lunedì 28 novembre 2011

Una Messa da cani


di Raffaella Frullone

28-11-2011



Anche i cani hanno bisogno dell’amore di Dio. Ne è convinto il reverendo Tom Eggebeen, pastore della chiesa presbiteriana di Los Angeles, che dal settembre del 2009 ha dato vita ad uno speciale apostolato dedicato agli amici a quattro zampe: nella sua chiesa organizza infatti settimanalmente funzioni aperte ai cani con tanto di croccantini distribuiti durante l’offertorio.

«Quando amiamo un cane, e un cane ci ama, questo fa parte di Dio e Dio è parte di esso», afferma.

Secondo Thomas Firminger Dyer, autore di Church lore gleanings, (più o meno “Quel che resta dei costumi ecclesiastici”), l’abitudine di portare i cani in chiesa sarebbe stata introdotta in Inghilterra dai puritani come segno di disprezzo nei confronti del luogo sacro, considerato alla stregua di un intermediario tra il credente e Dio. Nel suo libro Dyer racconta di come in alcune parrocchie il dog- sitter fosse una figura prevista dallo statuto e anche di come, spesso, i cani non fossero gli unici “intrusi nelle chiese” dal momento che alcuni registri parrocchiali parlavano di incursioni di galline e asini durante le celebrazioni.


La questione è dibattuta anche nel nostro paese dove non mancano le parrocchie aperte agli amici animali. Si tratta per la maggior parte di parroci “accoglienti” che attirano fedeli che amano conciliare la messa domenicale con la passeggiata con Fido. Così può capitare, come succede per esempio alla parrocchia di Santa Maria del Carmine a Milano, che durante la Messa, in fondo alla chiesa sostino o passeggino 6-7 persone con il proprio cane. Una situazione che, se non causa disturbo alla funzione, di certo stona rispetto rispetto al luogo e soprattutto al momento.


Qualche mese fa le cronache hanno riportato la vicenda di Don Primo Poggi, parroco della Cattedrale di S.Lucia di Centurano, in provincia di Caserta, che è solito offrire ospitalità ai randagi che bazzicano nei dintorni e si attornia di animali anche durante le celebrazioni. Scrive Casertanews: “Don Primo è un prete di ottanta anni, un carismatico di larga fama. E' rettore del santuario di Centurano di Caserta, luogo di culto divenuto riferimento per migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia. La sua incisiva azione pastorale non è rimasta inosservata”. A far discutere è stato un video che mostra chiaramente cani presenti sull’altare durante la celebrazione.

Sul tema abbiamo chiesto un’opinione a Don Alfredo Maria Morselli, parroco di Stiatico e Casadio in provincia di Bologna ed esperto di Liturgia.

Innanzitutto, è consentito portare i cani alla Messa?

«Non esiste una normativa che regoli la questione: il motivo è che per secoli è bastato il buon senso a far capire ai Cristiani che non è conveniente portare i cani in chiesa durante la Messa, naturalmente fatta eccezione per casi particolarissimi, come il cane-guida per le persone non vedenti».


Come bisogna comportarsi quando si entra in un luogo sacro? Quali sono i comportamenti che siamo chiamati ad adottare quando entriamo in chiesa e perché è doveroso rispettarli?

«È semplice: noi siamo fatti di anima e di corpo e siamo condotti alla contemplazione della realtà invisibili mediante segni sensibili. Dice San Paolo a proposito della celebrazione liturgica: “Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele” (Eb 12,22-24). Siccome non siamo angeli, ci può aiutare ad acquisire questa consapevolezza indossare sobriamente un bel vestito, la compostezza, l’ordine esteriore, l’evitare distrazioni come per esempio il cellulare…»


Sia il reverendo Tom Eggebeen che Don Primo Poggi sostengono che consentire l’ingresso dei cani a Messa contribuisca a fare riavvicinare fedeli lontani… lo crede possibile?

«Oggi se ne sentono e sen ne vedono di tutti i colori, quindi la cosa non mi meraviglia. Purtroppo questi episodi mostrano chiaramente che anche alcuni sacerdoti hanno perso la piena consapevolezza di che cosa sia il Santo Sacrificio della Messa».


Qualcuno ha sottolineato che i cani “non disturbano” … come risponderebbe?

«Perché la gente tragga le conclusioni, bisogna che capisca le premesse. Si tratta di iniziare una nuova catechesi liturgica, nella prospettiva di ciò che il Papa ha chiamato “ermeneutica della continuità”: bisogna riscoprire il senso del sacro e confutare la riduzione della Messa a momento di animazione conviviale».


Alcuni sacerdoti e fedeli per giustificare la presenza dei cani durante la messa citano l’amore di San Francesco o San Rocco nei confronti degli animali

«I santi la cui vita è in qualche modo legata con gli animali sono molti di più dei due o tre esempi conosciuti da quasi tutti, basti pensare a Biagio, il cane misterioso che venne più volte in aiuto di San Giovanni Bosco, a San Pacomio, che attraversò il Nilo sulla schiena di un coccodrillo, o a San Felice, che venne salvato da un ragno che tessendo una tela all’imbocco della caverna nella quale si era rifugiato, aveva fatto in modo che non venisse raggiunto dai suoi persecutori. Tuttavia è bene sottolineare che nessuno di questi santi è conosciuto per aver fatto partecipare un animale a un rito sacro. Invece è interessante la spiegazioni che alcuni Padri danno circa il fatto che molti santi sono stati aiutati da animali feroci, o li hanno potuti ammansire. Un santo, con una lunga vita di penitenza e con lo sviluppo della carità, ricostruisce una sorta di microcosmo simile alla condizione dell’uomo prima del peccato originale: nel Paradiso terrestre tale era la signoria di Adamo e d Eva su tutto il creato, che nessun animale avrebbe mai attaccato l’uomo, ma l’avrebbe solo servito ed aiutato».


fonte: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-una-messa-da-cani-3735.htm

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