La Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università interviene con un documento sull’invasione dell’ideologia del gender nelle scuole e richiama, in positivo, i doveri educativi della scuola.
DIOCESI DI TRIESTE
COMMISSIONE DIOCESANA “Vittorio Bachelet”
PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ
IDENTITÀ SESSUALE, VITA E FAMIGLIA: I COMPITI EDUCATIVI DELLA SCUOLA
Una situazione che preoccupa
Il mondo educativo in generale e quello della scuola in particolare sono investiti dalla cosiddetta ideologia del “gender”, secondo la quale l’identità sessuale non è un dato naturale, ma culturale e come tale esso deve poter essere scelto. Maschio e femmina sarebbero quindi degli stereotipi di genere da superarsi perché impediscono la libertà dell’individuo e, di conseguenza, l’educazione dovrebbe ugualmente istruire su tutti gli orientamenti sessuali fin dalla più tenera età scolare.
Riconoscere in un contesto educativo la realtà dell’essere maschi e femmine significherebbe discriminare l’omosessualità o gli altri orientamenti sessuali.
Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale.
Molti genitori manifestano la loro preoccupazione e si mobilitano per far sentire la loro voce dentro le istituzioni scolastiche. Essi contestano questi programmi sia per i loro contenuti sia per il metodo con cui vengono implementati, dato che non di rado ciò avviene senza il coinvolgimento organico dei genitori e senza la loro autorizzazione. Anche molti insegnanti cominciano a far sentire la loro insoddisfazione. C’è il pericolo che i bambini e i ragazzi non vengano più educati a leggere nella natura umana, compresa la propria identità sessuata, un progetto di vita vero e buono, ma solo l’espressione di un desiderio. C’è anche il pericolo che venga deformato il significato umano della procreazione e della famiglia.
I recenti interventi del Magistero
Benedetto XVI, nel discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2012, aveva rappresentato le conseguenze molto negative dell’ideologia del “gender”: «Se non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione e anche la prole ha perso il senso che fino ad ora le spettava e la particolare dignità che le è propria».
Parlando ai componenti dell’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia l’11 aprile 2014, il Santo Padre Francesco ha detto: «Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”».
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani, nella sua prolusione al Consiglio permanente del 24 marzo 2014, ha detto: «È la lettura ideologica del “genere” una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga».
I Vescovi del Triveneto sono intervenuti su questo argomento con la Nota su alcune urgenti questioni di carattere antropologico ed educativo del 2 febbraio 2014.
Questi recenti insegnamenti del Magistero, in continuità con la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, indicano la gravità della situazione e il dovere di una testimonianza di verità da parte di tutti.
Una cultura rispettosa della persona umana
Considerata la situazione descritta e i recenti insegnamenti dei Pontefici e dei nostri Pastori, questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali. L’unità della persona umana, anima e corpo, viene impedita nel costruirsi come una identità pienamente umana qualora si consideri indifferente il corpo: esso, infatti, non è solo corpo, ma espressione di un modo umano e personale di essere. Considerando, invece, il sesso come indifferente alla costruzione di sé, si propone una visione solo tecnica della sessualità e della procreazione, separandole, come degli strumenti, dai fini che l’individuo può ormai porsi in anarchica libertà, dato che non li trova più già implicati nel linguaggio naturale del suo proprio essere.
Questa Commissione auspica che a tutti i livelli sia promossa una cultura della natura umana intesa come capacità di riconoscere chi siamo e a cosa dobbiamo tendere a partire dalla realtà definita come “maschio” e “femmina”.
Quando la nostra società lascia e, peggio, impone ad ognuno la libertà di scegliere chi essere, compresa la libertà di scegliere la propria identità sessuata o di cambiarla a seconda delle voglie o dei sentimenti, in realtà lo abbandona all’arbitrio, all’angoscia dell’indefinitezza, al paradosso del “non essere”.
La coppia naturale eterosessuale è il fondamento della società e della socialità
Questa Commissione ritiene che non sia qui in gioco il rispetto che a tutte le persone deve essere dovuto, quanto piuttosto il rifiuto di alcuni valori che la comunità ritiene di tutelare pubblicamente in quanto espressivi delle sue stesse ragioni di essere. È del tutto evidente che alla base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale. Per questo motivo la società non può mettere sullo stesso piano tutti i percorsi sessuali, ma deve tutelare e promuovere la coppia naturale perché solo essa è veramente la cellula fondamentale della società.
