di Riccardo Cascioli
Il primo sì – in Commissione Giustizia del Senato – al ddl Cirinnà sulle unioni civili, avvenuto nei giorni scorsi indica un’accelerazione nell’attacco alla famiglia nel nostro Paese. Lo si deduce da una serie di motivi: intanto segue di pochi giorni l’approvazione in Senato del “divorzio breve”, con una larghissima maggioranza (228 voti favorevoli, contro 11 contrari e 11 astenuti) e con una sostanziale indifferenza da parte dell’opinione pubblica (giornali in testa).
È già questo un segnale inquietante, prova che nella società c’è ormai una sostanziale indifferenza a un cambiamento che viene percepito semplicemente come un’abbreviazione dei tempi. In un Paese dove i processi sono eterni, ha buon gioco la propaganda di chi afferma che almeno da qualche parte cominciamo a sveltire le pratiche.
Sfugge invece il fatto che il “divorzio breve” non consiste affatto nella sola abbreviazione dei tempi, ma cambia profondamente il nostro diritto di famiglia: finora il divorzio, per quanto ammesso e regolato dalla legge, nel nostro ordinamento è sempre stato concepito come un “male necessario” che risolve questioni laddove non si è riusciti a vivere il “bene” del matrimonio. In altre parole: per il nostro diritto di famiglia il matrimonio resta il bene da perseguire, e il divorzio quasi una deroga per situazioni ingestibili. Per questo era previsto anche un congruo tempo di separazione per dare la possibilità di riconciliarsi. Con il “divorzio breve” invece questo tempo praticamente si azzera, e in tal modo matrimonio e divorzio vengono a trovarsi praticamente sullo stesso piano dal punto di vista del valore: un colpo mortale per la famiglia.
Ed ecco subito dopo il ddl Cirinnà, che dopo le decine di audizioni e confrontato con le altre proposte sulle unioni civili, viene adottato come testo base dalla Commissione del Senato in una versione addirittura peggiorata rispetto all’originale. Ricordiamo che tale disegno di legge si rivolge esclusivamente alle coppie dello stesso sesso, equiparando di fatto le unioni civili al matrimonio. Ancora una volta, abbiamo assistito a una vera opposizione da parte di singoli senatori ma la stragrande maggioranza ha votato a favore (si è creata anche una nuova inedita maggioranza Pd-5Stelle).
È vero che oltre a Lega e Ncd anche Forza Italia ha votato contro, ma come abbiamo spiegato alcuni giorni fa il partito di Berlusconi aveva presentato una proposta di legge non molto dissimile da quella del Pd. C’è poco dunque da aspettarsi su questo fronte. Fatto sta che il ddl Cirinnà ha ora la strada in discesa anche se in aula troverà – forse – delle correzioni, visto che anche una trentina di senatori democratici hanno espresso perplessità su alcuni punti del disegno di legge. In ogni caso saranno ritocchi più o meno importanti ma a una legge il cui impianto resta inaccettabile. Del resto, facendo un confronto con quanto accaduto al ddl Scalfarotto sull’omofobia, ancora fermo al Senato dopo due anni, non si può non notare come la frantumazione del Pdl, con Forza Italia da una parte e Ncd dall’altra, abbia notevolmente indebolito l’azione parlamentare a favore della famiglia. A questo poi dobbiamo aggiungere la decisione del presidente del Consiglio Renzi di spingere sul riconoscimento delle unioni civili e in generale su riforme anti-famiglia (anche il “regalo” degli 80 euro non tiene conto del reddito familiare).
Il quadro dunque è fosco, e a nessuno viene in mente di mettere in relazione la distruzione della famiglia – tenacemente perseguita negli ultimi decenni – con la crisi economica strutturale che il nostro paese attraversa, per almeno due conseguenze fondamentali che essa comporta: crollo delle nascite e aumento vertiginoso della spesa sociale.
A mantenere viva la resistenza in Italia restano soltanto alcune associazioni laicali e piccoli giornali (tra cui il nostro), che i nostri lettori ben conoscono. E ben venga anche il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, che a proposito del ddl Cirinnà ha parlato di "forzatura ideologica", anche se data la situazione che abbiamo descritto l'espressione potrebbe essere considerata eccessivamente delicata. A tutto questo si aggiunga che ciò di cui stiamo parlando non è certo un problema tipicamente italiano: l’attacco alla famiglia (e alla vita) è globale, è la principale guerra che oggi si combatte nel mondo. E anche di questo i nostri lettori sono bene informati.
