Sui giornali del 25 febbraio, nei resoconti della messa da Requiem per la sepoltura del regista di teatro Luca Ronconi, celebrata nella piccola parrocchia umbra di Civitella Benazzone, si legge che il parroco al momento della comunione ha detto: “Chi non è battezzato o non è cristiano, non può fare la comunione”, e che tali parole “hanno gelato i presenti, creato imbarazzo e qualche mormorio”, fino all’esclamazione: “Forse perché noi teatranti un tempo venivamo sepolti in luoghi sconsacrati?”.
Ecco l’ennesimo sintomo di quale sia l’idea corrente della comunione eucaristica e di come la proposta di dare la comunione ai divorziati risposati dipenda in buona misura proprio da questa riduzione dell’eucaristia a semplice gesto di amicizia, da estendere doverosamente a tutti.
Ma l’idea della comunione non è stata affatto questa, fino a pochi decenni fa, nemmeno nell’Occidente secolarizzato. E non lo è tuttora per una larga parte dei fedeli di tutto il mondo, dove continua a valere la visione classica dell’eucaristia.
Quelli che seguono sono alcuni appunti che un valoroso prete italiano in terra di missione ha scritto sul suo taccuino, riflettendo sulla distanza abissale che intercorre tra certi indirizzi teologici e pastorali e la devozione della gente comune.
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SACRO CUORE DI GESÙ AIUTACI
di ***
Mi sembra che fino ad ora sulla comunione ai divorziati risposati il dibattito sia rimasto chiuso nei due poli della dottrina e della pastorale.
Ma la nostra fede cattolica non è composta solo di questi due elementi. L’ascetica, la mistica, le devozioni dove le abbiamo lasciate?
La dottrina la studiano i teologi che saranno forse un migliaio. La pastorale la impostano il papa, i vescovi, i pastori d’anime che saranno forse un milione.
Ma l’ascetica e la mistica e le devozioni le praticano i cristiani semplici che saranno forse un miliardo.
Di devozioni ne sono sorte molte e tra queste parecchie sono state riconosciute e approvate dal magistero della Chiesa: il rosario, il Sacro Cuore di Gesù, il Cuore Immacolato di Maria, le Quarant’Ore, la Via Crucis e tante altre ancora.
Addentrandosi in questa abbondanza di devozioni il cristiano viene aiutato moltissimo a sentire il soprannaturale e a trovare le consolazioni necessarie per la sua vita immancabilmente seminata da prove, gioie, trepidazioni.
Mi vorrei soffermare sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Margherita Maria Alacoque, nata e morta in Francia tra il 1647 e il 1690, entrata nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, ha avuto molte apparizioni e rivelazioni nell’arco di 17 anni a cominciare dal 27 Dicembre 1673.
Gesù appare a questa suora e mostra sempre il suo cuore come lo vediamo nei dipinti. Un cuore con in cima una piccola croce avvolta da una fiamma. Il cuore è circondato da una corona di spine. Il simbolo parla molto chiaro. Un cuore che arde di amore ma che soffre terribilmente per le spine che vi sono conficcate.
Tra le dodici promesse raccolte da Gesù nel corso delle apparizioni fa spicco quella che dice:
“A tutti quelli che per nove mesi consecutivi si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese io prometto la grazia della perseveranza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, ma riceveranno i santi sacramenti, ed il mio Cuore sarà per loro sicuro asilo in quel momento estremo”.
Margherita Maria Alacoque voleva tenersi per sé tutte queste rivelazioni ma il suo confessore, padre Claude de la Colombière, poi proclamato santo, la obbligò a scrivere tutto quello che aveva ricevuto.
Claude La Colombiere era un membro della Compagnia di Gesù. E fu grazie a lui e a tanti altri suoi confratelli gesuiti che questa devozione ebbe un impulso grandioso e universale. Ma purtroppo ai giorni nostri tanti membri di questa stessa Compagnia di Gesù sono paladini di un movimento che va nella direzione opposta.
