Cantalamessa al Venerdì Santo: i cristiani sono perseguitati anche nel 2015
Chiara Santomiero
L'Ecce homo, Gesù nel cortile di Pilato, flagellato e schernito dai soldati con la parodia della regalità fatta di una corona di spine, una canna per scettro e un mantello di porpora consunto, è "il prototipo di tutti gli ammanettati della storia". Nella celebrazione della Passione del Venerdì Santo nella basilica vaticana il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, ripercorre i tratti straziati di Gesù in agonia sovrapponendoli a quelli dei tanti cristiani che oggi sono perseguitati, torturati e uccisi.
E' tradizione che sia il predicatore pontificio a tenere l'omelia della solenne celebrazione del Venerdì Santo presieduta dal pontefice. Papa Francesco è entrato in silenzio nella basilica vaticana e si è prostrato davanti alla Croce.
"Quanti «Ecce homo» nel mondo! - ha esclamato Cantalamessa - Quanti prigionieri che si trovano nelle stesse condizioni di Gesù nel pretorio di Pilato: soli, ammanettati, torturati, in balia di militari rozzi e pieni di odio, che si abbandonano a ogni sorta di crudeltà fisica e psicologica, divertendosi a veder soffrire". L’esclamazione «Ecce homo!» non si applica solo alle vittime, ma anche ai carnefici e vuole dire: "ecco di che cosa è capace l’uomo!".
Il pensiero non può non andare alla stretta attualità e alla notizia di 147 cristiani trucidati dalla furia jihadista degli estremisti somali in un campus universitario del Kenya. Alle loro famiglie e a tutta la comunità cristiana keniota si è stretto papa Francesco con un telegramma inviato al presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici del Kenya dal Segretario di Stato, cardinale Parolin. "Un atto di brutalità insensata" ha definito la strage il pontefice che ha assicurato la preghiera per le vittime ma anche per la "conversione del cuore di coloro che hanno commesso questo orribile massacro". Il papa ha invitato "coloro che hanno autorità" perché raddoppino "gli sforzi per collaborare con tutti gli uomini e le donne in Kenya affinché si ponga fine a questa violenza e si acceleri così l'alba di una nuova era di fratellanza, giustizia e pace".
I cristiani, ha rilevato Cantalamessa "non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c’è nel mondo, ma non si può ignorare che in molti paesi essi sono le vittime designate e più frequenti". Una situazione rispetto alla quale l'indifferenza rischia di trasformare "istituzioni e persone del mondo occidentale" in dei Pilato che si lavano le mani.
Come cristiani, la risposta a questa violenza non può che venire dal modello di "generosità infinita" di Gesù che proprio dalla croce ha perdonato coloro che lo uccidevano. "Perdonare con la sua stessa grandezza d’animo – ha affermato Cantalamessa - non può comportare semplicemente un atteggiamento negativo, con cui si rinuncia a volere il male per chi fa del male; deve tradursi invece in una volontà positiva di fare loro del bene, se non altro con una preghiera rivolta a Dio, in loro favore. «Pregate per quelli che vi perseguitano»".
Gesù ha vinto la violenza "non opponendo ad essa una violenza più grande, ma subendola e mettendone a nudo tutta l’ingiustizia e l’inutilità". Ha inaugurato un nuovo genere di vittoria proprio "in quanto vittima", come affermava Sant'Agostino.
Il problema della violenza, ha rilevato il predicatore pontificio seguito dallo sguardo attento di papa Francesco e dei cardinali della Curia romana "ci assilla, ci scandalizza, oggi che essa ha inventato forme nuove e spaventose di crudeltà e di barbarie. Noi cristiani reagiamo inorriditi all’idea che si possa uccidere in nome di Dio".
Seguire Cristo non è "un votarsi passivamente alla sconfitta e alla morte" ma sul Calvario Gesù "pronuncia un definitivo «no!» alla violenza, opponendo ad essa, non semplicemente la non-violenza, ma, di più, il perdono, la mitezza e l’amore".
Se ci sarà ancora violenza, questa non potrà più richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua autorità: altrimenti si farebbe regredire l’idea di Dio a "stadi primitivi e grossolani, superati dalla coscienza religiosa e civile dell’umanità".
I ventuno cristiani copti uccisi dall'Isis in Libia invocando il nome di Gesù testimoniano ancora oggi che "i veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte". E anche gli altri cristiani, ha concluso padre Cantalamessa, sono chiamati a pregare "per i fratelli di fede perseguitati" anche nel 2015 e per "tutti gli Ecce homo che ci sono, in questo momento, sulla faccia della terra, cristiani e non cristiani" nutrendo pensieri di pace, misericordia e perdono.
Dopo la predica di Cantalamessa, la celebrazione è continuata con la preghiera universale, la processione della croce, l'adorazione - è il Papa a sollevare il legno e offrirlo alla preghiera dei fedeli - e la benedizione finale. Alle 21.15 Papa Francesco presiederà la consueta Via Crucis al Colosseo.
Gesù ha vinto la violenza "non opponendo ad essa una violenza più grande, ma subendola e mettendone a nudo tutta l’ingiustizia e l’inutilità". Ha inaugurato un nuovo genere di vittoria proprio "in quanto vittima", come affermava Sant'Agostino.
Il problema della violenza, ha rilevato il predicatore pontificio seguito dallo sguardo attento di papa Francesco e dei cardinali della Curia romana "ci assilla, ci scandalizza, oggi che essa ha inventato forme nuove e spaventose di crudeltà e di barbarie. Noi cristiani reagiamo inorriditi all’idea che si possa uccidere in nome di Dio".
Seguire Cristo non è "un votarsi passivamente alla sconfitta e alla morte" ma sul Calvario Gesù "pronuncia un definitivo «no!» alla violenza, opponendo ad essa, non semplicemente la non-violenza, ma, di più, il perdono, la mitezza e l’amore".
Se ci sarà ancora violenza, questa non potrà più richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua autorità: altrimenti si farebbe regredire l’idea di Dio a "stadi primitivi e grossolani, superati dalla coscienza religiosa e civile dell’umanità".
I ventuno cristiani copti uccisi dall'Isis in Libia invocando il nome di Gesù testimoniano ancora oggi che "i veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte". E anche gli altri cristiani, ha concluso padre Cantalamessa, sono chiamati a pregare "per i fratelli di fede perseguitati" anche nel 2015 e per "tutti gli Ecce homo che ci sono, in questo momento, sulla faccia della terra, cristiani e non cristiani" nutrendo pensieri di pace, misericordia e perdono.
Dopo la predica di Cantalamessa, la celebrazione è continuata con la preghiera universale, la processione della croce, l'adorazione - è il Papa a sollevare il legno e offrirlo alla preghiera dei fedeli - e la benedizione finale. Alle 21.15 Papa Francesco presiederà la consueta Via Crucis al Colosseo.
sources: ALETEIA 03.04.2015
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