In questo tempo oscuro ecco dunque che si accende una piccola luce, il Sinodo sulla Famiglia. La Chiesa cattolica, unica entità che a livello mondiale è in grado di opporre resistenza a questa riduzione dell’umano e di rilanciare una testimonianza positiva, è impegnata già da un anno in una riflessione sul valore della famiglia e su come rendere più attraente e affascinante per gli uomini d’oggi questo prezioso tesoro. O perlomeno questo era nelle intenzioni, perché poi quelle stesse forze che nel mondo lavorano per distruggere la famiglia, sono ben penetrate all’interno della Chiesa cercando anche di dirottare i lavori del Sinodo, soprattutto cercando di portare i cattolici a pensare secondo le categorie del mondo.
Così una grande occasione di testimonianza e di misericordia vera rischia di tramutarsi nel suo contrario, al punto che anche taluni vescovi e cardinali – per non dire di intere conferenze episcopali – hanno cominciato a preoccuparsi più dell’adeguare l’insegnamento della Chiesa al pensiero mondano che non a riscoprire il valore universale della famiglia anche come possibilità di aiuto agli uomini d’oggi. Eppure il mondo oggi più che mai ha bisogno che la buona novella della famiglia venga annunciata nella sua verità totale, come del resto fece Gesù con i suoi contemporanei, al punto che anche i discepoli sbottarono in un «Se le cose stanno così, non conviene sposarsi» (cfr. Mt 19,10).
Insomma, per il bene del mondo c’è urgente bisogno che dal Sinodo venga riaffermata in tutta la sua forza la verità sul matrimonio, perché solo questa può essere punto di ripartenza per l'uomo, motivo di speranza per quanti attraversano difficoltà familiari o vivono nell’inconsapevolezza del valore del rapporto uomo donna. La vera posta in gioco al Sinodo è tutta qui. Come ha detto il cardinale Ludwig Muller nei giorni scorsi al quotidiano francese “La Croix”, «noi abbiamo le parole di Gesù sul matrimonio e la loro interpretazione autentica lungo tutta la storia della Chiesa – i concili di Firenze e Trento, la sintesi fatta da Gaudium et Spes e tutto il magistero successivo… Teologicamente è tutto molto chiaro. (…) Noi [oggi] dobbiamo ritrovare i fondamenti naturali del matrimonio e, per i battezzati, sottolineare la sacramentalità del matrimonio come mezzo di grazia per irrigare gli sposi e tutta la famiglia».
È già questo un segnale inquietante, prova che nella società c’è ormai una sostanziale indifferenza a un cambiamento che viene percepito semplicemente come un’abbreviazione dei tempi. In un Paese dove i processi sono eterni, ha buon gioco la propaganda di chi afferma che almeno da qualche parte cominciamo a sveltire le pratiche.
Sfugge invece il fatto che il “divorzio breve” non consiste affatto nella sola abbreviazione dei tempi, ma cambia profondamente il nostro diritto di famiglia: finora il divorzio, per quanto ammesso e regolato dalla legge, nel nostro ordinamento è sempre stato concepito come un “male necessario” che risolve questioni laddove non si è riusciti a vivere il “bene” del matrimonio. In altre parole: per il nostro diritto di famiglia il matrimonio resta il bene da perseguire, e il divorzio quasi una deroga per situazioni ingestibili. Per questo era previsto anche un congruo tempo di separazione per dare la possibilità di riconciliarsi. Con il “divorzio breve” invece questo tempo praticamente si azzera, e in tal modo matrimonio e divorzio vengono a trovarsi praticamente sullo stesso piano dal punto di vista del valore: un colpo mortale per la famiglia.
Ed ecco subito dopo il ddl Cirinnà, che dopo le decine di audizioni e confrontato con le altre proposte sulle unioni civili, viene adottato come testo base dalla Commissione del Senato in una versione addirittura peggiorata rispetto all’originale. Ricordiamo che tale disegno di legge si rivolge esclusivamente alle coppie dello stesso sesso, equiparando di fatto le unioni civili al matrimonio. Ancora una volta, abbiamo assistito a una vera opposizione da parte di singoli senatori ma la stragrande maggioranza ha votato a favore (si è creata anche una nuova inedita maggioranza Pd-5Stelle).
