giovedì 5 febbraio 2015

Tra il Vestibolo e l'Altare piangano i Sacerdoti, ministri del Signore (GIOELE 2:17)







Julien Green

«La gente che torna dalla Messa parla, ride. Crede di non aver visto nulla di straordinario. Non s'è accorta di nulla, perché non s'è presa l'incomodo di vedere. Si direbbe che abbia assistito a qualche cosa di molto semplice e naturale. Ma ciò ch'è avvenuto, avvenisse pure una volta, basterebbe a rapire in estasi un mondo innamorato. La gente torna dal Golgota e parla della pioggia e del bel tempo. Questa indifferenza le impedisce di diventar folle.

Sono stati venticinque minuti in una chiesa (alla Messa) senza capire ciò che avveniva. Hanno visto entrare. un prete con indosso la pianeta e non hanno sospettato neppure per un attimo che quel prete fosse il Cristo della Scrittura. Qualcuno è rimasto seduto. C'è chi resta in piedi durante l'Elevazione. Ed io non riesco a capire quale delle due cose sia più prodigiosa: o l'Elevazione o il contegno di coloro che vi assistono.

Fosse almeno l'Elevazione solo un simbolo della Verità! Ma è la Verità stessa, presentata sotto un aspetto proporzionato alla umana debolezza. Gli Ebrei non potevano sostenere lo splendore della faccia di Mosè; e Mosè non era che un uomo!

Mosè temeva di morire per aver visto la faccia del suo Creatore; ma non aveva visto che un Angelo. Che c'è di nascosto sotto le specie del Pane e del Vino? Più d'un Angelo e più di Mosè. Uno dei caratteri, dunque, più stupefacenti della Messa è che non uccide le persone che vi assistono».










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