Sostenuta dai papi e approvata per la Chiesa universale, da 350 anni questa devozione è entrata nella vita pratica di moltissimi cristiani.
Tantissime Chiese e parrocchie sono state intitolate al Sacro Cuore di Gesù, per avere la protezione da lui promessa.
Nel mio paese di missione abbiamo otto parrocchie intitolate al Sacro Cuore. Una di queste è la mia ultima, in un luogo molto difficile dove ho avuto le prove che il Sacro Cuore ci ha protetti.
Sulla base dell’altra promessa che dice: “La mia benedizione si poserà sulle case dove sarà esposta ed onorata l’immagine del mio Cuore”, in moltissime case è esposta l’immagine del Sacro Cuore, anche tra persone appartenenti ad altre religioni.
Traggo da tutto ciò alcune considerazioni.
Il Corpo di Cristo. Scopriamo attraverso queste rivelazioni che Gesù dà una grande importanza al dono che ci ha fatto dell’eucaristia, di questo suo Corpo di Cristo, e soffre terribilmente per il fatto che persino i cattolici non gli diano questa importanza. Da qui mi vengono alcune domande. La devozione al Sacro Cuore di Gesù va d’accordo con le nuove teorie di “apertura” riguardo la comunione? Se queste teorie fossero approvate non dovremmo allora buttare a mare il povero san Thomas More e tutti i martiri del tempo dello scisma anglicano? Non è che dovremmo cestinare anche tutta la devozione al Sacro Cuore con i suoi 350 anni di fede e pratica cristiana? Chi avrà il coraggio di andare contro anche al Sacro Cuore?
Misericordia. Anche nella devozione al Sacro Cuore si parla molto di misericordia, ma in tutto un altro senso di come se ne parla nel dibattito per dare la comunione ai risposati. Qui è una faccenda di dolore da parte di Gesù, perché quelli che dovrebbero amarlo invece l’offendono. Anzi è Gesù che chiede in elemosina un po’ di misericordia da parte degli uomini e che si accontenta di un giorno di festa e di una comunione fatta bene per sentirsi amato.
Mistica. Da questo humus mistico sono nate la devozione al Sacro Cuore come tante altre devozioni. Ma allora io mi chiedo da quale altra sponda e da quale altra mistica nasca questo movimento che si dice di “apertura” verso comportamenti che non mi pare proprio siano in sintonia con l’ascetica, la mistica e la morale cristiana. Queste teorie vengono da qualche libro e da qualche teologo. Ma non mi risulta che dal soprannaturale ci sia venuta nel passato qualche rivelazione mistica che abbia sostenuto simili teorie. Oso anche dire che probabilmente non ne verranno nemmeno nel futuro. Ed allora con quale sicurezza si ha il coraggio di capovolgere tutta la dottrina e la mistica e l’ascetica di millenni di cristianesimo?
Aperture. Di aperture verso chi è debole ed è peccatore nella Chiesa ce ne sono sempre state e ce ne saranno. Non vedo la necessità di compilare un documento in cui si debba esplicitare una regola che non fa altro che generare confusione. La carità si fa, non si mette in pubblico.
Cattolicesimo. Ho l’impressione che tanti sono stanchi di essere cattolici. Quando invece il cattolicesimo è una realtà unica di cui dobbiamo essere felici e fieri. Abbiamo il papa che è il vicario di Cristo. Abbiamo sette sacramenti mentre i protestanti ne hanno solo uno che è il battessimo. Tra questi sacramenti la confessione è un dono immenso che ci dà la pace. Il Corpo e Sangue di Cristo ci fanno diventare una cosa sola con la seconda persona della Trinità. Abbiamo il sacerdozio celibe che è il mezzo più appropriato per amministrare la grazia. Abbiamo, unico in tutto il mondo, il matrimonio sacramentale che è la miglior celebrazione della cosa più importante che c’è al mondo e che è l’amore. Perché guardarci in giro e invidiare gli idoli e le effimere pompe che presenta il mondo?
magister.blogautore.espresso.repubblica.it 25 feb '15
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