È vero che oltre a Lega e Ncd anche Forza Italia ha votato contro, ma come abbiamo spiegato alcuni giorni fa il partito di Berlusconi aveva presentato una proposta di legge non molto dissimile da quella del Pd. C’è poco dunque da aspettarsi su questo fronte. Fatto sta che il ddl Cirinnà ha ora la strada in discesa anche se in aula troverà – forse – delle correzioni, visto che anche una trentina di senatori democratici hanno espresso perplessità su alcuni punti del disegno di legge. In ogni caso saranno ritocchi più o meno importanti ma a una legge il cui impianto resta inaccettabile. Del resto, facendo un confronto con quanto accaduto al ddl Scalfarotto sull’omofobia, ancora fermo al Senato dopo due anni, non si può non notare come la frantumazione del Pdl, con Forza Italia da una parte e Ncd dall’altra, abbia notevolmente indebolito l’azione parlamentare a favore della famiglia. A questo poi dobbiamo aggiungere la decisione del presidente del Consiglio Renzi di spingere sul riconoscimento delle unioni civili e in generale su riforme anti-famiglia (anche il “regalo” degli 80 euro non tiene conto del reddito familiare).
Il quadro dunque è fosco, e a nessuno viene in mente di mettere in relazione la distruzione della famiglia – tenacemente perseguita negli ultimi decenni – con la crisi economica strutturale che il nostro paese attraversa, per almeno due conseguenze fondamentali che essa comporta: crollo delle nascite e aumento vertiginoso della spesa sociale.
A mantenere viva la resistenza in Italia restano soltanto alcune associazioni laicali e piccoli giornali (tra cui il nostro), che i nostri lettori ben conoscono. E ben venga anche il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, che a proposito del ddl Cirinnà ha parlato di "forzatura ideologica", anche se data la situazione che abbiamo descritto l'espressione potrebbe essere considerata eccessivamente delicata. A tutto questo si aggiunga che ciò di cui stiamo parlando non è certo un problema tipicamente italiano: l’attacco alla famiglia (e alla vita) è globale, è la principale guerra che oggi si combatte nel mondo. E anche di questo i nostri lettori sono bene informati.
In questo tempo oscuro ecco dunque che si accende una piccola luce, il Sinodo sulla Famiglia. La Chiesa cattolica, unica entità che a livello mondiale è in grado di opporre resistenza a questa riduzione dell’umano e di rilanciare una testimonianza positiva, è impegnata già da un anno in una riflessione sul valore della famiglia e su come rendere più attraente e affascinante per gli uomini d’oggi questo prezioso tesoro. O perlomeno questo era nelle intenzioni, perché poi quelle stesse forze che nel mondo lavorano per distruggere la famiglia, sono ben penetrate all’interno della Chiesa cercando anche di dirottare i lavori del Sinodo, soprattutto cercando di portare i cattolici a pensare secondo le categorie del mondo.
Così una grande occasione di testimonianza e di misericordia vera rischia di tramutarsi nel suo contrario, al punto che anche taluni vescovi e cardinali – per non dire di intere conferenze episcopali – hanno cominciato a preoccuparsi più dell’adeguare l’insegnamento della Chiesa al pensiero mondano che non a riscoprire il valore universale della famiglia anche come possibilità di aiuto agli uomini d’oggi. Eppure il mondo oggi più che mai ha bisogno che la buona novella della famiglia venga annunciata nella sua verità totale, come del resto fece Gesù con i suoi contemporanei, al punto che anche i discepoli sbottarono in un «Se le cose stanno così, non conviene sposarsi» (cfr. Mt 19,10).
Insomma, per il bene del mondo c’è urgente bisogno che dal Sinodo venga riaffermata in tutta la sua forza la verità sul matrimonio, perché solo questa può essere punto di ripartenza per l'uomo, motivo di speranza per quanti attraversano difficoltà familiari o vivono nell’inconsapevolezza del valore del rapporto uomo donna. La vera posta in gioco al Sinodo è tutta qui. Come ha detto il cardinale Ludwig Muller nei giorni scorsi al quotidiano francese “La Croix”, «noi abbiamo le parole di Gesù sul matrimonio e la loro interpretazione autentica lungo tutta la storia della Chiesa – i concili di Firenze e Trento, la sintesi fatta da Gaudium et Spes e tutto il magistero successivo… Teologicamente è tutto molto chiaro. (…) Noi [oggi] dobbiamo ritrovare i fondamenti naturali del matrimonio e, per i battezzati, sottolineare la sacramentalità del matrimonio come mezzo di grazia per irrigare gli sposi e tutta la famiglia».
La nuova Bussola Quotidiana 31-03-2015
Nessun commento:
Posta un commento