Se Repubblica vuole l’esilio di Dio
di Mario Adinolfi
Oggi pomeriggio nell’Aula Magna del rettorato dell’università di Torino si terrà una “lectio magistralis” di Paolo Flores d’Arcais contornato dalla sua cricchetta di editorialisti di grido del quotidiano la Repubblica e dintorni: Corrado Augias, Stefano Rodotà, Chiara Saraceno, Gustavo Zagrebelski, Giulio Giorello, Gian Enrico Rusconi ed altri soloni lo celebrano come “laico dell’anno”. Cosa andrà a dire di tanto decisivo Paolo Flores D’Arcais in un’occasione così solenne? La Repubblica ci ha tolto il gusto della sorpresa e manco fosse il vincitore di Masterchef, ha anticipato ieri il testo integrale della lezione. Due pagine del quotidiano intitolate, senza punti interrogativi, imperativamente: “La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio”.
Le due pagine di Flores d’Arcais sono terrificanti. Ricorriamo alle citazioni testuali: “La religione è compatibile con la democrazia solo se disponibile e assuefatta all’esilio di Dio, solo se disponibile a praticare il primo comandamento della sovranità repubblicana: non pronunciare il nome di Dio in luogo pubblico. La religione è compatibile con la democrazia solo se addomesticata. Le religioni compatibili con la democrazia sono religioni docili, che hanno rinunciato a ogni fede militante (di sharie e martiri e legionari di Cristo e altre comunioni e liberazioni). Sono religioni sottomesse che hanno interiorizzato l’inferiorità della legge di Dio rispetto alla volontà sovrana degli uomini su questa terra”.
Ecco, direi che ce lo hanno detto chiaro cosa vogliono da noi. Ho l’impressione che da oggi sarò meno docile, Flores d’Arcais e Repubblica si abituino all’idea. Anche perché l’offensiva è evidente e le finalità ormai non sono neanche più nascoste. Come dice l’incipit dell’articolo “è questione di vita o di morte, alla lettera”. Ci vogliono morti, nella forma di democraticamente taciturni e addomesticati, sarà il caso di capirlo bene. Anche dalle parti dei sacri palazzi. Resto sorpreso avendo ormai continua conferma diretta del fatto che il quotidiano più letto nel clero e nell’episcopato sia proprio Repubblica. Propongo la sostituzione immediata in chiese, parrocchie e arcivescovadi con la lettura de La Croce. Credo dovrebbe essere considerata più salutare.
L’opzione di Flores d’Arcais è spiegata con nettezza del corso di tutto l’articolo. Qualche altro passaggio? Prendiamone uno programmatico: “E’ inerente alla democrazia l’ostracismo di Dio, della sua parola e dei suoi simboli, da ogni luogo dove protagonista sia il cittadino: scuola compresa e anzi scuola innanzitutto, poiché ambito della sua formazione”. Adesso vi è più chiaro perché l’offensiva dell’ideologia gender punta proprio sulla scuola, a partire dalla scuola materna? E a proposito dell’ideologia gender, altre due pagine di Repubblica, sempre sul numero di ieri. Titolo? “Il padre materno”. Il modo subdolo di raccontare l’indifferenzialismo sessuale con il papà che può fare la mamma per gettare le basi culturali che conducano alla normativa che preveda per un bambino l’assenza della mamma e la presenza di due papà. Di chi è l’editoriale che adorna le due pagine su pregi del papà che fa la mamma? Di Chiara Sareceno, certo, sociologa che oggi pomeriggio a Torino celebrerà Flores d’Arcais, quello che vuole cacciare Dio ed esiliarlo.
E i cattolici in questo schema cosa dovrebbero fare? Se non vogliono addomesticarsi e diventare docili davanti a normative depravate che puntano a legittimare ad esempio l’utero in affitto e la conseguente compravendita di esseri umani, come devono comportarsi secondo Flores d’Arcais? Qui sussiste una questione pienamente e totalmente democratica, la proposta di Repubblica è l’esilio non di Dio, ma più prosaicamente dei cattolici dal dibattito pubblico. Ci vogliono far rinunciare a qualsiasi nostra convinzione profonda, che è convinzione radicata in vasta parte del popolo italiano. Ma Dio non lo esilia Repubblica.
Repubblica getta la maschera e dichiara il suo progetto. Da queste parti lo si denuncia da tempo. Sappia Flores d’Arcais che sapremo organizzare la resistenza, perché lui e i suoi sodali sono dei poveri giacobini isolati invecchiati male. Mentre noi siamo popolo. E estromettere il popolo dai meccanismi decisionali è un antico sogno dei totalitarismi novecenteschi, a cui speravamo che Repubblica avesse rinunciato. L’assalto ai cattolici italiani, alle loro idee e alla loro fede che è e resterà pubblica, perché radicata nella storia di un Paese, non avrà successo. Si potrà proseguire nell’offensiva mediatica in atto, ma non si trasformerà mai ciò che non è in cio che è. E voi, cari repubblichini giacobini, non siete popolo. Siete un piccolo club di anziani e superbi signori, facilmente battibile. Per esiliare Dio dovrete trovare ragioni meno irragionevoli ed energie meno patetiche.
La Croce 10/03/2015
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