Ciò deve essere tenuto presente anche nell’educazione e all’interno delle istituzioni scolastiche. Gli insegnanti, i dirigenti scolastici e quanti a livello istituzionale si occupano di istruzione e di educazione non possono imporre un’educazione all’omosessualità, o all’indifferenza degli orientamenti sessuali, o all’apertura ad accogliere tutte le proposte di relazione sessuale tra cui poi eventualmente scegliere. Non possono né produrre una sessualizzazione precoce, né introdurre testi e strumenti finalizzati ad una educazione sessualmente indifferente o sessualmente pluri-indirizzata, né abituare il bambino/a e il ragazzo/a a forme di rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri che possano preludere ad una considerazione strumentale dello stesso, anziché dentro una visione completa e corretta della persona.
L’ideologia del gender e la scuola
La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica.
Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi.
Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità.
Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura.
Una mobilitazione per difendere i bambini
Di fronte a questa situazione la Commissione diocesana per la cultura, la scuola e l’università invita tutte le persone che amano la verità ad un impegno individuale e comunitario, culturale e operativo per contrastare questa pericolosa tendenza e difendere i nostri figli dalla sua pressione su di loro.
Serve prima di tutto un’azione di attenta sorveglianza da parte di tutti, ma soprattutto da parte dei genitori e degli insegnanti. Costoro devono interessarsi molto da vicino delle attività didattiche proposte ai loro figli e non concedere alle istituzioni la buona fede a scatola chiusa. Devono verificare i programmi e gli strumenti e pretendere di poter dare la loro autorizzazione quando si tratta di insegnamenti che toccano aspetti delicati della formazione dei loro figli. Non si accontentino di generiche informazioni. I genitori non si coinvolgono solo informandoli, ma rendendoli veramente protagonisti e sottoponendosi al loro giudizio ultimo, dato che sono essi i primi responsabili della formazione dei loro figli.
Genitori e insegnanti, però, non sono sempre in grado di esaminare e di intervenire. Occorrono talvolta conoscenze tecniche e giuridiche. Ecco perché auspichiamo la costituzione di Gruppi di sostegno e consulenza per i genitori e gli insegnanti. Sostegno, affinché essi non si sentano soli. Consulenza, affinché siano messi a conoscenza di norme e regolamenti da adoperare adeguatamente per far valere la loro posizione. La Commissione reputa anche molto utile che si crei una sinergia informativa capace di far conoscere queste situazioni. I giornali allineati non ne parlano quasi mai. Viene considerato positivo l’impegno del settimanale diocesano Vita Nuova a dare voce alle preoccupazioni dei genitori e ad informare in modo serio sulla natura di questa ideologia. È bene che queste sinergie comunicative continuino e si approfondiscano, anche in relazione a gruppi e associazioni attivi nella società per contrastare questa tendenza sul piano legislativo.
Proporre sempre la forma completa dell’amore umano
Questa Commissione ritiene che, oltre a quanto è stato proposto di fare nelle righe precedenti, sia necessario e urgente che la comunità cristiana trovi sempre la forza di proporre una visione piena e completa dell’amore umano in una visione piena e completa della persona, identità di anima e di corpo. L’esistenza di un progetto naturale sull’uomo e sulla società, che per il credente si rafforza come “progetto del Creatore”, è la garanzia di una visione integrata e complementare di tutti gli aspetti della vita umana, comprese l’identità e le relazioni sessuali.
La Chiesa di San Giusto è anche una comunità che produce cultura e che fa educazione, a diversi livelli. Sul piano scientifico è auspicabile che, nei luoghi in cui si insegnano e si apprendono le varie discipline, si miri a illuminare la poliedrica unità della persona, evitando i riduzionismi che la spezzettano.
Sul piano educativo può essere molto utile predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali.
Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune.
La luce della rivelazione cristiana, trasmessa dalla tradizione e insegnata dalla Chiesa, aiuta la ragione e la volontà umane a conoscere più a fondo la verità dell’uomo e della vita sociale anche a proposito di questi argomenti.
La prima e più importante cosa da fare, anche a questo riguardo, è l’evangelizzazione.
Sursum corda 21 febbraio 2015
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