Così scriveva, in un suo articolo dello scorso anno, l’Arcivescovo di Trieste Mons. Giampaolo Crepaldi:
“…Benedetto XVI ha dato degli insegnamenti sul Vaticano II che moltissimi cattolici apertamente contrastano, promuovendo forme di controformazione e di sistematico magistero parallelo guidati da molti “antipapi”; ha dato degli insegnamenti sui “valori non negoziabili” che moltissimi cattolici minimizzano o reinterpretano e questo avviene anche da parte di teologi e commentatori di fama ospitati sulla stampa cattolica oltre che in quella laica; ha dato degli insegnamenti sul primato della fede apostolica nella lettura sapienziale degli avvenimenti e moltissimi continuano a parlare di primato della situazione, o della prassi o dei dati delle scienze umane; ha dato degli insegnamenti sulla coscienza o sulla dittatura del relativismo ma moltissimi antepongono la democrazia o la Costituzione al Vangelo.
Per molti la Dominus Iesus, la Nota sui cattolici in politica del 2002, il discorso di Regensburg del 2006, la Caritas in veritate è come se non fossero mai state scritte. La situazione è grave, perché questa divaricazione tra i fedeli che ascoltano il Papa e quelli che non lo ascoltano si diffonde ovunque, fino ai settimanali diocesani e agli Istituti di scienze religiose e anima due pastorali molto diverse tra loro, che non si comprendono ormai quasi più, come se fossero espressione di due Chiese diverse e procurando incertezza e smarrimento in molti fedeli. In questi momenti molto difficili, il nostro Osservatorio si sente di esprimere la nostra filiale vicinanza a Benedetto XVI. Preghiamo per lui e restiamo fedelmente al suo seguito.”
È passato un anno e la situazione descritta da Mons. Crepaldi è, a mio modesto avviso, immutata e, per certi versi, si sta aggravando. La recente iniziativa editoriale del settimanale “Famiglia Cristiana” di pubblicare da Natale all’Epifania ben sette volumi di Enzo Bianchi – presentando il priore della comunità di Bose come “guida spirituale del nostro cammino” – ne è un esempio palese.
Uno è libero, ovviamente, di scegliersi la guida spirituale che desidera, ma che il settimanale più venduto in Italia - che si definisce cattolico – divulghi le opere di chi sostiene che i primi undici capitoli della Genesi sono solo racconti mitici, che la dottrina cattolica riguardo al demonio è uno schemino, che si rammarica che siano cadute le ideologie che avevano un orizzonte comunitario, … insomma, che non perde occasione per ridicolizzare l’insegnamento tradizionale della Chiesa, non mi va giù!
Inoltre, il priore Enzo Bianchi è in “buona compagnia”: ultimamente, per fare un altro esempio, c’è chi ha ricevuto applausi in televisione per frasi come questa: «Ho fatto il prete per fare del bene. Ma per fare del bene, non serve la fede.»
Nonostante il mio nome denunci la mia origine francese, sono un parroco di campagna romagnolo e dirigo la Scuola di formazione teologica della mia diocesi. Sento viva in me la preoccupazione, pur con tutti i miei limiti, di guidare e pascere quella parte di popolo di Dio che mi è affidata nel migliore dei modi e, perciò, anche di evitare che la fede della mia gente venga inquinata dai veleni di certi “maestri”!
Come aiutare, perciò, i fedeli ad avere un giusto discernimento quando si imbattono in affermazioni, libri o riviste con posizioni quantomeno "ardite" in campo di fede e morale? So bene che ogni argomentazione che ci viene proposta deve essere attentamente vagliata e confrontata con quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (e nel suo Compendio), con i documenti ufficiali della Chiesa (encicliche, lettere apostoliche, ecc.) e il magistero ordinario del Papa.
Tuttavia, la situazione denunciata dall’Arcivescovo di Trieste mi fa venire il desiderio che prenda vita una versione aggiornata e corretta dell’Index librorum prohibitorum (il “famigerato” Indice). So che questo risulterà scandaloso per coloro che sono preoccupati di essere, innanzitutto, politicamente corretti e timorosi di essere ritenuti chiusi e conservatori.
Cerco di spiegarmi meglio. Ogni buona mamma cerca di evitare che i propri figli frequentino compagnie poco raccomandabili, li mette in guardia e si preoccupa se non seguono – come si usa dire – una buona strada. Ora, dato che la Chiesa è nostra Madre, desidererei tanto, da parte sua, questa premura e preoccupazione materna in maniera più decisa ed esplicita. Ciò che manca è un giudizio chiaro e unitario da parte dei Vescovi su chi, pur professandosi cattolico, propone un pensiero non cattolico. Ciò vale sia da un punto di vista culturale che politico.
Diversamente, tutto è opinabile e lecitamente sostenibile come conforme al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa e, quindi, per un “curato di campagna” diventa molto arduo sostenere, ad esempio, che certe pubblicazioni esposte in bella vista nelle librerie cattoliche non sono “buona stampa”! Il Signore, per intercessione di Maria, doni a tutti i pastori il coraggio di difendere il gregge dai lupi… soprattutto quando sono travestiti da agnelli!
Don Pierre Laurent Cabantous
fonte: CulturaCattolica.it
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