giovedì 17 novembre 2011

Giansenismo e attualità liturgica



Pubblichiamo un brano tratto da un libro del 1757 nel quale l'autore descrive gli scempi liturgici di un prete giansenista (Petitpied). Purtroppo sembra una descrizione di gran parte delle nostre attuali liturgie.....


Non vi può mai esser condotta più temeraria di quella tenuta dal Petitpied, mentre essendo egli uno dei quattro Dottori, dai quali fu sottoscritto il famoso caso di coscienza, e il solo, che con un altro aveva ricusato di ritrattare suo sentimento, la sua ostinazione lo fece rilegare a Baune, per ordine del Re, da cui venne poi esiliato nel mese d'Aprile del 1703, e il dì 4 Settembre del 1704 restò privo di tutti i diritti del Dottorato, ed escluso dalla Facoltà.

Lo scandalo poi, che attualmente egli dava alla Francia, lo rendeva altrettanto indegno di rientrare nella Facoltà. Avendo da qualche tempo procurata, e poi con inganno strappata una licenza di tornare nel Regno, da cui era stato assente per molti anni, ottenuta, che egli l'ebbe, non so s'ei scordato di dimorare tra noi altri Cattolici, o se ancora pensando d' essere tra gli eretici di Delst, ovvero di Dresda, poiché quando meno vi si pensava, fu veduto introdurre nel cuore del Regno una moltitudine di cerimonie, le quali, sarebbono state certamente d’una strana , e nuova invenzione , se da noi non si fosse saputo, che il Partito le usava in Olanda.

Per esporre agli occhi del pubblico la sua nuova Liturgia , egli scelse un villaggio vicino a Parigi, chiamato Anieres, ove il popolo correva in folla, e se ne intesero cose sì strane, che i posteri non potranno credere, che il Cardinal di Noailles non s'adoprasse in rattenerne il corso. Cominciò il Petitpied dal fabbricare un nuovo altare, a cui diede la figura d'un sepolcro, e per farlo privilegiato, chiamollo Altare Domenicale.; poiché intendeva di dirvi la messa solamente nella Domenica, e nelle feste più solenni; fuora delle quali l'altare rimaneva spogliato, come sono i nostri del Giovedì Santo dopo l'ufficio: e sol quando vi andava a dir la messa veniva coperto con una sola tovaglia, senza porvi né croce; né candelieri, anche nel tempo medesimo del sacrificio.

Quando egli andava all' altare , si faceva precedere da una Croce, che era la sola in tutta la Chiesa, ed era quella, che s'usava portare nelle processioni, duranti le quali in vece del canto, soleva un Diacono predicare. Giunto che vi era, a piè di esso diceva l’introito della messa, e tutto il popolo a voce alta gli rispondeva: in vece, poi di salire all'altare, si poneva a sedere sopra una sedia d’appoggio dalla parte dell'epistola, ove egli recitava l’orazione, e intonava il Gloria in excelsis, e il Credo, senza recitare, né l'uno, né l'altro; non leggeva l'epistola, né il vangelo, e a dir tutto in una parola, era una nuova legge pel celebrante di non dir niente di tutto ciò, che cantava il coro. Il pane, il vino e l’acqua, che dovevan servire; pel sacrificio, gli si portavano tra le offerte del popolo, che vi mescolava, secondo la stagione, le primizie dei frutti, collocandoli sopra l’altare. Allora portavasi il calice, non coperto da alcun velo, dalla sagrestia, e il Diacono avvicinandosi al Celebrante, e tenendo il calice con una mano unitamente con il Prete pronunciava seco a voce alta le parole dell'offertorio, così offrendo a nome del popolo; si vedeva al Pater noster una seconda elevazione dell’Ostia, e le benedizioni, che si fanno su quella, e sul calice, si facevan da lui sopra i frutti della stagione, collocati sull’altare a lato del calice, come io vidi tre anni dopo usare nella stessa Chiesa il medesimo rito sopra un bacile di sparagi. Finalmente egli non diceva né l’Agnus Dei, né il Sanctus, bastandogli, come già dissi, che talli cose fossero cantate dal coro. Nel comunicare i laici non diceva alcuna di quelle preghiere, che precedono la comunione, e il Suddiacono così vestito della sua dalmatica, si comunicava, mischiato fra le donne. Tra le ultime orazioni ve n'era aggiunta una composta espressamente per domandare a Dio la conservazione della nuova Chiesa, e io medesimo l'ho sentita cantare; e finalmente egli dava la benedizione avanti di terminar la messa.

A quelle rubriche nuovamente inventate, e praticate fin sotto gli occhi del Cardinal di Noailles alla vista di tutto Parigi, il Petitpied ne aggiungeva infinite altre, cioè a dire, il Giovedì Santo egli faceva pubblicamente la cena, nel che poi fu imitato dal Parroco d' Anieres : Avanti il vespro una specie di Diaconessa leggeva in Francese a voce alta il Vangelo del giorno corrente, in una parola il fanaticismo si vedeva giunto all’ultimo segno. Tale era la condotta del Petitpied nel tempo istesso, che ad onta di tutti gli scandali la Facoltà della Teologia di Parigi lo riammise di nuovo nel suo corpo.


Istoria della Costituzione Unigenitus scritta da Monsignor Pietro Francesco Lafiteau Colonia 1757, libro V pp.171-172

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