cattolicesimo conservatore.






di Francesco Boezi

Il cardinal Camillo Ruini e il “ruinismo” sono riapparsi sulla scena politico-culturale del Belpaese. Dopo l’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, quella in cui l’ex vertice della Cei ha domandato alla Chiesa cattolica di non chiudere le porte al dialogo con la Lega di Matteo Salvini, il porporato italiano è tornato a dire la sua mediante “Un’altra libertà – Contro i nuovi profeti del paradiso in terra”.

Usando la definizione del coautore della dialettica declinata a mezzo libro, ossia quella del senatore Gateano Quagliariello, si tratta di un “dialogo laico”, centrato sulla “libertà oggi”, sui “suoi confini” e sui suoi “falsi profeti”. Il testo, che è edito da Rubettino, è curato dalla giornalista Claudia Passa. I ruiniani, e questa di per sé già rappresenta una notizia, si stanno riorganizzando: lo scorso novembre è nata un’associazione di laici presieduta da Eugenia Roccella. La pubblicazione dell’opera libraria che è prevista per giovedì 20 coincide quindi con la riproposizione di istanze che sembravano divenute secondarie rispetto allo stradominio del “cattolicesimo democratico”.

L’obiettivo non è quello di ridare vita a “vecchie collateralità” – come le ha chiamate di recente l’ex segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino – bensì quello di lanciare un “grido di dolore per la condizione della civiltà occidentale”. Per quanto le argomentazioni proprie della politica, almeno nel senso alto dell’espressione, abbiano trovato dimora nello scambio tra l’ecclesiastico ed il senatore.

Il cardinal Camillo Ruini, per esempio, ha sin da subito annotato, proprio nel primo capitolo del libro, come il “multiculturalismo” non possa essere considerato un valore a se stante. L’alto prelato, in materia d‘immigrazione e di gestione dei fenomeni migratori, ha riportato alla luce le posizioni del cardinal Carlo Caffarra: l’ex arcivescovo di Bologna, che è deceduto nel 2017, aveva svelato di preferire una modalità d’ accoglienza rivolta soprattutto a “persone conosciute” o “identificate”. La linea dei “porti aperti” a tutti, in chiave “emergenziale”, non è percepita come giocoforza dogmatica da una parte della Chiesa cattolica. E questo libro lo conferma. La bioetica poi – com’è naturale che sia – trova molto spazio all’interno di “Un’altra libertà”. Il cardinal Camillo Ruini, tenendo in considerazione la visione del mondo di Benedetto XVI, si scaglia contro il relativismo: “Su queste basi – si legge – viene costruito il ben noto argomento: lasciamo ciascuno libero di abortire, o di scegliere l’eutanasia, mentre al tempo stesso viene escluso il diritto di pensare che l’aborto e l’eutanasia siano un male in se stessi e di agire di conseguenza”. La riflessioni presentate da Ruini e Quagliarello si interessano persino del “post-umano”. Ma a tenere banco nel testo librario è il rapporto che deve intercorrere tra i cattolici e la politica.

Se le politiche sul “fine vita” proposte dagli ambienti progressisti sono equiparabili alla “eutanasia di una civiltà”, infatti, il “Parlamento”, per il duo conservator-liberale, non è affatto esente da “responsabilità”. E questo aspetto viene rimarcato in relazione al pendio scivoloso intrapreso anche nel corso di questa legislatura. Dal “falso laicismo” alla “falsa realizzazione dei diritti civili”: gli avversari ideologici del cattolicesimo conservatore, e dell’uomo per com’è concepito dal cristianesimo, vengono chiamati per nome e cognome. Qual è, dunque, il ruolo che i cattolici sono chiamati ad esercitare, considerato l’humus della società contemporanea? Il cardinal Camillo Ruini grossi dubbi non ne ha. Anzi, il porporato si dice certo di come la “rilevanza pubblica” possa passare solo attraverso “la convergenza dei cattolici sui valori fondamentali”. E non è affatto necessario dare vita ad un “partito dei cattolici”, su cui tanto Ruini quanto Quagliariello appaiono molto più che dubbiosi. Quella della creazione di un partito confessionale, semmai, è sempre stata e rimarrà una “suggestione”.

Lo spartiacque, in sintesi, diviene l’atteggiamento che le varie formazioni partitiche mettono in campo nei confronti dei “valori non negoziabili”. La “questione antropologica” è la base cui guardare per operare una scelta. Ruini, a titolo esemplificativo, cita la cosiddetta “teoria gender”. Uno dei temi delimitati ed utili a stabilire una linea di demarcazione.


Fonte: il Giornale









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