Per "entrare" e "vivere" la Settimana Santa
Fino a diversi decenni fa era uso nei conventi francescani meditare comunitariamente ogni giorno la Passione di Gesù per un’ora, divisa in due momenti, considerati di intensa spiritualità per quanto si apprendeva dei momenti tragici e violenti della Vita del Signore.
Tutti i grandi Santi hanno meditato con vivo interesse la sua Passione, perché da essa si ricava una conoscenza adeguata del motivo assolutamente Divino e delle circostanze particolareggiate delle ultime ore di Gesù.
La meditazione della Passione di Gesù in realtà ha origine agli inizi stessi del Cristianesimo. A Gerusalemme molti fedeli della prima ora avranno avuto un ricordo incancellabile delle sofferenze accettate da Gesù, poiché anche loro erano sul Calvario. Mai più avrebbero potuto dimenticare quella vigilia di Pasqua, quando Cristo faticosamente percorse le strade della città portando sulle proprie spalle una pesante croce.
Solo Dio poteva sostenere tutti i peccati che rappresentava quella croce, peccati che Gesù per amore nostro assunse su di sé.
Non si può rimanere insensibili dinanzi alla tremenda esperienza vissuta dal Signore per riportare l’amicizia tra il Padre e l’umanità.
Sulla Passione di Gesù, scriveva san Giovanni Crisostomo: “Leggiamo sempre la Passione del Signore. Grande guadagno e immenso profitto ricaveremo da questa lettura, quando, infatti, tu Lo vedi adorato sarcasticamente con gesti e con atti, schernito e burlato e, dopo tale farsa, colpito con pugni e oltraggiato, quando tu Lo contempli mentre soffre gli estremi tormenti della crocifissione: anche se tu sei duro come una pietra, diverrai più tenero della cera e strapperai dall’anima ogni cattiva passione”.
Se voi cominciate a meditare ogni giorno anche pochi versetti di questo Vangelo o quello più completo di San Matteo, che sono i capitoli 26 e 27, la vostra conoscenza di Gesù si perfezionerà e proverete un amore mai scoperto prima, per la comprensione di quanto ha voluto volontariamente patire per tutti noi.
San Tommaso d’Aquino diceva: “La Passione di Gesù è sufficiente per impostare di sana pianta l’umana esistenza”.
E un giorno, durante un incontro con san Bonaventura, san Tommaso gli chiese da quali testi avesse raccolto tutta la dottrina che esponeva nelle sue opere. Si dice che san Bonaventura gli presentasse un Crocifisso, consumato ormai per i molti baci, e gli dicesse: “Questo è il libro che mi detta tutto quello che scrivo: quel poco che so l’ho imparato da qui”.
Dal Crocifisso i Santi hanno imparato a soffrire e ad amare davvero!
Da esso dobbiamo imparare anche noi. Ci sarà di molto aiuto contemplare la Passione di Cristo nella nostra meditazione personale, nella lettura del Santo Vangelo, nei misteri dolorosi del Santo Rosario, nella Via Crucis.
Possiamo immaginare di essere anche noi confusi tra gli spettatori che furono testimoni di quei momenti. Di trovarci tra gli Apostoli durante l’Ultima cena, quando Gesù lavò i piedi e si espresse con una tenerezza infinita, nel momento supremo dell’istituzione dell’Eucaristia. Essere uno in più, oltre a quei tre che si addormentarono nel Getsemani, quando il Signore desiderava tanto di avere compagnia nella sua infinita solitudine…
Uno di quelli che furono presenti alla sua cattura;
uno di quelli che udirono Pietro giurare che non conosceva Gesù;
uno che ascoltò i falsi testimoni in quella finzione di processo, e vide il sacerdote strapparsi le vesti alle parole di Gesù;
uno tra la turba che urlando inferocita chiedeva la sua morte e che poi Lo guardava appeso alla Croce sul Calvario.
Ci mettiamo tra gli spettatori e contempliamo il viso straziato ma nobile di Gesù, la sua infinita pazienza…
Quanti insegnamenti ricaveremo ogni giorno dalla contemplazione della sua Passione? Incalcolabili, e la nostra vita migliorerà!
Per conoscere e seguire Gesù dobbiamo commuoverci davanti al suo dolore e abbandono, “sentire”, non solo guardare, i colpi dei flagelli, le spine, gli insulti, i tradimenti, poiché sono stati i nostri peccati a portare Gesù sul Calvario.
È davvero necessario per chi vuole crescere seriamente nella Fede, per tutto l’anno prendere parte nella meditazione alle scene che riviviamo in questa Settimana Santa:
il dolore di Gesù,
le lacrime di sua Madre,
la fuga dei discepoli,
la fortezza delle pie donne,
l’audacia di Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea che chiedono a Pilato il Corpo del Signore.
Ricaveremo molti frutti dal meditare la Passione di Cristo. In primo luogo una grande avversione per il peccato, poiché “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53,3).
Gesù Crocifisso deve essere il libro nel quale, come fecero i Santi, dobbiamo leggere sempre per imparare a detestare il peccato e a infiammarci d’amore per un Dio tanto amoroso: nelle Piaghe di Cristo leggeremo la malizia del peccato che Lo ha condannato ad una morte così crudele ed infamante per soddisfare la giustizia Divina.
Leggeremo le prove dell’Amore di Gesù per ognuno di noi: tutte quelle sofferenze proprio per rivelarci quanto ci amava!
(Padre Giulio Maria Scozzaro, 29 marzo 2015).
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