giovedì 6 febbraio 2020

CON LA FANTASIA AL POTERE Ecco a voi l'incubo di un mondo senza limiti né muri



All'Università di Pisa si può cambiare il proprio nome prima ancora di averlo fatto all'anagrafe. Tutto contro la discriminazione. Ma ciò che si nasconde dietro ai mantra del gender free, della globalizzazione, del multiculturalismo, dell'"ecumania" o dell'ambientalismo è la lotta all’identità della persona, delle nazioni, delle culture, della religione cattolica, ossia la lotta al reale per sostituirlo con l’ideale. Ma provate a togliere i confini ad un quadrato: l'effetto è la scomparsa della realtà nel nulla.






di Tommaso Scandroglio, 28-01-2020

Un fatto che non fa più notizia e questo dovrebbe essere già di suo una notizia. L’Università di Pisa pubblica un comunicato stampa che così recita: «Sarà sufficiente la sottoscrizione di un semplice accordo di riservatezza con l’Università di Pisa per attivare la carriera alias, il dispositivo che tutela le persone che hanno la necessità di utilizzare, all’interno dell’Ateneo, un nome diverso rispetto a quello anagrafico. È stato infatti approvato dal Senato accademico un nuovo regolamento semplificato che tutela l’identità di genere di tutta la popolazione universitaria: tra le novità c’è la possibilità di attivare questa procedura non solo per gli studenti, ma anche per docenti, personale, dirigenti, componenti esterni ed esterne degli organi collegiali e tutte e tutti coloro che a vario titolo operano, anche occasionalmente e temporaneamente, nelle strutture dell’Ateneo. E per farlo non ci sarà più bisogno di presentare alcuna certificazione medica». In breve chi, tra studenti, docenti e personale non docente, è in fase di transizione da “un sesso ad un altro” – transizione ovviamente impossibile da realizzare – può assumere all’interno dell’ateneo un nome diverso da quello anagrafico, anticipando così il futuro nome anagrafico allorchè il processo di rettificazione sessuale sarà concluso.

Il commento che qui vogliamo articolare non riguarderà tanto questa iniziativa, assai simile a molte altre assunte in diversi atenei italiani e non, bensì sarà relativo ad un principio di carattere rivoluzionario presente in questa vicenda pisana. Il transessualismo esprime la volontà di varcare il confine naturale che esiste tra sesso maschile e femminile. Ecco, la volontà di varcare i limiti, di superare le barriere, di abbattere i muri – questi ultimi assai evocati nel tempo presente – è aspetto peculiare della visione illuminista-marxista-progressista. Ad esempio, come appena accennato, occorre far saltare la divisione tra sesso maschile e femminile, con tutte le proprietà naturali ad esso connesse, compreso il fatto che un uomo è attratto da una donna e viceversa e che il sesso identifica l’uomo e la donna non solo sotto il profilo biologico, ma anche psicologico, caratteriale e soprattutto metafisico. Cancellare la demarcazione che esiste tra uomo e donna è quindi obiettivo non solo del transessualismo, ma anche dell’omosessualismo e del femminismo.

La volontà di superare il limite, di rompere gli argini naturali non attiene solo alla sfera della tematica gender. Ad esempio, secondo questa prospettiva, occorre far crollare i soffitti che dividono le classi sociali. Chiamasi non uguaglianza sociale, bensì egualitarismo. Parimenti è necessario eliminare qualsiasi confine che madre natura e quindi Dio padre ha posto tra popoli ed etnie, fenomeno che prende il nome di globalizzazione. Idem per i confini culturali. dicesi multiculturalismo. Stesso discorso per le idee e i pensieri, ecco il pluralismo. Per non parlare delle religioni, fenomeno che potremmo indicare come ecumania, neologismo che usiamo per distinguere tale fenomeno dall’ecumenismo, il quale indica il dovere di ogni cattolico di convertire gli appartenenti ad altre credenze alla religione cattolica. Devono saltare anche quei confini naturali, perché intrisi di carattere ontologico, tra uomini e non uomini: vedi animalismo e ambientalismo. In futuro si cercherà legittimazione sociale e poi giuridica anche riguardo alla pedofilia, ossia alla volontà di eliminare il confine naturale tra bambino e adulto, all’incesto, che attiene alla separazione tra il concetto di genitore e figli, alla robetica, che interessa il salto ontologico tra persona e cosa.

Cancellare i confini, i limiti significa cancellare ciò che appunto delimita una data realtà, ciò che la contiene, potremmo così dire. Provate a disegnare con una matita su un foglio bianco un quadrato. Ora cancellate il tratto di matita dal foglio. Il quadrato sparirà. Cancellando il perimetro, ossia ciò che delimita il quadrato da ciò che sta fuori dal quadrato – ciò che lo identifica –  quest’ultimo svanirà: lo spazio bianco contenuto all’interno del tratto di matita si confonderà con lo spazio bianco presente al di fuori del tratto di matita. Eliminare il  limes, ossia il confine, significa eliminare ciò che identifica un ente, vuol dire eliminare la sua identità.

Dietro al paravento della lotta alle discriminazioni, si nasconde allora la lotta all’identità della persona, della famiglia, delle nazioni, delle culture, della religione cattolica, etc., ossia si nasconde la lotta al reale per sostituirlo con l’ideale. La lotta alle differenze è perciò lotta alla realtà. L’identità è quel particolare tratto di matita che disegna alcune differenze essenziali che distinguono un ente da un altro, che fanno sì che quel Marco lì sia lui e solo lui e che quindi sia assolutamente diverso da tutti gli altri “Marco”. Se eliminate i confini che individuano le differenze tra i vari “Marco” eliminate tutti i “Marco”. Se eliminate le caratteristiche che identificano un quadrato – avere quattro lati uguali uniti da quattro angoli retti – il concetto stesso di quadrato svanirà. E dunque un quadrato potrà diventare un triangolo (così come un uomo può diventare una donna): le figure piane diventerebbero interscambiabili tra loro, perfettamente sovrapponibili. Chiameremo “triangolo” ciò che è invece un quadrato, così come accade all’università di Pisa dove lo studente Marco potrà farsi chiamare Valentina.

Una geometria liquida come la nostra società dove la geometria antropologica disegnata da Dio sarà colpita da liquefazione rivoluzionaria. Eliminate le peculiarità essenziali e tutto sarà uguale a tutto, tutto sarà omogeno. Togliete la chiusa tra un canale e l’altro e le due acque si mischieranno. Togliete i confini naturali presenti nell’uomo, nella famiglia, nella Chiesa, etc. e tutte queste realtà si mischieranno con altre che nulla hanno a che fare con queste. E così se sollevate la chiusa tra maschio e femmina avrete i transgender, l’omosessualità, l’omogenitorialità, le famiglie arcobaleno. Se togliete la chiusa tra la religione cattolica e le altre credenze avrete una grande religione universale. Se sollevate la chiusa tra persona e animali e piante, dovrete ammettere che anche lo scarabeo stercorario o una pianta di ortica saranno persone. Se togliete la chiusa tra le varie morali avrete il nichilismo o l’indifferentismo etico.

Togliete la chiusa tra ragione e irrazionalità e la follia dilagherà.





Vita e bioetica










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