lunedì 7 novembre 2011

Un frate santo nell’«epoca dello scatascio»

Un brano tratto dal libro di A. Gnocchi e M. Palmaro L’ultima Messa di Padre Pio, inserito nel capitolo che tratta di come Padre Pio difese l’immutabilità della Messa cattolica, previde la rivoluzione incombente e supplicò il papa di allontanargli il calice amaro della riforma liturgica.





Che cosa ne sarebbe disceso, lo si vide nei decenni successivi. Conventi e monasteri svuotati, decimazione delle vocazioni, infatuazione per il mondo e per le sue sirene dolcemente anticristiche, sovraeccitazione da spirito di riforma continua con inevitabile abbandono di ogni senso della gerarchia e dell'obbedienza, curati che si ribellano ai parroci, parroci che si ribellano ai vescovi, vescovi che si ribellano al papa, sacramenti scambiati per piccola burocrazia da evitare, confessionali deserti, pratica della preghiera ridotta al lumicino, creatività liturgica spinta fino alla parodia, affievolimento della fede nella Presenza Reale, tabernacoli svuotati e tolti dagli altari, il Santissimo nascosto nelle sacrestie, altari ridotti a tavolini da mensa aziendale, reliquie e libri sacri svenduti ai mercatini dei robivecchi... Tutti cattivi frutti dell’abbandono della Messa di sempre e della buona dottrina che, naturalmente e soprannaturalmente, le si accompagna.

È difficile immaginare che padre Pio non abbia vista tutto questo se compì il gesto, per lui inaudito, di chiedere al papa la dispensa dal celebrare la nuova Messa che si andava preparando. Lui che, per amore della Chiesa, aveva accettato di scrivere e firmare sotto dettatura dichiarazioni in cui liberava da ogni responsabilità i suoi aguzzini. Lui che aveva patito in silenzio le angherie e le calunnie più odiose da parte di uomini di Chiesa più interessati agli affari del mondo e della propria bottega che alla salvezza delle anime. Lui che non aveva mai osato criticare un superiore neanche quando veniva trattato da bugiardo e si negava l'evidenza delle stigmate che gli erano state donate da Nostro Signore.

Lui, che aveva sopportato in silenzio tutto questo, non poteva accettare di celebrare il sacrificio divino secondo un Messale inventato da degli intellettuali a propria immagine e somiglianza. Si oppose secondo il suo stile, con mitezza ma fermamente. Aveva visto veramente lontano e sapeva che si poteva opporre a quella che chiamava impietosamente "l'epoca dello scatascio" solo rimanendo immerso nella sua Messa, la Messa dei santi.

Lo testimonia la sua figlia spirituale Cleonice Morcaldi nelle proprie memorie, quando narra, addolorata, di aver assistito, dopo la morte cii padre Pio alla frettolosa Messa nuova di un frate a San Giovanni Rotondo: «Ho ascoltato ieri la Messa celebrata da un padre. Dio mio, che fretta! Una fretta impressionante! Sembrava che gli bruciasse il tappeto sotto i piedi. Era in convento. E celebrava sull'altare del padre. Mi han detto che "abbrevieranno ancora la Santa Messa, e con la Messa le altre preghiere. Il rosario pure ha fatto il suo tempo, è troppo lungo, la gente si stanca". Il bene si accorcia e il male si allunga. Nei cinema, nei teatri, davanti alla televisione, la gente non si stanca, ci sta ore e ore, di giorno e di notte. Il diavolo intensifica il suo lavoro senza mai fermarsi; i ministri di Dio tagliano, accorciano ogni cosa: Messa, confessione, preghiere, funzioni, prediche, catechismi. "I figli delle tenebre sono più accorti dei figli della luce!"

Su questa decadenza dolorosa il padre non si pronunziava, diceva solo: "Facciamo quello che abbiamo sempre fatto, quello che han fatto i nostri padri". Ora mi spiego perché, alcuni anni fa, mi diceva: "Non vorrei scendere mai dall’altare! Vorrei celebrare sessanta messe al giorno". Quello che allora non capivo, lo spiego oggi. Voleva moltiplicare il numero delle sue messe, per riparare la decadenza di oggi. Quel "tremendo mistero" che faceva tremare il padre, mentre si appressava all'altare di Dio, è ridotto a una lettura frettolosa che stordisce. Dio mio, abbi pieta della tua Chiesa! Le messe del padre e quelle dei buoni sacerdoti riparino tanta rovina, prevista e pianta da quel cuore trafitto, che si immolava, per te e per i tuoi redenti».

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