All'Università di Pisa si può cambiare il proprio nome prima ancora di averlo fatto all'anagrafe. Tutto contro la discriminazione. Ma ciò che si nasconde dietro ai mantra del gender free, della globalizzazione, del multiculturalismo, dell'"ecumania" o dell'ambientalismo è la lotta all’identità della persona, delle nazioni, delle culture, della religione cattolica, ossia la lotta al reale per sostituirlo con l’ideale. Ma provate a togliere i confini ad un quadrato: l'effetto è la scomparsa della realtà nel nulla.
di Tommaso Scandroglio,
Un
fatto che non fa più notizia e questo dovrebbe essere già di suo una notizia.
L’Università di Pisa pubblica un comunicato stampa che così recita: «Sarà
sufficiente la sottoscrizione di un semplice accordo di riservatezza con l’Università
di Pisa per attivare la carriera alias, il
dispositivo che tutela le persone che hanno la necessità di utilizzare,
all’interno dell’Ateneo, un nome diverso rispetto a quello anagrafico. È stato
infatti approvato dal Senato accademico un nuovo regolamento semplificato che
tutela l’identità di genere di tutta la popolazione universitaria: tra le
novità c’è la possibilità di attivare questa procedura non solo per gli
studenti, ma anche per docenti, personale, dirigenti, componenti esterni ed
esterne degli organi collegiali e tutte e tutti coloro che a vario titolo
operano, anche occasionalmente e temporaneamente, nelle strutture dell’Ateneo.
E per farlo non ci sarà più bisogno di presentare alcuna certificazione
medica». In breve chi, tra studenti, docenti e personale non docente, è in fase
di transizione da “un sesso ad un altro” – transizione ovviamente impossibile
da realizzare – può assumere all’interno dell’ateneo un nome diverso da quello
anagrafico, anticipando così il futuro nome anagrafico allorchè il processo di
rettificazione sessuale sarà concluso.
Il commento che qui vogliamo
articolare non
riguarderà tanto questa iniziativa, assai simile a molte altre assunte in
diversi atenei italiani e non, bensì sarà relativo ad un principio di carattere
rivoluzionario presente in questa vicenda pisana. Il transessualismo esprime la
volontà di varcare il confine naturale che esiste tra sesso maschile e
femminile. Ecco, la volontà di varcare i limiti, di superare le barriere, di
abbattere i muri – questi ultimi assai evocati nel tempo presente – è aspetto
peculiare della visione illuminista-marxista-progressista. Ad esempio, come
appena accennato, occorre far saltare la divisione tra sesso maschile e
femminile, con tutte le proprietà naturali ad esso connesse, compreso il fatto
che un uomo è attratto da una donna e viceversa e che il sesso identifica
l’uomo e la donna non solo sotto il profilo biologico, ma anche psicologico,
caratteriale e soprattutto metafisico. Cancellare la demarcazione che esiste
tra uomo e donna è quindi obiettivo non solo del transessualismo, ma anche
dell’omosessualismo e del femminismo.
La volontà di superare il
limite, di
rompere gli argini naturali non attiene solo alla sfera della tematica gender.
Ad esempio, secondo questa prospettiva, occorre far crollare i soffitti che
dividono le classi sociali. Chiamasi non uguaglianza sociale, bensì
egualitarismo. Parimenti è necessario eliminare qualsiasi confine che madre
natura e quindi Dio padre ha posto tra popoli ed etnie, fenomeno che prende il
nome di globalizzazione. Idem per i confini culturali. dicesi
multiculturalismo. Stesso discorso per le idee e i pensieri, ecco il
pluralismo. Per non parlare delle religioni, fenomeno che potremmo indicare
come ecumania, neologismo che usiamo per distinguere tale fenomeno
dall’ecumenismo, il quale indica il dovere di ogni cattolico di convertire gli
appartenenti ad altre credenze alla religione cattolica. Devono saltare anche
quei confini naturali, perché intrisi di carattere ontologico, tra uomini e non
uomini: vedi animalismo e ambientalismo. In futuro si cercherà legittimazione
sociale e poi giuridica anche riguardo alla pedofilia, ossia alla volontà di
eliminare il confine naturale tra bambino e adulto, all’incesto, che attiene
alla separazione tra il concetto di genitore e figli, alla robetica, che
interessa il salto ontologico tra persona e cosa.
Cancellare i confini, i limiti
significa cancellare
ciò che appunto delimita una data realtà, ciò che la contiene, potremmo così
dire. Provate a disegnare con una matita su un foglio bianco un quadrato. Ora
cancellate il tratto di matita dal foglio. Il quadrato sparirà. Cancellando il
perimetro, ossia ciò che delimita il quadrato da ciò che sta fuori dal quadrato
– ciò che lo identifica – quest’ultimo svanirà: lo spazio bianco
contenuto all’interno del tratto di matita si confonderà con lo spazio bianco
presente al di fuori del tratto di matita. Eliminare il limes, ossia il
confine, significa eliminare ciò che identifica un ente, vuol dire eliminare la
sua identità.
Dietro al paravento della lotta alle
discriminazioni, si
nasconde allora la lotta all’identità della persona, della famiglia, delle
nazioni, delle culture, della religione cattolica, etc., ossia si nasconde la
lotta al reale per sostituirlo con l’ideale. La lotta alle differenze è perciò
lotta alla realtà. L’identità è quel particolare tratto di matita che disegna
alcune differenze essenziali che distinguono un ente da un altro, che fanno sì
che quel Marco lì sia lui e solo lui e che quindi sia assolutamente diverso da
tutti gli altri “Marco”. Se eliminate i confini che individuano le differenze
tra i vari “Marco” eliminate tutti i “Marco”. Se eliminate le caratteristiche
che identificano un quadrato – avere quattro lati uguali uniti da quattro
angoli retti – il concetto stesso di quadrato svanirà. E dunque un quadrato
potrà diventare un triangolo (così come un uomo può diventare una donna): le
figure piane diventerebbero interscambiabili tra loro, perfettamente
sovrapponibili. Chiameremo “triangolo” ciò che è invece un quadrato, così come
accade all’università di Pisa dove lo studente Marco potrà farsi chiamare
Valentina.
Una geometria liquida come la nostra
società dove
la geometria antropologica disegnata da Dio sarà colpita da liquefazione
rivoluzionaria. Eliminate le peculiarità essenziali e tutto sarà uguale a
tutto, tutto sarà omogeno. Togliete la chiusa tra un canale e l’altro e le due
acque si mischieranno. Togliete i confini naturali presenti nell’uomo, nella
famiglia, nella Chiesa, etc. e tutte queste realtà si mischieranno con altre
che nulla hanno a che fare con queste. E così se sollevate la chiusa tra
maschio e femmina avrete i transgender, l’omosessualità, l’omogenitorialità, le
famiglie arcobaleno. Se togliete la chiusa tra la religione cattolica e le
altre credenze avrete una grande religione universale. Se sollevate la chiusa
tra persona e animali e piante, dovrete ammettere che anche lo scarabeo
stercorario o una pianta di ortica saranno persone. Se togliete la chiusa tra
le varie morali avrete il nichilismo o l’indifferentismo etico.
Togliete la chiusa tra ragione e
irrazionalità e la follia dilagherà.
Fonte:
La
nuova Bussola Quotidiana
Vita e bioetica
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