martedì 8 novembre 2011

I tre consigli del Papa ai sacerdoti

Prima di tutto bisogna essere affascinati da Cristo






Affinché i sacerdoti possano crescere in conformità con Gesù, secondo papa Benedetto XVI, devono essere rispettate almeno tre condizioni: la prima è quella di essere affascinati da Lui, dalle Sue parole, dai Suoi gesti e dalla Sua stessa persona.

Il Pontefice ha fornito i tre suggerimenti o consigli durante i Vespri celebrati venerdì 4 novembre in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico delle Università Pontificie.

Ricordando il 70° anniversario dell’istituzione, da parte di Pio XII, della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, Benedetto XVI ha incentrato la sua riflessione sul ministero sacerdotale, osservando però che le sue parole sono applicabili anche ad altri, dal momento che è “importante per tutti, infatti, imparare sempre di più a ‘rimanere’ con il Signore”.

“Vi sono alcune condizioni perché vi sia una crescente consonanza con Cristo nella vita del sacerdote”, ha affermato il Papa: “l’aspirazione a collaborare con Gesù alla diffusione del Regno di Dio, la gratuità dell’impegno pastorale e l’atteggiamento del servizio”.

Il Vescovo di Roma ha ribadito che nel sacerdozio “c’è l’incontro con Gesù e l’essere affascinati, colpiti dalle sue parole, dai suoi gesti e dalla sua stessa persona. Significa avvertire distinta, in mezzo a tante voci, la Sua voce. È come essere stati raggiunti dall’irradiazione di Bene e di Amore che promana da Lui, sentirsene avvolti e partecipi al punto da desiderare di rimanere con Lui come i due discepoli di Emmaus”.

Il ministro del Vangelo è colui che si è lasciato afferrare da Cristo, ha continuato il Santo Padre, “che sa ‘rimanere’ con Lui, che entra in sintonia, in intima amicizia, con Lui, affinché tutto si compia ‘come piace a Dio’”.

Successivamente, Benedetto XVI ha parlato della vocazione sacerdotale di essere “amministratori dei Misteri di Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso”.

“La chiamata del Signore al ministero non è frutto di meriti particolari, ma è dono da accogliere e a cui corrispondere dedicandosi non a un proprio progetto, ma a quello di Dio, in modo generoso e disinteressato”, ha sottolineato il Papa.

“Mai dobbiamo dimenticare – come sacerdoti – che l’unica ascesa legittima verso il ministero di Pastore non è quella del successo, ma quella della Croce”.

Infine, il Santo Padre ha esortato i sacerdoti a vivere come servi, sia nel senso di essere modelli per i fedeli sia come servi dei sacramenti.

“È una vita, allora, segnata profondamente da questo servizio: dalla cura attenta del gregge, dalla celebrazione fedele della liturgia, e dalla pronta sollecitudine verso tutti i fratelli, specie i più poveri e bisognosi”, ha detto il Santo Padre.

“Nel vivere questa ‘carità pastorale’ sul modello di Cristo e con Cristo, in qualsiasi posto il Signore chiama, ogni sacerdote potrà realizzare pienamente se stesso e la propria vocazione”, ha poi concluso.


ZENIT.org 8 novembre 2011

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