lunedì 23 febbraio 2015

Non sparate sull’editore (ortodosso). La “misericordia” senza pietà degli iper-misericordiosi



PERMANERE




di Lorenzo Bertocchi

Chi ha incastrato Roger Rabbit? L’enigma, che risale ad un cartoon di qualche anno fa, oggi potrebbe riguardare un editore.
La storia comincia con la pubblicazione, 5 mesi fa, del libro Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa Cattolica. L’editore senese Cantagalli stampa il testo con gli interventi dei cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller, insieme a loro intervengono altri quattro studiosi. Il libro esce anche negli Stati Uniti praticamente in contemporanea.

Il testo, non è un mistero per nessuno, si oppone in modo articolato alle tesi che un altro cardinale, Kasper, aveva sostenuto nel famoso concistoro del febbraio 2014 in vista del sinodo straordinario sulla famiglia. In particolare, come disse P. Robert Dodaro, OSA, curatore del testo, «la soluzione “misericordiosa” al divorzio sostenuta dal cardinale Kasper non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la difende. Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come contraria alla Scrittura». Da questo punto di vista l’accesso all’eucaristia ai divorziati risposati non è possibile a meno che la coppia non pratichi la continenza. Questa la tesi principale contenuta nel testo.

Fin da subito il libro ha trovato accesi oppositori. E fin qui nulla di male, anzi è parte di un confronto che lo stesso Papa ha più volte richiesto per evitare che il Sinodo rimanesse ingessato. Ma ultimamente il giallo si è arricchito di un nuovo capitolo. Lo storico Alberto Melloni sul Corriere Fiorentino, mentre recensiva un altro testo edito da Cantagalli, si è lanciato in una interessantissima ipotesi: che l’editore si fosse prestato a fare da base operativa per un vero e proprio tentativo di fronda fra porpore. Anzi, per essere più precisi Melloni scrive che «la casa editrice, con la copertura del cardinale Muller, il prefetto della dottrina della fede, aveva tentato con buona o mala fede lo sa solo Dio (…) di ordire un complotto contro il papa e contro il sinodo per dire a poche ore dal suo inizio che sulle cose che Francesco voleva discutere non si doveva discutere».

La trama si fa interessante, anche se non è nuovissima. Dunque, secondo Melloni, abbiamo 5 cardinali, con la guida del cardinale prefetto della Dottrina della Fede, che “complottano” utilizzando come base operativa una casa editrice. Roba forte, ma, visto il tempo trascorso, e quanto accaduto al Sinodo, fa sorridere lo svelamento delle trame nebulose a scoppio ritardato.

Tuttavia qualcosa merita di essere approfondito. Il libro, che è un successo, offre un contributo per favorire il dibattito. Invece, il cardinale Kasper, intervistato su Vatican Insider, fin da subito si era mostrato “sorpreso” della “situazione inedita” che si era venuta a creare con la pubblicazione del libro. E sottolineava, con scarsa eleganza, che lui aveva concordato tutto con il Papa, «era d’accordo. Loro sanno [i 5 cardinali] che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento».

Curioso. Perché non risulta che i 5 cardinali (e altri studiosi) si scaglino contro il Papa, ma espongono semplicemente le loro tesi su di un tema per cui la discussione, tra l’altro, non si è ancora chiusa. Lo disse il Cardinale De Paolis in un’intervista al quotidiano Repubblica, dove l’intervistatore gli chiedeva conto proprio di “questa operazione” del libro. «Nessuna operazione – disse – semplicemente abbiamo voluto contribuire al confronto esprimendo il nostro parere». Tra l’altro, specificava il cardinale, si tratta di interventi nemmeno inediti, ma scritti e pronunciati ben prima che venissero pubblicati.

Le accuse di complotto a scoppio ritardato, ma anche quelle a libro fresco di stampa, sembrano quindi assomigliare a certe accuse di “sentimenti anti-sovietici” che venivano messe in campo dal regime contro gli oppositori politici. «Voglio avere la libertà di dire come la penso, diceva il card. De Paolis, senza essere accusato di essere un complottista». Evidentemente per qualcuno non è così.

Lo stesso ovviamente vale per l’editore Cantagalli che deve poter fare il suo mestiere senza messaggi di tipo un po’ mafioso. Un editore la cui serietà e professionalità è fuori discussione per chiunque conosca le sue pubblicazioni. Ma se parlare di complotto è ridicolo, le pressioni affinché il libro non uscisse ci sono state eccome. E le reazioni, ancora a 5 mesi dalla pubblicazione, mostrano che per qualcuno quel libro non s’aveva da fare. Ancor prima che il libro uscisse ci furono solerti interventi e forti pressioni per ricordare all’editore di non prestarsi a far da sponda alla fronda. Evviva il confronto franco. A una voce però. Capito Roger Rabbit?








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